La campagna per il referendum che consolidi l'accordo è stata lanciata da Marchionne, che vuole un plebiscito al suo diktat fascista per impegnare in forma preventiva tutto il fronte della reazione nella partecipazione attiva alla guerra per il profitto e la riduzione in schiavitù degli operai.
Da giorni questa campagna è sostenuta con la logica dei servi dei servi dai sindacati gialli del neocorporativismo fascista FIM_UILM_FISMIC-UGL che come pulci sulle spalle dell'elefante padron Fiat sono attivi nel portare il ricatto nelle case e nella testa di ciascun operaio per affermare che la logica inevitabile è o schiavo o disoccupato.
La grande stampa e - anche il Manifesto nei suoi articoli da Napoli- contribuisce attivamente a questo discorso, con la logica che non c'è niente da fare e che gli operai in maggioranza vogliono lavorare e basta. Certo è facile prendere un operaio individualmente davanti a un cancello della fabbrica e domandargli se è possibile rispondere a questo diktat del fascismo padronale e poi far passare come senso generale questo come quello che vogliono gli operai...
E' il meccanismo di sempre del populismo fascista.
Il PD in tutte le sue anime non è da oggi il partito della Fiat, anche più degli attuali partiti di governo, e lo stesso giornale - il fatto quotidiano non ha esistato a eleggere Marchionne come manager dell'anno; è inutile poi parlare di macchiette politiche quali Bertinotti che hanno tanto fatto per dare credibilità a sinistra a Marchionne, con cui spesso ha cenato e amabilmente chiacchierato di scenari del nuovo secolo, lavoro che ora è pronto a fare meglio Vendola...
Tutto questo non è decisivo nella contesa in corso, gli operai molte volte hanno trovato il modo per sottrarsi a questo quadro del consenso forzato e militarizzato e in particolare alla Fiat di pomigliano in tempi altrettando duri.
Quello che serve a Marchionne è la scesa in campo della Cgil il principale sindacato che raccoglie tuttora i lavoratori ed Epifani sin dal primo giorno è sceso in campo, prima per isolare la fiom e ricattarla di proprio, poi comunque per blindare il sindacato nel sostegno critico all'accordo.
Questa cosa è cominciata nel congresso della svolta reazionaria e antioperaia, perchè tale è stato l'ultimo congresso , poi è continuato e ora dilaga...
E' Epifani ora che riempie il giornale con il suo appello alla partecipazione al voto referendario e in particolare con il voto al SI per rendere gli oppositori all'accordo una minoranza da schiacciare e poi reprimere, criminalizzare licenziare.
Comprendere questo è il punto chiave che distingue la posizione del padrone da quella dell'operaio.
Chi non denuncia il ruolo della CGIL in questa vicenda come in tutte le vicende sindacali in corso - dalla lotta dei precari della scuola a quella dei disoccupati, delle fabbriche che chiudono ecc. - a voglia che strilli contro l'accordo, inganna i lavoratori e fa il gioco del padrone come piccola truppa di complemento.
Che questo sia quello che sostengono l'ampio strato dell'apparato della burocrazia e aristocrazia operaia e del ceto politico della falsa sinistra parlamentare e in buona parte ex-parlamentare non c'è da stupirsi ma dal punto di vista del sindacalismo di classe e dei comunisti rivoluzionari nella fase attuale è grave e discriminante quello che sostengono anche gruppi di sedicenti comunisti, che quando c'è la lotta di classe reale trovano sempre il modo di contrabbandare la loro merce parolaria con la meschina pratica.
E' il caso, tanto per fare degli esempi dei CARC-nPCI, di 'piattaforma comunista', e di tutti quegli pseudo-comunisti che sostengono acriticamente la Fiom - Landini ha già firmato accordi capestro antioperai, prima che diventasse segretario nazionale della fiom, alla Piaggio ad esempio e la fiom ora si defila e trova il modo di dire ni, altro che No al referendum che ratifichi l'accordo.
Si tratta di " comunisti a parole e revisionisti nei fatti " che quando non sono acquattati anch'essi nella burocrazia sindacale, da un vita comunque non organizzano una lotta reale in fabbrica e sul territorio e quindi manca loro l'essenza della effettiva situazione, dell'analisi di parte operaia e proletaria delle forze in campo e, di conseguenza, prendono lucciole per lanterne.
Lungi dallo sviluppare qui e ora l'autorganizzazione di classe e di massa degli operai e proletari, fuori e contro l'attuale sindacalismo di regime e della collaborazione critica al regime, fanno tutto il contrario.
Ma padroni, governo stato e sindacalismo collaborazionista seminano vento e raccoglieranno tempesta.
No all'accordo fiat
No al referendum
Autonomia e alternativa di classe allo sciopero del ni del 25 giugno della CGIL
proletari comunisti
17-6-2010
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