febbraio - a S.vittore milano - ennesimo suicidio nelle carceri assassine - I genitori: "Lo avete ammazzato"
IL CASOSan Vittore, s'impicca a 21 anni
I genitori: "Lo avete ammazzato"Venerdì scorso il gup aveva disposto una perizia psichiatrica per valutarne le condizioni
Recluso da quattro mesi, aveva raccontato di provocazioni e minacce degli altri detenuti di SANDRO DE RICCARDIS
Il carcere di San Vittore
Si sentiva in un incubo e per questo si ripeteva che presto si sarebbe svegliato. Ma erano passati appena pochi giorni dall'arresto, lo scorso ottobre, e Alessandro, incensurato, sarebbe rimasto in cella a San Vittore per altri quattro mesi, fino al suicidio di sabato sera. Alessandro G., 21 anni, figlio di operai, un fratello maggiore e una sorella più piccola, si è impiccato usando come cappio la sua felpa. Solo poche ore prima era andato a trovarlo un volontario. "Va tutto bene" gli aveva detto Alessandro con un mezzo sorriso. "Ce l'hanno ucciso - dicono ora i genitori - Vogliamo giustizia".
Alessandro era accusato di vari episodi di violenza: palpeggiamenti e molestie che oggi per il codice penale equivalgono a violenze sessuali, stalking, atti osceni in luogo pubblico e altri reati su ragazze diciassettenni. Comportamenti in parte dovuti al consumo di droghe, in parte a una debolezza psicologica: in primavera Alessandro era stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio che aveva evidenziato un disturbo della personalità. A ottobre il carcere, disposto dal tribunale per il pericolo di reiterazione del reato, dato che molti episodi erano stati consumati via Facebook.
Proprio il giorno prima della tragedia il gup Paola Di Lorenzo aveva disposto una perizia psichiatrica per valutare, oltre alla capacità di intendere e di volere dell'imputato, anche la sua compatibilità con la detenzione. Nel frattempo il ragazzo era stato trasferito in isolamento. Nei primi due mesi in carcere aveva
raccontato ai genitori continue provocazioni da parte degli altri detenuti, di essere oggetto di ingiurie e di essere spesso preso a pugni, tanto da preferire di non fare più la doccia e non usufruire dell'ora d'aria. Poi a gennaio, il trasferimento in isolamento nel reparto di psichiatria, anche a seguito di alcuni comportamenti aggressivi in carcere e durante un'udienza quando aveva inveito contro i carabinieri e il giudice. Un'aggressività che Alessandro aveva manifestato anche prima dell'arresto, in casa, quando un giorno aveva gettato una televisione fuori dalla finestra.
Proprio per questo i famigliari avevano chiesto il trasferimento in comunità. "Alessandro non era un tossicodipendente, perché faceva uso saltuario di droga. Doveva curarsi - spiega Antonio Romano, l'avvocato della famiglia -. Perciò avevamo fatto istanza di trasferimento in comunità, trovando una struttura a San Zenone al Lambro che era disponibile". Il gup ha però respinto la richiesta, in attesa della nuova perizia. "L'ultima volta che abbiamo parlato con Alessandro - racconta in lacrime la madre Mirella - ci ha raccontato che dormiva vestito perché sentiva freddo, di non avere nemmeno il dentifricio. Ce l'hanno ucciso. Vogliamo la verità". Ora sarà l'inchiesta del pm Giovanni Polizzi, che ha disposto l'autopsia, a chiarire eventuali responsabilità nella tragedia. Dai primi accertamenti, risulta che non ci fossero rischi di autolesionismo. "Escludiamo che il ragazzo sia stato vittima di abusi o violenze - fanno sapere dalla direzione di San Vittore - non sembrava un soggetto considerato a rischio, non aveva manifestato segnali che potessero far presumere un fatto come questo".
(20 febbraio 2012)
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