giovedì 27 marzo 2025

pc 27 marzo - Vita, terra e libertà per il popolo palestinese, no alla repressione della sua Resistenza! La mobilitazione a L'Aquila


Vita, terra e libertà per il popolo palestinese,
no alla repressione della sua Resistenza!

Secondo l’Euro-Mediterranean Human Rights Monitor, l'occupazione militare israeliana sta uccidendo più di 103 palestinesi al giorno dalla ripresa della guerra di sterminio a Gaza, portando il macabro bilancio delle vittime a oltre 50mila dal 7 ottobre 2023 (70mila secondo fonti come Lancet). Stime purtroppo ancora grossolane, che includono solo i martiri identificati per nome e numero di identificazione civile tramite il ministero della Salute assediato a Gaza.  Se a questi si aggiungono i decessi per fame, freddo, mancanza di cure mediche, il numero dei martiri, secondo uno studio di Susan Abulhawa pubblicato su The Electronic Intifada 9 mesi fa, supererebbe ragionevolmente questa cifra del 260%. Il tutto senza contare le migliaia di persone rapite e torturate a morte nei centri di detenzione israeliani, o i prigionieri e le prigioniere che sono morte in condizioni difficili, così come non includono i palestinesi uccisi e torturati a morte in Cisgiordania.

L’orrore poi non si misura solo nel numero delle vittime, ma nelle ferite inflitte alla dignità umana. L’uso sistematico della violenza sessuale, riproduttiva e altre forme di violenza di genere da parte di Israele dal 7 ottobre 2023 è stato nuovamente denunciato dalla Commissione internazionale e indipendente d’inchiesta sui territori palestinesi occupati, in un rapporto intitolato «Più di quanto un essere umano possa sopportare».

Oltre la distruzione fisica di Gaza, il documento svela un sistema di oppressione che si accanisce sui corpi delle donne, sulle loro scelte riproduttive, sulla loro stessa esistenza. Crimini efferati, feroci, «atti genocidari» calcolati dallo stato sionista, per «provocare la distruzione fisica dei palestinesi» e riconosciuti come i peggiori crimini dallo Statuto di Roma, trattato internazionale istitutivo della Corte penale dell’AIA. Il dossier descrive ospedali materni colpiti, accessi negati alle cure, donne costrette a partorire in condizioni medievali, mentre il cibo e l’acqua vengono usati come strumenti di sottomissione. E poi ci sono i racconti di violenze inflitte come forma di dominio, di umiliazione, di annientamento identitario. Il rapporto documenta casi di stupri, molestie sessuali e altre forme di violenza di genere perpetrate dalle forze di sicurezza israeliane e da coloni nei territori occupati. In particolare, denuncia episodi di violenza sessuale contro uomini e donne palestinesi durante arresti e detenzioni, sottolineando che questi atti sono stati filmati e diffusi come strumento di terrore psicologico.

E l’Italia, che pure ha aderito al Trattato, non solo tace di fronte ai crimini dello stato terrorista di Israele, ma vi partecipa, sia indirettamente con il sostegno politico, militare, industriale, commerciale ed accademico all’entità sionista, sia direttamente, imprigionando un partigiano palestinese, Anan Yaeesh, e processandolo insieme ad altri 2 cittadini palestinesi per terrorismo, facendo propria la narrazione sionista, tipicamente fascista, secondo cui i carnefici si dipingono come vittime e le vittime come carnefici.

La partecipazione attiva del governo italiano ai crimini di guerra israeliani emerge dalla stessa vicenda giudiziaria che ha portato Anan a processo, e che trapela dalla sua dichiarazione spontanea, quando afferma «Nella prima udienza estradizionale di febbraio 2024, ho chiesto alla Corte di Appello e al Procuratore Generale di non consegnare i contenuti dei miei telefoni cellulari agli israeliani, in quanto contenevano informazioni riservate che detenevo in qualità di resistente palestinese, di comandante partigiano. Mi è stato risposto che ciò non sarebbe accaduto, poiché erano consapevoli che eravamo in guerra e che l’Italia è neutrale. Tuttavia, sono rimasto sorpreso nel sapere che ad aprile scorso tutte le informazioni contenute nei miei cellari sono state passate agli israeliani. In questo modo, avete violato ogni principio di sicurezza e lo stesso diritto internazionale, diventando di fatto partecipi degli israeliani in questa guerra, aiutandoli nella repressione delle legittime aspirazioni di un popolo oppresso»
Processando Anan il 2 aprile, ciò che lo stato italiano vuole fare è processare la legittima lotta di liberazione del popolo palestinese, calpestando il diritto internazionale che riconosce esplicitamente il diritto dei popoli oppressi alla resistenza armata (un diritto che torna utile solo quando si invocano le piazze per il riarmo e per gli interessi delle potenze occidentali, ma che puntualmente viene negato quando riguarda un popolo che resiste a un’occupazione coloniale).
Noi non permetteremo che ciò accada sotto silenzio e che questo processo diventi un pericoloso precedente per la repressione della solidarietà e della lotta palestinese: il 2 aprile dalle ore 9:30 saremo ancora sotto il tribunale in solidarietà ai palestinesi sotto processo, perché la Resistenza non è un crimine, il genocidio sì.
E il 29 marzo, dalle ore 17, saremo in Presidio ai Quattro Cantoni per denunciare tutto questo, in solidarietà con le nostre sorelle e i nostri fratelli palestinesi, per difendere il diritto alla vita, alla terra, alla libertà, ma anche alla lotta del popolo palestinese che con questo processo si vorrebbe ancora una volta negare. E lo faremo proprio alla vigilia della giornata della terra palestinese, con cui si commemorano i 7 caduti arabi-palestinesi, tra cui una donna, barbaramente uccisi il 30 marzo 1976 dalle forze di occupazione israeliane durante una lotta popolare per difendere il proprio diritto alla terra.

Di seguito il volantino di Fuori Genere che sarà distribuito al presidio, e il messaggio di una donna palestinese di Tulkarem, la città di Anan, che leggeremo:


"#Anan Yaish 🇵🇸 ✌️ Non è un terrorista e non ha alcun legame con il terrorismo
Difendere la patria è un diritto legittimo, e il vero terrorismo è quello che il mondo ignora, soprattutto il governo italiano.
Il vero terrorismo è quello praticato contro il nostro popolo in Palestina e tutto ciò che viene fatto con l'arroganza della brutale occupazione nella nostra patria, dalle uccisioni, alle prigioni, ai saccheggi e alla privazione delle libertà.
Uccidere bambini, anziani e donne, come si chiama? Oppure il mondo e il governo italiano sono diventati ciechi di fronte al vero significato del terrorismo?"

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