giovedì 27 marzo 2025

pc 27 marzo – Il governo fascista protegge l’assassino stupratore libico Elmasri mentre fa spiare chi salva vite umane

Le costanti menzogne del governo della fascista Meloni sparse a piene da tutti i suoi ministri in tutti gli ambiti, vengono smentite quotidianamente, in questo caso si tratta dello spionaggio messo in atto, con la tecnologia dei naziosionisti, contro le Ong che salvano vite umane.

Il vecchio fascista Mantovano, autorità delegata di governo nientemeno che per la sicurezza della Repubblica “avrebbe ammesso al Copasir che Mediterranea e i suoi attivisti sono stati spiati dai servizi segreti con il software militare Paragon Graphite perché considerati un «pericolo per la sicurezza nazionale»”, è questa la dichiarazione di Mediterranea Saving Humans sullo spionaggio da parte del governo che riportiamo sotto, pubblicata oggi da il manifesto

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La Libia è il buco nero della politica italiana

Spiati Il segreto è miseramente crollato. Siamo stati spiati perché denunciamo la complicità dello Stato con le bande criminali nella tratta degli esseri umani

Migranti intercettati e reclusi nel centro di detenzione di Zawiya, 50 km a ovest di Tripoli, Libia – foto Ansa

Beppe Caccia*

C’è un filo nero che lega i clamorosi casi che nel volgere di un mese hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica le scelte del governo e l’utilizzo degli apparati di Stato. Prima con il rilascio del criminale ricercato dalla Corte penale internazionale Elmasri.

Poi con l’indisturbata visita a Roma dell’altrettanto criminale Gheniwa, e nel mezzo con la vicenda dello spionaggio informatico con il potente spyware di Paragon. Questo filo si chiama Libia.

Ieri abbiamo appreso da fonti giornalistiche che, dopo quasi due mesi di pressione pubblica e

giudiziaria, il sottosegretario Alfredo Mantovano, autorità delegata di governo, avrebbe ammesso al Copasir che Mediterranea e i suoi attivisti sono stati spiati dai servizi segreti con il software militare Paragon Graphite perché considerati un «pericolo per la sicurezza nazionale».

Sono stati presi con le mani nella marmellata. È tutto da provare se tale attività sia stata svolta con tutti i crismi della «legalità». Ma di sicuro sarà difficile per il governo accamparne la legittimità. Il fatto che ordini di spiare attivisti per i diritti umani, oppositori politici e giornalisti, non doveva, nei loro piani, venire alla luce. E invece è stata scoperta e denunciata, a livello globale, un’operazione segreta, degna di un regime.

Non solo. Un paradosso clamoroso è ora sotto gli occhi di tutti: per questo governo un criminale del calibro di Elmasri, fatto fuggire dall’arresto e riportato a casa, a Tripoli, in quell’aeroporto di Mitiga dove gestisce un campo di concentramento, addirittura accompagnato con un volo di Stato, è una «risorsa fondamentale per l’interesse nazionale». Un criminale del genere, che ha ucciso, stuprato, torturato persone innocenti, e che può continuare ad arricchirsi con i suoi traffici (persone migranti, droga, petrolio, armi) grazie all’impunità di cui gode, è sotto protezione.

Mentre chi si adopera per salvare vite, per aiutare donne, uomini e bambini prigionieri nei campi o abbandonati in mezzo al mare, per questo governo è un «pericolo per la sicurezza nazionale». Il Re è nudo.

Un’ulteriore considerazione: siamo convinti che non ci fosse alcun bisogno di usare questo software militare per spiarci. Da quando esistiamo siamo sottoposti a ogni genere di controllo. Tutto questo è parte delle inchieste giudiziarie condotte in questi anni nei nostri confronti, e che sempre hanno dimostrato l’assoluta estraneità al reato che ci viene ossessivamente contestato: il famigerato «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». Che cosa cercavano dunque i servizi segreti, attraverso questo sofisticato spionaggio, degno di Matrix, nei nostri telefoni? Per questo siamo preoccupati per la sorte di tante persone ancora trattenute in Libia e con cui siamo in contatto. Persone che ogni giorno rischiano la vita testimoniando contro le violenze e gli abusi commessi da quelle milizie, con cui il governo italiano collabora.

Dopo quasi due mesi dunque, il «segreto di Stato» è miseramente crollato. Ed è abbastanza chiaro che la Libia è il buco nero degli ultimi dieci anni della politica italiana, con il suo groviglio di interessi che intrecciano questioni geopolitiche ed energetiche, e la brutale gestione delle frontiere esterne dell’Unione europea. In nome della ragion di Stato, ogni mezzo viene utilizzato per difendere questi interessi. Ma questa ragion di Stato comprende la complicità con milizie e bande criminali, affari sporchi, violenza feroce contro persone innocenti e indifese, azioni illegittime e incostituzionali. Chi denuncia e si oppone attivamente diventa un bersaglio.

Per la prima volta in dieci anni tutto questo è stato smascherato e può diventare un argomento centrale di riflessione per l’opinione pubblica e nelle sedi istituzionali. Il tema della violenza esercitata contro le persone migranti è finalmente diventata una questione di democrazia, per tutti. Sono coinvolti molti livelli, ma abbiamo la straordinaria opportunità non solo di denunciare i giochi sporchi di chi sta al potere, ma anche di cercare di cambiare davvero le cose. Oggi più che mai, la solidarietà e la fratellanza sono le nostre armi più potenti.

*Mediterranea Saving Humans

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