Nell'intervista su Il Manifesto del 13 giugno 010, il neosegretario nazionale della Fiom, Landini, esprime la sua valutazione sull'accordo di Pomigliano: nella sua denuncia di metodo segnale che “la Fiat ha semplicemente chiesto l'adesione della OO.SS. alla sua proposta conclusiva. Le altre organizzazioni vi hanno aderito, la Fiom si è riservata”.
Landini, poi, così spiega la proposta aziendale sommariamente: 18 turni settimanali, 120 ore di straordinario obbligatorie, rispetto alle 40 previste nel contratto, riduzione delle pause sulle catene, da 40 a 30 minuti, con la possibilità per l'azienda di “comandare lo straordinario anche nella mezz'ora di pausa mensa. Di poter recuperare – come e quando vuole – i ritardi di produzione anche se dovuti a problemi di forniture. Di non pagare la malattia se si supera una certa soglia 'media' di assenze tra tutti i lavoratori... deroghe al contratto nazionale ma anche alla legge... la legge dispone che devi avere almeno 11 ore di riposo tra un turno e l'altro, la fiat vuole derogare anche da questo. Vengono fissate una serie di sanzioni mai viste in Italia. Si dice che se non viene rispettato quell'accordo o se le organizzazioni sindacali, Rsu, delegati mettono in atto azioni... vengono sanzionati. Le Organizzazioni o Rsu perderebbero parte dell'agibilità mentre il singolo lavoratore che aderisse ad uno sciopero commetterebbe una infrazione disciplinare che potrebbe arrivare anche al licenziamento per “mancanza”. E' un procedimento che mette in discussione il diritto collettivo di contrattare le condizioni di lavoro e il diritto di sciopero. Diritto, quest'ultimo, indisponibile per il sindacato proprio perchè individuale (costituzionalmente) di ogni cittadino. La fiat ha detto: o è così o non si fanno investimenti. Siamo in presenza di una proposta che non riguarda la riorganizzazione del lavoro per costruire 300 mila Panda, ma di fronte ad una deroga da contratti e leggi che cancella il CCNL, introduce un nuovo sistema di relazioni che impedisce a lavoratori e sindacati di poter agire in modo collettivo. Ha un carattere generale, se accettiamo che in Fiat per fare investimenti non valgono più contratti e leggi... tutte le imprese chiederanno altrettanto. La Fim Cisl aveva accettato la licenziabilità per sciopero, proponendo però di limitare l'esperimento alla fase di avvio del nuovo modello, ma Rebaudengo, Fiat, ha detto: no, lo vogliamo per sempre”.
Ma Landini edulcora la pillola, non chiama con il suo vero nome la proposta Fiat, che si chiama: FASCISMO! Anzi sul piano proprio letterale siamo forse oltre.
Landini dice: “noi abbiamo avanzato proposte per la gestione degli orari e fare le 300 mila macchine, se Fiat chiede la certezza di una quota di produzione giornaliera e annuale, noi diciamo che applicando il contratto nazionale in vigore si può già arrivare a 16/18 turni, gestire gli orari, gli straordinari obbligatori e quelli da concordare” - cioè Landini dice che loro sono ben disposti ad un gran numero di deroghe che vadano nell'interesse dell'azienda.
Ma è proprio questa disponibilità che permette all'azienda oggi, visti i rapporti di forza, il governo, ecc., di poter pretendere non il dito ma anche la mano e il c.
Landini denuncia come questa volta è la Fiat che vuole una sorta di referendum, forte di un ricatto ostentato, arrogante, fuori dalla legge. Quindi il referendum è parte integrante del modello fascista che si vuole imporre, non certo un modo per sentire la volontà dei lavoratori.
Landini dice no al referendum, ma se seguiamo il seguito del ragionamento, ci si accorge che si tratta di un 'ni'. Si domanda “Bisognerebbe sapere con esattezza qual'è il quesito su cui votare e a cosa serve... alla Fiat abbiamo detto che quella proposta è inaccettabile MA - sottolineamo questo “ma” - ci siamo riservati una risposta conclusiva e definitiva dopo il nostro comitato centrale.
Aggiunge”non credo che la discussione si esaurirà nel dire si o non, ma punterà a sottoporre alle altre parti (cioè alla Fiat?) una possibile proposta di soluzione”.
E qual'è la soluzione? L'ultima frase la spiega: “non abbiamo alcuna intenzione di permettere alla Fiat di non fare gli investimenti a Pomigliano”. Che è esattamente quello che dice la Fiat a Pomigliano per giustificare le sue richieste.
Nella fase conclusiva dell'intervista, il giornalista scrive: questa partirta è generale, lo ammettono anche i padroni, vogliono un cambiamento di cultura - chiamalo “cambiamento di cultura”!? E Landini afferma: vogliono abbassare tutele, diritti, salari, eliminare il CCNL, passare ad una fase in cui le imprese hanno mano libera nella gestione dei processi. Non è un caso che il ministro Sacconi citi Pomigliano come un accordo che dovrebbe fare scuola. Si pensa di usare questa crisi per farla pagare due volte: a chi lavora e per cambiare il sistema democratico e costituzionale. Mentre in parlamento fanno la legge bavaglio per la stampa, in fabbrica il bavaglio vogliono metterlo a tutti i lavoratori”.
Quali conseguenze trae la Fiom da questo giudizio? Qual'è la natura dello scontro in atto e quali i mezzi con cui gli operai di Pomigliano e il movimento operaio più generale rispondono a questo attacco?
Dobbiamo aspettare il comitato centrale di lunedì il cui fine e la cui fine è nota?
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