Le prime notizie che abbiamo da questo sciopero sono di due
tipi. In tante fabbriche non si sciopera, scioperano i delegati, gli attivisti
stretti di Fim/Fiom/Uilm che molto spesso non scioperano ma in realtà sono in
permesso sindacale e danno vita a presidi e manifestazioni che non vedono certo
la partecipazione numerosa dei lavoratori. È il caso delle principali fabbriche del sud:
ieri mattina alle Acciaierie, nell'appalto dove lavorano attualmente 3.000
operai, l'ingresso è stato massiccio e la partecipazione allo sciopero non è
quantificabile, ma pensiamo che questo riguardi anche altre
realtà.
C'è da tener conto che alle Acciaierie quasi più della metà degli operai nell'appalto non hanno il contratto metalmeccanico perché padroni e sindacati hanno via via accettato i livelli sempre maggiori di precarizzazione dei lavoratori. Tanti operai sono stati passati al contratto multiservizi che rende questi lavoratori meno pagati, più insicuri e più precari; ed è evidente che senza rimuovere questo ostacolo, per fare l'esempio dell'appalto dell'Acciaierie, è difficile poter fare uno sciopero unitario.
Naturalmente i presidi vengono pubblicizzati dalle
organizzazioni sindacali e sostenuti dalla stampa amica nelle varie città, ma
in realtà nella maggior parte delle fabbriche lo sciopero ha avuto una modesta
riuscita. Noi non ne siamo certo contenti, soprattutto perché senza la
mobilitazione degli operai nelle fabbriche - in tutte le
fabbriche e non a macchia di leopardo come è attualmente sostanzialmente la
partecipazione di operai a questi scioperi - è fondamentale
per avere il clima adatto in cui discutere e far avanzare i lavoratori su tutti
i temi della situazione politica nazionale e internazionale e prima fra tutti il piano di riarmo e di guerra che riguarda anche tante fabbriche o divenute
belliche in espansione o che si vanno trasformando nel quadro dell'economia di
guerra in fabbriche anch'esse legate alla partecipazione degli Stati e dei
governi imperialisti alla guerra.
Certo il Capitale va dove ci sono profitti e se i profitti vengono
dalla guerra i capitalisti vi si buttano a tuffo con le loro
multinazionali, e di questo occorreva parlare anche con gli operai ieri in
sciopero proprio perché siamo di fronte a un contratto in cui i padroni negano
aumenti salariali dignitosi (non che fossero dignitosi quelli richiesti da Fim/Fiom /Uilm
ma sicuramente si poteva e si doveva rivendicare molto di più).
Ma le rivendicazioni lasciano il tempo che trovano se poi di fronte ai padroni che offrono il nulla i sindacati che organizzano la maggioranza degli operai metalmeccanici tuttora non alzano il tiro nella lotta salariale, nella lotta contro la precarietà, nella lotta contro le morti sul lavoro e la situazione della
insicurezza sul lavoro e di fronte ai piani di ristrutturazione che fanno sì che si vada verso la guerra, l’industria bellica e la riconversione al contrario di quello che chiede da sempre il movimento per la pace: la riconversione delle industrie belliche.Questa riconversione c'è ma al contrario di ciò che rivendica il movimento per la pace e nelle fabbriche non si apre né una discussione seria né uno scontro di posizione su questo.
Noi siamo perché si arrivi a uno sciopero generale che metta
in discussione non soltanto la politica economica di questo governo (come quella di
tutti i governi dei padroni in Italia, come negli altri paesi imperialisti), ma
che metta in discussione la politica di guerra e di repressione che sta
diventando il centro di tutti i governi imperialisti al di là delle loro
differenze che dipendono essenzialmente dallo sviluppo disuguale del capitalismo
che porta i capitalisti più grandi a far la guerra a quelli più piccoli, in un quadro di scontri tra multinazionali.
In questo si innesta la politica dei dazi dell'imperialismo
americano, la nuova presidenza Trump che sta spingendo il piede verso
l'acutizzazione della guerra commerciale e impone con la forza il suo programma
“America prima di tutti”; che poi diventa in ogni paese “Germania prima di tutti”,
a volte travestito da “Europa prima di tutti”, “Italia prima di tutti”, in cui
il nostro governo si trova come il "cacio sui maccheroni" ma collocato a fianco
di Trump e quindi anche in contraddizione con gli altri governi europei che
vedono sempre di più nel governo Meloni una sorta di quinta colonna
dell'imperialismo americano, cosa che non piace a fette consistenti dei padroni
anche italiani che hanno interesse di restare al carro dell'Europa imperialista
e dei suoi governi.
Ma tornando al punto chiave su cui oggi stiamo da tempo ragionando,
gli operai non hanno né forza sindacale nel nostro paese attualmente e meno che
mai rappresentanza e forza politica per difendere i loro interessi di classe
sia sul piano del salario, del lavoro, delle condizioni di lavoro, della sicurezza, della Sanità,
dei servizi sociali, sia sul piano politico, vale a dire con un proprio partito
che rappresenti gli interessi contrapposti ai padroni e al loro sistema capitalistico.
Gli scioperi sono un elemento centrale della ripresa non solo della lotta operaia ma del luogo dove si può sviluppare la discussione, la formazione, l'agitazione, la propaganda per elevare la coscienza dei lavoratori e delle loro avanguardie affinché prendano nelle loro mani la lotta non solo sindacale ma la lotta politica in questo paese contro padroni e governo, con un'ottica internazionale; perché gli operai e i proletari di tutto il mondo si trovano a fronteggiare le stesse situazioni, sia nei paesi imperialisti/ capitalisti sia nei paesi dipendenti e oppressi dai paesi imperialisti.
Recentemente abbiamo avuto un grande sciopero in Grecia con gli operai che hanno preso nelle loro mani la lotta e lì era
innanzitutto contro le morti sul lavoro che racchiudeva l'esito più tragico per
i lavoratori delle situazioni di sfruttamento, precarietà, in cui tutti i lavoratori
compresa la grande parte di essi che sono migranti che pagano un costo doppio al sistema di sfruttamento del Capitale.
Uno sciopero generale che ha visto una forte partecipazione
dei lavoratori e intorno a essi una mobilitazione di studenti, disoccupati e
altri settori sociali che non ci stavano.
Questo è avvenuto in Grecia come l'anno scorso è avvenuto in
Francia intorno alla questione delle pensioni e che sta riprendendo
piede proprio di fronte al fatto della scelta di Macron di lavorare in prima
persona con il suo governo e il suo sistema per la guerra.
Quindi lo sciopero dei metalmeccanici che racchiude il cuore
del proletariato e dei lavoratori italiani era ed è una delle condizioni
necessarie per avere nel nostro paese un'autentica lotta di classe e
un'autentica lotta proletaria di massa che permetta di mettere in discussione
gli attuali rapporti di forza tra padroni/Stato/governo e operai.
Certo il governo Meloni è un governo formato anche da rappresentanti
diretti dei padroni - ad esempio Crosetto è sui libri paga delle multinazionali
della guerra, della Leonardo e di tutto il sistema che lavora per la guerra nel
nostro paese - fatto di ministri corrotti come la Santanchè - e ora sta venendo
fuori che la Calderone, la cosiddetta "ministra del lavoro" che in realtà è consulente dei padroni
anche nelle vertenze sindacali e nelle vertenze sociali che riguardano i
lavoratori, è un personaggio corrotto che ha conseguito la
laurea attraverso sistemi truffaldini di cui il giornale il Fatto Quotidiano
sta documentando. E’ inutile fare il caso dei ministri dell'ambiente che
lavorano in realtà contro l'ambiente, per il nucleare, i ministri della Scuola
che, oltre che essere fascisti, reazionari e conservatori, lavorano per un
massiccio ingresso delle aziende, delle industrie belliche nella scuola.
Quindi tutto un governo organicamente legato ai padroni, organicamente legato ai ricchi, ai corrotti in questo paese che meriterebbe una opposizione seria sul piano politico, cosa che non c'è vista la natura ormai dall'altra parte della barricata che è rappresentata dai cosiddetti partiti di sinistra – PD e satelliti.
Sostanzialmente i lavoratori non hanno nelle loro mani gli strumenti necessari per sviluppare sia la lotta sociale, sindacale, sia la lotta politica e quindi il grande problema che abbiamo da ora - e non solo e non sappiamo ancora per quanto – è ricostruire il partito della classe operaia, il sindacato di classe, il fronte unito proletario e popolare.
Lo sciopero di ieri poteva essere un'occasione per discutere
con le avanguardie operaie anche di questo, ma naturalmente questo è stato
possibile solo in alcuni casi e senza alcun tipo di piano e di organizzazione
che lo supporti.
Questo è il lavoro che però facciamo anche con lo strumento della Controinformazione rossoperaia/ORE 12
Notizie da dove siamo intervenuti direttamente
Milano
Oggi, alla manifestazione prevista per lo sciopero, in tutto poco più di 400/450 in stragrande maggioranza fiom e sparuta presenza fim e uilm. Abbiamo volantinato la posizione del coordinamento nazionale dello Slai cobas, ben accolta nello spezzone fiom con discussione su riarmo, costruzione di un fronte di classe contro la guerra, contro la cisl e il governo Meloni; necessità di fare come negli anni 70 e di una rivolta sociale vera. Diffuse copie di ORE 12 Controinformazione rossoperaia.
Taranto
Volantinaggio alle portinerie Acciaierie e in particolare dell'appalto, dove non c'era nessuno dei sindacalisti promotori dello sciopero, ma solo uno striscione per il contratto; i delegati che con la scusa del presidio alla Confindustria praticamente hanno lasciato i lavoratori – in tantissimi sono in cassa integrazione - senza alcun riferimento e di conseguenza hanno lasciato campo libero al fatto che gli operai entravano.
Abbiamo affisso locandine a tutte le portinerie - diffuse tante copie di ORE 12, fatte scritte murali ai cancelli durante il volantinaggio. Molte discussioni con gruppi di operai che denunciavano la "nullità" dell'azione dei sindacati confederali e facevano una forte denuncia delle condizioni di lavoro e contrattuali.
Bergamo
Siamo stati presenti con striscione al concentramento, diffusione controinformazione rossoperaia. Corteo a Bergamo breve e con scarsa partecipazione operaia, prevalenza apparato di delegati attivisti (lo spezzone fiom era più piccolo rispetto a quello dello sciopero generale), terminato in una piazza nascosta del centro cittadino. ORE 12 controinformazione rossoperaia è stato accolto con interesse. Nonostante la scarsa presenza di operai è riusciti a parlare e confrontarsi soprattutto con operai di alcune medie aziende e un po' più a lungo con giovani operai dell'acciaieria Tenaris e delegato della Same (che come operai era quello più numeroso). Con questi operai si è condivisa la questione - che abbiamo portato con lo striscione - della necessità di partire dalla situazione non adeguata/arretrata per cambiarla collegando i temi del contratto a delle forme di lotte adeguate, fare il collegamento necessario con il riarmo, la guerra, il fascismo del governo che avanza e il ruolo collaborazionista della CISL, la necessità dello sciopero generale da costruire dal basso. Ovviamente è un lavoro su cui tornare nelle fabbriche per animare discussioni tra i lavoratori, e dalle prese di posizione alle lotte e scioperi sui posti di lavoro, che non vengono alimentati a causa della linea della fiom in primis, ma che nello stesso tempo lascia un terreno vuoto da riempire con i contenuti del nostro lavoro autonomo, nella situazione attuale in cui la "rivolta sociale" è diventata per Landini il referendum, visto anch'esso come forma di lotta. Nella discussione è emerso che quello che più serve per il risveglio della classe operai sono proprio gli scioperi e non il voto.
Palermo - Fincantieri
Il tempo oggi tipo diluvio ostacola in parte il volantinaggio, diffuse comunque decine di copie di ORE 12 controinformazione rossoperaia e centinaia di volantini
A Palermo non c'è stata manifestazione - La manifestazione si è fatta a Siracusa e da Palermo ha partecipato una delegazione soprattutto di delegati, di operai ditte con atteggiamento scettico. Pesa la ricattabilità occupazionale: "ci pressano di non scioperare", dicono gli operai.
Pochi operai Fincantieri. "Il lavoro per ora c'è... traghetto per la Sicilia e manutenzione pezzi che arrivano...". Nessun accenno da parte degli operai alla Fincantieri produzione militare, lo portiamo noi l' argomento.
Un operaio Fincantieri ci dice a proposito delle bandiere dei sindacati confederali: che serve mettere queste bandiere? Si doveva fare almeno un picchetto ma non lo hanno organizzato
Alcuni operai sconcertati su vicenda operaie Beretta e accordo bidone Cgil contro operaie, per un aumento salariale della miseria di 2,19 euro, che abbiamo portato nella discussione
Gli operai immigrati prendono il volantino più volentieri, lavorano alle ditte di appalto e aumentano - sono per lo più giovani.

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