lunedì 14 giugno 2010

pc quotidiano 14 giugno -speciale fiat 7- gli altri stabilimenti fiat

In questa vicenda Pomigliano è naturalmente tutto il gruppo Fiat ad essere chiamato in causa e gli operai degli altri stabilimenti stanno assistendo in una sorta di silenzio-assenso” alla contesa che si sta sviluppando; invece di essere colta l'occasione per scendere in campo e contrastare sul piano generale il piano Fiat, nelle altre fabbriche Fiat si tace.
I guasti apportati dalla logica della lotta “stabilimento per stabilimento” secondo una ideologia e prassi sviluppata dal sindacalismo confederale, Fiom compresa, e non contestata se non in qualche episodico volantino dai sindacalisti di base all'interno del gruppo Fiat, stanno dando i loro effetti.
Il piano dell'azienda prevede che entro venerdì si chiuda la partita di Pomigliano, con referendum approvato compreso. Dopo di che toccherà agli operai di Termini Imerese che, come utenti delle Poste, aspettano in coda il loro turno.
Marchionne ha già fatto sapere che si tratta, però, di una pura pratica d'ufficio: “La nostra intenzione è di uscire alla fine del 2011. Il resto dipende da chi vuole prendere quell'impresa e portarla avanti”. Intanto tutto è rinviato a settembre.
E qui i giornali parlano in inglese, i sindacati parlano in inglese, e gli operai tacciono: “A settembre ci sarà una prima 'short list' delle proposte fino ad oggi giunte al governo e sono cinque rimaste al vaglio dell' 'advisor invitalia', di cui tre nel settore delle automotive”. “Mi sembra che ci sia un allungamento dei termini vischioso” - commenta Sir Maurizio Landini. Preoccupazione sui tempi viene anche espressa dal Doctor Palombella.

Alla Fiat Sata, invece, le cose stanno andando diversamente. A Melfi si tengono in questa settimana le elezioni delle RSU. E anche qui lo scenario è assolutamente innaturale, degno del regime in formazione.
L'Rsu scadevano nell'autunno 2010 e nella maggioranza dei casi in tutte le fabbriche italiane il loro rinnovo avviene in ritardo rispetto alla scadenza naturale. Invece qui si fanno in anticipo, secondo una manovra di “guerra preventiva” orchestrata dalla Fiat stessa.
Si sono dimesse le Rsu dei sindacati gialli che si apprestano a firmare l'accordo di Pomigliano. E la Fiat, dovendo ora qui corrispondere un premio di risultato inferiore rispetto ai precedenti, vuole in una certa misura evitare fastidi e fare una sorta di ricatto preventivo.
Qui la bonifica ambientale in parte era già avvenuta e aspetti dell'accordo Pomigliano alla Fiat Sata erano già stati proposti o attuati.
Il cuore è la nuova organizzazione del lavoro che viene chiamata VCM (evoluzione della”specie” TMC2) e si prepara la terza fase definita 'Ergo Uas' che comporta sostanzialmente una ulteriore intensificazione dei ritmi di lavoro. Tutto questo in questa fabbrica ha portato ad un record poco conosciuto di malattie muscolo scheletriche; con questi nuovi sistemi è prevedibile la trasformazione in pochi anni degli operai in una massa di invalidi o potenziali invalidi che saranno ritenuti “improduttivi”.
E che tutti siano dalla parte dell'azienda qui è testimoniato anche dal ruolo della magistratura che ha recentemente archiviato per la seconda volta un esposto Slai cobas per il sindacato di classe, volto a provocare un'inchiesta giudiziaria sul dilagare delle malattie professionali per effetto della nuova organizzazione del lavoro.
Alla Fiat Sata il discorso dei turni è stato già affrontato e anche qui sono state piegate con la forza e l'accordo di buona parte del sindacato le richieste operaie così come il non pagamento delle malattie, il raddoppio delle ore di straordinario, la massima flessibilità negli spostamenti, il cumulo di mansioni, la flessibilità nell'utilizzo dei lavoratori secondo il cosiddetto “bilanciamento produttivo”.
Ci sono stati altri attacchi al salario, un uso della cassintegrazione dispotico, selvaggio e arbitrario da rendere l'intera fabbrica, una fabbrica operante secondo le dinamiche di cali e ascese di vendite. E appunto queste elezioni aziendali delle Rsu precedono un accordo peggiorativo di riduzione del premio di produzione e di intensificazione dei ritmi di lavoro ottenuto tramite una pulizia etnica preventiva.
Se tanto mi dà tanto prima dell'accordo Pomigliano, si può ben immaginare cosa avverrà dopo l'accordo a Melfi.

C'erano e ci sono tutte le condizioni per contrastare unitariamente il piano Fiat. E bloccare Melfi, lo stabilimento di punta della Fiat, era ed è un'arma importante.

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