lunedì 14 giugno 2010

pc quotid 14 giugno -speciale fiat 2 -il manifesto

Ci aspetteremmo che i giornali della sinistra a fronte di questo accordo Fiat andassero a sentire direttamente gli operai e in particolare quelli più combattivi contrari all'accordo, in maniera che possano parlare anche tramite la loro stampa ai loro compagni di lavoro, al movimento sindacale, all'opinione pubblica. Invece, fanno esattamente il contrario, fanno la loro piccola parte nel quadro d'insieme: far diventare generale il punto di vista dello sconforto e rassegnazione.
Il titolo dell'articolo del corrispondente da Napoli de Il Manifesto è chiaro: “Non abbiamo scelta”, che è esattamente il ricatto della Fiat.
Tutto l'articolo infatti sembra fatto dall'Ufficio stampa della Fiat. Si racconta che tra gli operai e i delegati quello che accomuna tutto è l'amarezza di chi sa che o si cede alle richieste o lo stabilimento G.B. Vico diventa “un campo di calcio”. Come ha detto Marchionne a Lingotto, pronto a volare in Polonia dove gli operai hanno già promesso: niente sciopero per tre anni.
E chi gliel'ha detto al giornalista de Il Manifesto che esista davvero questa promessa? E chi gliel'ha detto che gli operai polacchi la rispetteranno?
E si continua dando voce a quei delegati della Fiom che stanno giustificando a sé stessi e agli operai le ragioni del si all'accordo, sia pure con indignazione e incazzatura (!?), perchè – come dice Franco Percuoco, uno dei delegati Fiom partecipanti alla trattativa - “non accettare significa buttare per strada 5 mila persone, firmare equivale a riscrivere la storia dei rapporti sindacali nel paese. Certo il direttivo nazionale valuterà, ma con quali margini di trattativa. Nessuno”. Ma, allora, che lo fate a fare il direttivo? Certo che Percuoco dimostra grande coscienza di classe e coscienza democratica!
Il segretario regionale Mascoli dichiara: “Se firmiamo in Italia è finito il sindacato e quell'accordo sarà preso ad esempio in tutte le fabbriche del paese”. Proprio per questa ragione, diciamo noi, non esiste che questo accordo possa essere accettato anche se per assurdo passasse col 99,99% dei voti degli operai di Pomigliano. Proprio perchè è in discussione l'esistenza stessa del sindacato, oltre che della Costituzione, a nessuno è permesso di accettare quest'accordo se non facendosi complice della distruzione della Costituzione, del sindacato stesso e del movimento dei lavoratori.
Ma Mascoli aggiunge dopo: “Siamo di fronte ad un ricatto, i lavoratori sono messi nelle condizioni di non poter scegliere”. Con questo ragionamento, i padroni hanno già vinto, il fascismo ha carta bianca. Ma questa è appunto la posizione di chi non vuole realmente combatterlo.
Subito dopo, però, Il Manifesto abbandona gli indugi e lascia campo libero ai delegati dei sindacati che sostengono l'accordo.

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