Sui punti dell'accordo e sugli effetti di essi sono già stati scritti vari commenti, e sarà necessario tornare su ognuno dei punti per vederne e capirne l'effettiva portata sulle condizioni di lavoro e sui diritti fondamentali degli operai Fiat, cosa che faremo nei prossimi articoli.
Qui ciò che vogliamo sottolineare è che ciò che parte da Pomigliano è una politica padronale che vuole dare un colpo consistente all'insieme della classe operaia, per aumentare lo sfruttamento complessivo e l'estorsione di pluslavoro e più profitti per il capitale, per uscire dalla crisi indenne e anche rafforzato. Una politica che non è solo economica, non interviene solo sugli aspetti delle condizioni di lavoro, ma perchè questi si realizzino, cancella con una semplice firma diritti sindacali, diritti democratici, diritti costituzionali.
Un colpo di mano che trova il clima politico necessario da parte del governo, dal Min. Tremonti che stracciando l'art. 41 della Costituzione dà libertà al capitale di muoversi in violazione di diritti dei lavoratori e anche fuori da ogni controllo di legge; al Min. Sacconi che plaude all'accordo di Pomigliano come accordo pilota che “farà scuola”, accordo che “non è considerato una deroga eccezionale che dipende dalla peculiarità della situazione di Pomigliano, ma segna un punto di svolta nelle nostre relazioni industriali e anche nei comportamenti industriali” (da Sole 24 ore del 15/6).
E COSI' E'.
“Se 8 ore vi sembran poche, venite voi a lavorar”, si cantava. Ora la Fiat impone che gli operai non solo lavorino 8 ore (in tre turni nelle 24 ore), ma che non possano neanche “prendere fiato” nelle 8 ore; le pause da 20 minuti vengono ridotte a pause di 10 minuti, praticamente o vai in bagno o ti siedi.
La Fiat non solo impone agli operai di mangiare a fine turno in orari impossibili, quando forse la fame è ormai passata: nel 2° turno, dalle 21,30 alle 22,00, o addirittura nel 3° turno, dalle 5,30 alle 6,00, tanto da sembrare una punizione restare ancora mezz'ora in fabbrica piuttosto che arrivare prima a casa; ma può togliere agli operai anche il mangiare, per recuperare in quella mezz'ora le perdite produttive per causa di forza maggiore.
L'accordo di Pomigliano, che consente di richiamare al lavoro un operaio per sostituzioni, toglie anche il riposo agli operai tra un turno e l'altro (che per legge deve essere di almeno 11 ore). Toglie la salute, rende la vita degli operai a totale servizio del capitale.
La lotta all'assenteismo, che prevede il non pagamento della malattia da parte dell'azienda quando la percentuale di assenze è superiore alla media (?), è fatta con una concezione di ricatto fascista, chi si mette in malattia “danneggia gli altri” e ogni operaio è costretto a farsi controllore del suo compagno di lavoro, per impedirgli di ammalarsi.
Con la clausola di responsabilità e le clausole integrative al contratto individuale di lavoro, viene abolito il diritto di sciopero, ogni minima protesta, ogni minima violazione delle condizioni dell'accordo dà luogo a provvedimenti disciplinari, fino al licenziamento.
Tutto questo ha un nome, si chiama fascismo.
E come nel fascismo, i servi agiscono per impedire che si riconosca e si lotti contro.
Fim, Uilm subito hanno dato il loro assenso, usando come avvoltoi la condizione di ricatto padronale verso gli operai come giustificazione per firmare l'accordo “per il bene degli operai...”.
Ma i più pericolosi sono i servi mascherati. Riportiamo frasi dell'intervista su Repubblica del 15/6 ad Epifani, in chiaro disaccordo con il No, finora, espresso dalla Fiom.
Dice Epifani: “Un piano di queste dimensioni impone una sfida che sicuramente deve essere raccolta... sappiamo che sarà un sacrificio alto per i lavoratori...”. Chiede poi il giornalista: “Lei ha fatto di tutto per arrivare a un'intesa?...”. E risponde Epifani: “In questo caso, mi dispiace, è mancato il rapporto tra la Cgil e la Fiom nella costruzione della soluzione”. “La colpa è della Fiom?” - chiede il giornalista. Epifani: “E' un dato di fatto perchè questa vicenda ha ricadute su vari settori, non solo sui lavoratori metalmeccanici”.
Si capisce poi perchè “Sacconi si appella a Epifani”, il “cui atteggiamento responsabile è stato apprezzato” (Sole 24 ore del 15/6).
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