Il 28 marzo ci sarà lo sciopero dei metalmeccanici.
1.500.000 operai metalmeccanici, il 6,2% della forza lavoro, sciopera giustamente perché sono senza contratto. Questo è sulla base però di una mobilitazione imperniata, per quanto riguarda Fiom/Fim/ Uilm, su delle posizioni che lasciano spazio, come sempre, ad una via di fuga per i padroni e per il Capitale. Si legge nella locandina di indizione che “è ora di contrattare per il bene dell'industria, dei lavoratori e del paese per aumentare i salari, ridurre l'orario, stabilizzare i rapporti di lavoro, garantire la salute e la sicurezza anche dei lavoratori dell'appalto”. Sicuramente queste parole d'ordine sono importanti, il problema è che dobbiamo fare i conti con la situazione oggettiva e inquadrarla nel punto centrale.
La trattativa del contratto dei metalmeccanici si è rotta su
un problema essenziale per quanto riguarda lo scontro tra la classe operaia e
il Capitale, tra lo sfruttamento e i livelli sempre più pesanti di rapina del
plusvalore non pagato all'operaio, si è rotta sulla questione del salario.
Proprio in questi giorni viene messa al centro dalla
borghesia, dai sindacati, la lotta per il salario, ma vediamo un attimino come
viene descritta.
Giustamente Landini dice che il governo e i padroni stanno di fatto programmando la riduzione del potere di acquisto dei salari anziché tutelare il loro potere di acquisto. Questo sta avvenendo anche nel settore metalmeccanico, praticamente dicono che è fondamentale rinnovare il contratto – sottolineano
Fiom/Fim/Uilm - per garantire certezze ai lavoratori e alle imprese che vogliono regole più chiare per difendersi dalla concorrenza sleale.Se questi sono i presupposti c'è qualcosa che non quadra, che è meglio chiarire perché bisognerebbe chiedersi: ma il sistema di produzione capitalistico può permettersi questo o è necessario ricostruire i rapporti di forza tra la classe operaia e il Capitale per poter ottenere questi aumenti? Per quello che riguarda gli aumenti è bene comunque ricordare di quale siano le proporzioni: i sindacati metalmeccanici chiedono 280 euro di aumento in tre anni (che anche questa è una richiesta molto insufficiente), mentre i padroni hanno ribaltato il tavolo dicendo che propongono 173 euro in tre anni, soldi tra l'altro neanche sicuri ma solo nel caso in cui si realizzi l'indice dei prezzi di consumo armonizzato al netto dei prezzi energetici importati, preventivato dall'Istat nel giugno 2024. Qualora questo valore non fosse in linea con le stime, gli aumenti salariali per gli anni 2025-2026-2027 potrebbero essere più bassi e questo fa il paio con quello che è uscito anche dalle statistiche, e cioè che l'Italia e gli operai italiani si troviamo tra i paesi del G20 con gli aumenti di salario, con i salari più bassi, dove si fanno delle proporzioni, parlano di percentuali di meno 8,7 rispetto agli anni precedenti. Ma il problema non è solo questo dei dati, il problema è la prospettiva su cui siamo chiamati a mobilitarci e che purtroppo presenta ancora delle illusioni e delle vie di fuga per il Capitale.
Da un lato i sindacati di categoria dicono a gran voce che
una crescita dei salari farebbe bene al sistema Italia perché consentirebbe di
aggredire uno dei mali più perniciosi della nostra economia, la debolezza della
domanda interna. Su questo punto è bene
rifarsi comunque alle questioni del marxismo, di Marx, di “Salario-prezzo-profitto”.
Primo: recuperare l'aumento salariale non vuol dire aumento del salario, ma in
ogni caso un aumento della spesa interna potrebbe essere in parte agevolato
solo nel caso di un aumento effettivo dei salari, cosa che invece non viene
prospettata perché questo significa solamente, anche rispetto all'indagine
dell'Istat, un adeguamento all'inflazione e quindi al fatto che il potere
d'acquisto dei salari è stato eroso in tutti questi anni e continua a essere
eroso da un aumento dell'inflazione - Landini parla del 16% di un'inflazione
complessiva.
Sempre i sindacalisti dicono agli imprenditori che aumentare
i salari, come vi abbiamo chiesto, aiuterà la ripresa dell'economia. Questo tra
l'altro vuol dire che la ripresa dell'economia non è altro che la ripresa dello
sfruttamento, infatti in questo elemento c'è anche un paradosso del contratto
dei metalmeccanici perché come viene analizzato in un articolo che dice che le
relazioni industriali nel settore metalmeccanico sono molto buone. Da quando fu
avviato il rinnovo del contratto del 2016 sono stati compiuti passi in avanti,
in sostanza è stato messo un nuovo sistema classificatorio, è stato ridotto l'orario
di lavoro e quindi questo ha consentito di attenuare in maniera sensibile la
durezza dell'inflazione. Per quanto riguarda la crescita salariale, che
impropriamente viene chiamata così, tutto è stato legato a quello che è invece
il welfare contrattuale interno, qua viene detto che è stato strutturato per
andare incontro alle esigenze dei lavoratori, ma questo non è altro che parte
del salario che è stato tolto dal salario effettivo ed è stato legato poi anche
ai premi di produzione, agli accordi interni, che sono sempre legati
all'aumento dello sfruttamento della forza lavoro, all'aumento dell'intensità
del lavoro dell'operaio. Su questo dato è bene riprendere integralmente un
passo che riguarda la formazione operaia
marxista che stiamo facendo, dove Marx spiega come la lotta per aumenti
salariali è di fatto una lotta di recupero di un salario che il Capitale con i
suoi interventi ha già abbassato, quindi se l'operaio non facesse questa lotta
non solo non avrebbe un aumento del salario, ma vedrebbe il suo salario
ulteriormente diminuito.
Il nodo centrale è appunto che l'aumento generale del livello dei salari non incide sui prezzi
delle merci, ma sui profitti, quindi un aumento generale dei salari
provocherebbe una caduta del saggio generale del profitto senza esercitare
alcuna influenza sui prezzi medi delle merci e sui loro valori. Questa è
una questione molto importante perché rimette al centro il problema della lotta
per il salario intesa come una battaglia centrale per riavviare uno scontro
anche più generale da parte degli operai, ma su questo bisogna che gli operai
prendano coscienza di questa situazione, il sistema capitalistico non può
permettere questa cosa se non perché i rapporti di forza consentono di
strappare questi risultati. E’ proprio per questo che i padroni affermano che
se dovessero aumentare il salario andrebbero in crisi, infatti i padroni
affermano, affrontando i dati sulla congiuntura del settore metalmeccanico che
sono pessimi, che nel 2024 la produzione rispetto all'anno precedente è scesa
del 4,2% ed è più di un anno che fa segnare i dati in negativo. Dicono che
questo non accade solo in Italia perché sempre da un anno all'altro la
produzione è calata in Europa del 5,6% il che significa che non si può sperare
in una forte ripresa delle esportazioni.
Quindi ci troviamo in un contesto in cui il governo mette i
soldi per le armi e non certo fino adesso ha avuto l’intenzione di intervenire
nel contratto dei metalmeccanici per fare quello che dicono i sindacati
confederali. Quindi i padroni dicono, con Federico Visentin, Presidente di
Federmeccanica, che si è chiuso un anno durissimo, le prospettive preoccupano,
il settore è a rischio. Dall'altro lato aumentare la domanda interna e le
esportazioni per la situazione più generale in cui tra l'altro con i
sommovimenti geopolitici, i dazi di Trump, la prosecuzione delle guerre in
atto, come dicono gli stessi analisti borghesi, molto difficilmente potrà
migliorare.
Per cui se questo è il contesto è bene che gli operai in
questa lotta per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, ma in
tutte le lotte, debbano prendere coscienza della posta in gioco, della lotta
tra il Capitale che cerca costantemente di ridurre i salari al loro limite
fisico minimo e di estendere la giornata di lavoro al suo limite fisico
massimo. Pertanto l'operaio, come dice Marx, deve esercitare una pressione in
senso opposto e quindi, come abbiamo detto all'inizio, la questione si riduce ai rapporti di forza delle parti in lotta. Quindi
la lotta per il salario incide sui profitti, sul saggio di profitto e che
quindi se aumentano i salari si riducono i loro profitti, se diminuiscono i
salari aumentano i loro profitti e questo è il nodo centrale che dobbiamo
mettere in campo rispetto a questa battaglia che dobbiamo fare.
Infatti, come è successo in questi anni, quando i rapporti
di forza tra padrone e operai fanno sì che gli operai non ottengano aumenti dei
salari e quindi il loro salario cala e i prezzi continuano allo stesso ad
aumentare e mentre difendono l'aumento dei profitti o la tenuta di essi il
salario cala.
Pertanto concludendo, quando Landini parla e dice che serve
una vertenza sui salari non parla in questo senso ma parla per attivare
un'altra soluzione per le imprese, parla di economia nazionale, parla di
investimenti, macchine, che vuol dire aumentare la quantità di lavoro
necessario che viene tolta agli operai e quindi sempre per aumentare i guadagni
dei padroni e questa è una via perdente che ci ha portato in tutti questi anni
a perdere il salario in Italia e anche in maniera minore negli altri paesi.
Terminiamo dicendo che in questo quadro nello sciopero
generale di 8 ore indetto per il 28 marzo per il contratto - a cui invitiamo comunque gli operai a
partecipare - è importante che le avanguardie operaie svolgano un ruolo
d'indicazione di una piattaforma alternativa e soprattutto considerano in
questo sciopero un'occasione, un'opportunità per un vero sciopero generale.
Un vero sciopero generale perché lo scontro anche per il
contratto è uno scontro contro i padroni, contro il governo, contro lo Stato,
che vanno verso la guerra, la reazione e il peggioramento delle condizioni di vita
dei lavoratori, dei proletari e delle masse. Uno sciopero generale dal basso,
uno scontro prolungato che dica chiaramente parole d'ordine chiare come “lavoro/non
guerra”, che metta al centro gli interessi dei lavoratori e della classe
operaia contro gli interessi dei padroni e dei loro governi.
Questo non solo è possibile ma è necessario come dimostrano anche lo sciopero recente di migliaia di lavoratori che è successo in Grecia dove era tra l'altro non era solo sul salario ma sulla questione dei morti sul lavoro, della sicurezza dei lavoratori. Questo ci dice che la strada è lunga e tortuosa ma è possibile ribellarsi a questo sistema e non abbiamo come classe operaia altra soluzione che questa.
Slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
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