Nelle ore che precedono il passaggio dell'accordo è in corso a Napoli e a Pomigliano una vera e propria guerra che vede via via schierarsi tutti per piegare le resistenze operaie. Certo la guerra era cominciata prima, il primo appello è venuto da Napolitano proprio a Napoli che questa volta sarà molto dispiaciuto di non poter firmare lui stesso questo accordo, dato che, come ormai è evidente, le firme alla marcia del moderno fascismo sul piano delle leggi sono diventate la sua carta di identità e funzione.
Ma siamo in tempi in cui il regime in formazione può contare sul ruolo della Chiesa, tanto che forse anche in questo campo dovremmo parlare di clerico fascismo.
La Chiesa, anzi Dio in persona, è stata tirata in ballo un po' dalla giacchetta, senza tema del ridicolo, dall'ineffabile Min. Sacconi che ha dichiarato alla convention della Confindustria di aver pregato per quest'accordo. E che non si trattasse di un fatto in senso figurativo, lo ha precisato: ha fatto dire una novena perchè Dio illuminasse i contendenti e li facesse firmare quest'accordo.
Ma sono entrati in campo persone che hanno una frequentazione con Dio un po' più quotidiana. Un appello è venuto dal Parroco della Chiesa di San Felice di Pomigliano D'Arco, dal Vescovo Beniamino Di Palma che già si era distinto per aver mandato gli operai a San Pietro e che ora sostanzialmente chiede di accettare il piano Fiat, visto come un “occasione da non perdere per tante famiglie”; e da Don Aniello Tortora, responsabile della pastorale del lavoro della Diocesi di Nola, che l'ha messa giù un po' più sindacale la cosa: “invita la Fiom a siglare l'accordo per non perdere l'occasione. E trovare una soluzione, poi” (Il Mattino del 13 giugno) – nel al di là, possibilmente...
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