venerdì 6 aprile 2012

pc 6 aprile - il governo indiano dello stato di Orissa fa un gioco sporco sulla liberazione dei prigionieri maoisti

il governo indiano deve accogliere le giuste richieste dei maoisti
arresti e detenzioni di maoisti e militanti dei movimenti di opposizione son illegittimi
tutti devono essere rilasciati
il vero terrorismo è quello del governo indiamo
noi siamo dalla parte della guerra popolare

proletari comunisti-PCm Italia

INDIA
Bosusco, sfuma l'ottimismo dal governo concessioni minime
Nella trattativa con i guerriglieri maoisti, il chief minister ha annunciato la liberazione di 27 persone, ma 23 sono in contropartita per un altro rapimento. Solo quattro su sette riguardano l'ostaggio italiano. E di questi quattro, solo tre sono nell'elenco minimo indicato dal leader Panda
dal nostro inviato PAOLO G. BRERA
Il sole è già alto da ore, in Orissa, e ancora una volta l'ottimismo sulla imminente liberazione di Paolo Bosusco si sta rivelando affrettato e vano. Si attende per oggi la risposta del leader maoista Sabyasachi Panda all'offerta fatta ieri dal chief minister per risolvere la crisi, un'offerta in realtà molto lontana dalle richieste avanzate dai guerriglieri, che il governo dell'Orissa non ha assecondato se non in minima parte.

Già sabato scorso, dopo la sospensione dei negoziati con la richiesta da parte degli stessi negoziatori maoisti di liberare l'ostaggio italiano, l'ottimismo per la liberazione si era sciolto di fronte alle parole di fuoco di Panda, arrivate domenica pomeriggio in un messaggio audio chiarissimo in cui il leader maoista minacciava di uccidere Bosusco se il governo non avesse rapidamente assecondato quelle che riteneva le condizioni minime rispetto alle 13 richieste iniziali: liberare sette guerriglieri arrestati indicati con nome e cognome, rimuovere il bando su sette organizzazioni politiche sovversive e avviare processi contro i poliziotti accusati di crimini ai danni dei guerriglieri.

Era questa la via indicata da Panda per restituire la libertà all'ostaggio: lo avrebbe fatto, avvertiva nel messaggio audio, consegnandolo direttamente nelle mani dei sette ribelli liberati quando questi fossero arrivati nella giungla portando con loro un accordo scritto con il governo dell'Orissa sulle concessioni promesse. Le condizioni di Panda erano insomma chiarissime: pretendeva
di conoscere quali delle 13 richieste iniziali fossero state concesse dal governo, con un'agenda precisa delle loro realizzazioni e avvertendo che in ogni caso il minimo per liberare l'ostaggio consisteva in quelle tre richieste: liberazione di sette ribelli, eliminazione della messa al bando per sette associazioni e avvio dei processi per i crimini commessi dai poliziotti.

Bene, quasi nulla di questo è stato concesso. Il chief minister ha annunciato la liberazione di 27 persone, ma 23 sono in contropartita per un altro rapimento, quello del parlamentare dell'Orissa finito nelle mani di un diverso gruppo di guerriglieri che opera a cavallo del confine con l'Andra Pradesh. Solo quattro su sette, dunque, riguardano Bosusco. E di questi quattro, solo tre sono nell'elenco minimo indicato da Panda. C'è sua moglie Subhasree Das ma non c'è l'uomo cui Panda teneva di più, il suo braccio destro Gananath Patra. I tre nomi offerti, e anche il quarto fuori lista, sono tutti guerriglieri di rango minore. Inoltre, non c'è alcun cenno ai tempi della loro effettiva liberazione, come preteso da Panda. E non basta: non una sola parola è stata detta sulle altre due "richieste minime" avanzate da Panda, le procedure legali contro gli agenti che hanno commesso crimini e la rimozione della messa al bando delle associazioni politiche.

Tra i giornalisti indiani che sono in diretto contatto con i maoisti lo scetticismo sulla possibilità che Panda si ritenga soddisfatto è fortissimo, e ritengono incomprensibile l'ottimismo espresso dalle istituzioni italiane. La sensazione è piuttosto che il governo dell'Orissa scherzi con il fuoco, continuando il gioco della fune sul piano politico confidando nella scarsa propensione alla violenza fine a se stessa più volte riaffermata dallo stesso Panda. E' una strategia che alla fine potrebbe anche risultare vincente, può darsi che Panda si accontenti e liberi oggi stesso Paolo Bosusco, ma resta una via rischiosa. In Orissa nessuno dimentica le migliaia di poliziotti uccisi dai maoisti, le caserme assaltate e fatte esplodere, le vittime innocenti uccise per errore o come effetto collaterale delle azioni di guerriglia. Sottovalutare la minaccia di Panda di poter essere costretto al "passo finale" se il governo non risponderà rapidamente e concretamente alle sue richieste minime potrebbe

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