Che i provvedimenti del governo Monti, detti di liberazzazioni, avrebbero provocato una diffusa protesta dei settori colpiti, era inevitabile.
Il governo sceglie di scaricare la crisi anche su settori quali i padroni piccoli e medi del trasporto del mondo agricolo, del commercio,delle professioni.. e in alcune regioni del sud, Sicilia in testa, questo significa coinvolgere un ampio tessuto
produttivo e sociale, che alimenta chiusure, fallimenti, ridimensionamenti con effetti pesanti su settori proletari e poveri.
Le proteste e in particolare quelle contro il caro benzina, il carovita, lo strozzinaggio di Equitalia, sono quindi giustificate e legittime e in una certa misura vanno appoggiate, per indebolire il governo e smascherarne ulteriormente la vera natura.
Ciò non toglie che la testa della protesta sia presa da leaders e organizzazioni, preesistenti o create ad hoc che sono di destra, facenti parte del blocco elettorale che ha sostenuto in questi anni il governo Berlusconi e in alcuni casi da personaggi reazionari e fascisti esplicitamente.
E' chiaro che questi settori e personaggi hanno visto indebolirsi con il cambio di governo la sponda solida del governo, ministri, parlamentari berlusconiani, si sono in parte autonomizzati e premono sopratutto su questa parte perchè ne tuteli gli interessi particolari.
Anche se chi guida la protesta cerca di farsi paladino dei cittadini, della Sicilia ecc.sono assolutamente non credibili in questa veste e non vanno certo appoggiati, quanto smascherati.
Il governo dei padroni e dei banchieri gode del solido appoggio di PD-UDC e una attitudine dialogante delle confederazioni sindacali, questo favorisce la demagogia di destra e alimenta il segno di destra di queste proteste.
La rivolta popolare necessaria e urgente comunque non può in nessuna maniera pensare di far leva su queste forze e su questi settori.
Essa o è proletaria o non è...
Gettano confusione e disorientamento ideologico e politico quelle forze e organismi della nostra area che appoggiano le proteste in corso in forme acritiche e in alcuni casi entusiastiche, fino a civettare con gli esponenti di destra di essa e con l'indipendismo siciliano, da sempre di carattere reazionario.
In questo quadro acquista importanza lo sciopero del 27 gennaio che serve a rendere visibile e nazionale le lotte proletarie e di lavoratori che si oppongono al governo Monti, anche se non è certo la rivolta proletaria necessaria, per la quale bisogna unire forze radicate nelle lotte e uscire dai recinti degli scioperi e manifestazioni nazionali e assumere le forme dell'assedio dei palazzi, dei blocchi, del braccio di ferro con il governo dei padroni, con i partiti dell'unità nazionale in parlamento, il sindacalismo confederale colluso o dialogante che sia.
proletari comunisti
ro.red@libero.it
24 gennaio 2012
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