Una cinquantina di operai hanno contestato martedì scorso la Fismic di Napoli.
Il noto sindacato “giallo”, grande sostenitore di Marchionne.
Si tratta di lavoratori con contratto a termine del vecchio stabilimento Fiat di Pomigliano, ai quali era stato promesso l’ingresso in fabbrica e poi rimasti invece senza lavoro.
E’ volato qualche schiaffo, una vetrata rotta, qualche scrivania rovesciata.
La stessa Fismic, per bocca del suo segretario nazionale, Roberto Di Maulo, invita a non ingigantire : “Preferisco i toni civili ma la situazione di rabbia sociale la capisco”.
Ma la vicenda è emblematica delle contraddizioni che si accumulano a Pomigliano.
I lavoratori in questione, molto dei quali iscritti alla stessa Fismic, hanno visto i loro contratti scadere tra dicembre 2009 e marzo 2010 e dopo aver concluso anche la mobilità in deroga si sentono abbandonati da tutti.
“Ci era stato garantito il rientro in fabbrica” e c’è chi ricorda che, durante il referendum di Pomigliano, furono invitati dalla Fismic a manifestare la loro adesione all’accordo voluto dalla Fiat.
“Allora la Fismic assicurava che i posti di lavoro garantiti dalla Fiat sarebbero stati almeno 8.000″.
La situazione invece è un pò diversa.
Al momento, nel nuovo stabilimento, sono stati assunti circa 2.300 operai e, con i livelli di produzione programmati da Marchionne resteranno a casa comunque circa 2.000 operai.
Di Maulo contesta questa previsione ma sui contratti a termine deve ammettere che “effettivamente sono terminati”.
Sat. Can
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