un primo intervento di un compagno di proletari comunisti di Palermo
La “crisi” morde e attorno alla protesta delle aziende degli autotrasportatori siciliani riuniti sotto la sigla Aias che hanno deciso di manifestare in modo ben visibile dal 16 al 20 gennaio, si sono raccolti i malumori di tutti coloro che stanno conoscendo il “nuovo” governo Monti attraverso l’aumento dei prezzi e un generale peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
Oltre a diversi tassisti che erano già in agitazione a livello nazionale per via delle liberalizzazioni si sono uniti a questa protesta anche le aziende agricole riunite nel “movimento dei forconi” e quelle del pesce e tutti insieme si sono dati il nome di “Forza d’urto”.
Gli effetti della mobilitazione dei Forconi, almeno nelle grandi città, si sono visti dopo i primi tre giorni quando sono cominciate a scarseggiare le merci, a cominciare dalla benzina, ed anche l’opinione pubblica, almeno in Sicilia - dato a livello nazionale c’era una specie di oscuramento mediatico - ha cominciato a schierarsi essenzialmente e quasi esclusivamente con l’opinione appunto... e attorno a queste manifestazioni condite con un linguaggio infuocato e “autonomista” il governo Monti a livello nazionale e quello Lombardo a livello locale sono stati il bersaglio delle invettive e accuse più o meno pesanti di chi è già in condizioni di esasperazione per il vivere quotidiano, ma la solidarietà “popolare” si è fermata alle affermazioni del tipo “sono d’accordo con la protesta”, chi ha manifestato ha dovuto fare nella sostanza tutto da solo, i circa 80.000 (tanti dicono di essere fra “agricoltori, “pescatori” e “autisti”) padroni e padroncini con al seguito qualche lavoratore, che spesso nei casi di piccole o piccolissime aziende è quasi costretto a solidarizzare con il padrone, hanno messo in campo blocchi dei più importanti snodi stradali utilizzando i loro mezzi e se stessi fisicamente: lo stretto di Messina soprattutto dalla parte di Messina e il petrolchimico di Gela impedendo l’accesso dei Tir e bloccando in parte il cambio turno degli operai.
Ma per che cosa hanno organizzato tutto questo? Le rivendicazioni finite sul tavolo del Presidente della Regione Siciliana Lombardo sono state subito messe in chiaro: recupero delle accise sui carburanti per gli autotrasportatori, abolizione del tetto di 250.000 euro per le compensazioni dei crediti d’imposta, abbattimento dei costi del traghetto e dei pedaggi autostradali, e poi blocco delle cambiali e dei mutui per l’acquisto di terreni e macchine agricole, blocco della Serit/Equitalia e rifinanziamento delle imprese... nella sostanza di tratta di un pacchetto di 400 milioni di euro già preventivate dal governo precedente, soldi che tardavano ad essere erogati e che il ministro Passera si è impegnato a sbloccare.
La Confindustria siciliana, altre 10 organizzazioni dei padroni a livello locale e i sindacati Cgil Cisl Uil si sono schierati subito contro e nonostante abbiano affermato di condividere i motivi della protesta come ha fatto Lombardo, hanno accusato i manifestanti di essere violenti, infiltrati dall’estremismo di destra e dalla mafia e hanno detto che bisognava forzare i blocchi... mentre l’atteggiamento delle prefetture e delle questure è stato di massima tolleranza e accondiscendenza, infatti la polizia non ha provato nemmeno una volta a rimuovere blocchi nemmeno davanti al petrolchimico di Gela...
Ma la sensazione di paura in generale che ha la borghesia, quella delle aziende medie e grandi, dei benpensanti e dei sindacati confederali concertativi Cgil Cis e Uil è stata sintetizzata dall’articolo di fondo del Giornale di Sicilia di ieri che sarebbe bene riportare per intero per l’enfasi che lo pervade, ma di cui riportiamo stralci: “La prima cosa da fare è riportare l’ordine e la legalità... basta ad una protesta che colpisce solo la cittadinanza... che crea danni alla Sicilia che lavora e produce... la Sicilia in questo momento è un’isola in tutti i sensi... non solo il mare, ma il deserto politico e sociale la circonda... la protesta dei forconi può essere contenuta e risolta... ma può diventare la scintilla di un incendio più vasto... perché la situazione sociale della Sicilia è davvero esplosiva”.
Che la situazione della Sicilia sia davvero esplosiva è noto e che ogni protesta possa diventare la scintilla di un incendio più vasto è l’argomento attorno al quale ci sono stati le discussioni, le azioni e gli schieramenti politici e sociali di cui parleremo in seguito...
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