In attesa delle decisioni della Corte d’Appello, che dovrebbero arrivare oggi, sulla deportazione
dei migranti in Albania, un collegio di giudici di Brescia stabilisce con una
sentenza che l’Albania non è un Paese sicuro, accogliendo la richiesta di
status di rifugiata ad una donna albanese che era arrivata anni fa in Italia da
minorenne.
La donna, secondo la notizia che ne dà il Giornale di Sicilia
di oggi, dichiara che era stata “Venduta
da mio padre ad un trafficante che mi ha portata in Italia e fatta prostituire …
Il Tribunale di Brescia ha creduto al racconto di una trentenne nata a Durazzo
e ha accolto il ricorso della donna. Non può essere espulsa perché
tornerebbe in un Paese, l’Albania, che i giudici bresciani non ritengono sicuro.
È innegabile che se la donna facesse ritorno in Albania si ristabilirebbe in
uno Stato dove potrebbe essere facilmente rintracciata e vittima del fenomeno
di re-trafficking, ben potendo ricadere nella medesima forma di sfruttamento …
- ha scritto il collegio presieduto da Mariarosa Pipponzi nella sentenza … L’Albania
- si legge nel provvedimento – è considerata un Paese di origine, transito e
destinazione per uomini, donne e bambini sottoposti alla tratta per
sfruttamento sessuale e sfruttamento lavorativo ... Le donne albanesi e
i bambini – prosegue – sono sottoposti allo sfruttamento sessuale e
lavorativo all’interno del Paese, specialmente durante la stagione turistica.
I trafficanti usano false promesse come matrimoni o lavoro per obbligare le
vittime allo sfruttamento ed è molto diffuso anche l’uso dei social per il
reclutamento delle vittime ... La donna – madre di una figlia che mantiene
personalmente con il lavoro regolare che ha a Brescia – in Albania
rischierebbe di finire nuovamente nelle mani dei trafficanti anche perché le
autorità – scrive il Tribunale bresciano – non investono molte energie
nell’identificazione delle vittime di tratta nella prostituzione così come gli
ispettori del lavoro non hanno adeguata formazione per identificare le vittime
di lavori forzati.”
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