Repubblica Centrafricana: arriva l’Esercito Europeo
- Redazione Contropiano
- 96
Via
libera dal Consiglio di sicurezza dell’Onu a una missione militare
dell’Unione Europea (Ue) che formalmente avrà il compito di presidiare
l’aeroporto di Bangui e proteggere i circa 100.000 civili rifugiati
nell’area dello scalo.
Nel testo approvato al Palazzo di Vetro di New York si sottolinea che i militari europei affiancheranno i circa 5600 soldati già inviati nel quadro della missione dell’Unione Africana “Misca” e di quella francese “Sangaris”. La forza europea, si sottolinea nella risoluzione, “potrà adottare tutte le misure necessarie per difendere e proteggere i civili”.
Il contingente dell’Ue dovrebbe poter contare su 500 o 600 effettivi, messi a disposizione da Spagna, Belgio, Repubblica ceca, Estonia e Polonia. Come ha sottolineato l’ambasciatore francese presso l’Onu, Gérard Araud, la forza costituirà solo una piccola parte di un contingente internazionale che per il Palazzo di Vetro dovrebbe contare su almeno 10.000 soldati. Un’esigenza, questa del rafforzamento del dispositivo militare nella Repubblica centrafricana, sottolineata anche dalla presidente di transizione della Repubblica Centrafricana, Catherine Samba Panza.
Il Consiglio di sicurezza chiede che la transizione avviata a Bangui dopo le dimissioni del presidente Michael Djotodia porti a elezioni entro un anno, “se possibile” già nel secondo semestre del 2014. Un altro punto riguarda la possibilità di sanzioni nei confronti di “tutti coloro che minaccino la pace nella Repubblica centrafricana, ostacolino il processo politico di transizione, violino i diritti umani o blocchino gli aiuti umanitari”. Le misure ipotizzate prevedono divieti di ingresso in paesi stranieri e il congelamento di beni e conti bancari.
Il nuovo governo è costituito da 20 ministri, di cui sette donne, sotto la guida dell’economista André Nzapayeke. Si tratta di un esecutivo che include varie componenti politiche, ex generali delle forze armate ma anche rappresentanti dell’ex ribellione Seleka e un esponente delle milizie di autodifesa Anti-Balaka.
La formazione del nuovo esecutivo non è stata esente da critiche. La direzione degli Anti-Balaka ha denunciato uno “squilibrio evidente” a sfavore delle milizie di autodifesa, poco rappresentate nella transizione, vittime di una “vittoria rubata”. L’ex opposizione democratica riunita nell’Alleanza delle forze democratiche di transizione (Afdt) ha invece contestato la nomina del nuovo primo ministro, considerata “una violazione con gli accordi di pace di Libreville (firmati nel gennaio 2013, ndr)”, decidendo di conseguenza di non voler partecipare all’esecutivo.
Nel testo approvato al Palazzo di Vetro di New York si sottolinea che i militari europei affiancheranno i circa 5600 soldati già inviati nel quadro della missione dell’Unione Africana “Misca” e di quella francese “Sangaris”. La forza europea, si sottolinea nella risoluzione, “potrà adottare tutte le misure necessarie per difendere e proteggere i civili”.
Il contingente dell’Ue dovrebbe poter contare su 500 o 600 effettivi, messi a disposizione da Spagna, Belgio, Repubblica ceca, Estonia e Polonia. Come ha sottolineato l’ambasciatore francese presso l’Onu, Gérard Araud, la forza costituirà solo una piccola parte di un contingente internazionale che per il Palazzo di Vetro dovrebbe contare su almeno 10.000 soldati. Un’esigenza, questa del rafforzamento del dispositivo militare nella Repubblica centrafricana, sottolineata anche dalla presidente di transizione della Repubblica Centrafricana, Catherine Samba Panza.
Il Consiglio di sicurezza chiede che la transizione avviata a Bangui dopo le dimissioni del presidente Michael Djotodia porti a elezioni entro un anno, “se possibile” già nel secondo semestre del 2014. Un altro punto riguarda la possibilità di sanzioni nei confronti di “tutti coloro che minaccino la pace nella Repubblica centrafricana, ostacolino il processo politico di transizione, violino i diritti umani o blocchino gli aiuti umanitari”. Le misure ipotizzate prevedono divieti di ingresso in paesi stranieri e il congelamento di beni e conti bancari.
Il nuovo governo è costituito da 20 ministri, di cui sette donne, sotto la guida dell’economista André Nzapayeke. Si tratta di un esecutivo che include varie componenti politiche, ex generali delle forze armate ma anche rappresentanti dell’ex ribellione Seleka e un esponente delle milizie di autodifesa Anti-Balaka.
La formazione del nuovo esecutivo non è stata esente da critiche. La direzione degli Anti-Balaka ha denunciato uno “squilibrio evidente” a sfavore delle milizie di autodifesa, poco rappresentate nella transizione, vittime di una “vittoria rubata”. L’ex opposizione democratica riunita nell’Alleanza delle forze democratiche di transizione (Afdt) ha invece contestato la nomina del nuovo primo ministro, considerata “una violazione con gli accordi di pace di Libreville (firmati nel gennaio 2013, ndr)”, decidendo di conseguenza di non voler partecipare all’esecutivo.
Intanto la
situazione sul terreno non accenna a migliorare. A Bangui la Croce Rossa
locale ha rinvenuto 13 corpi senza vita in alcuni quartieri più ‘caldi’
della capitale. Secondo l’Alto commissario Onu per i Diritti umani,
Navi Pillay, “i civili musulmani sono ora le persone più vulnerabili.
Molti di loro sono stati costretti a lasciare il paese, al seguito degli
ex Seleka, e si sono rifugiati soprattutto in Ciad”.
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