mercoledì 11 dicembre 2024

pc 11 dicembre - Corrispondenza dalla manifestazione di Calenzano dopo la strage all'Eni

Un triste rituale

Difficile trovare parole migliori per descrivere il presidio indetto per oggi pomeriggio dai sindacati confederali contemporaneamente allo sciopero generale provinciale di 4 ore per protesta contro la strage in cui sono morti 5 operai e 26 sono rimasti feriti, alcuni molto gravemente.
Rituale a partire dalla stessa scelta del luogo, la piazza del vecchio municipio del paese, non vicina al luogo della strage, dove avrebbe richiamato i lavoratori della zona industriale circostante in sciopero e avuto un ben più forte impatto.
E così non drappelli di lavoratori in sciopero ma delegazioni dai diversi posti di lavoro - anche da fuori provincia - hanno riempito la piccola piazza, in tutto 2-3000 persone.
Eppure all'inizio rabbia e dolore in piazza erano, palpabili come il silenzio che ha preceduto e aperto il presidio, prima degli interventi.
Hanno aperto alcuni delegati sindacali della provincia, compreso un collega di lavoro di uno dei lavoratori uccisi, che hanno testimoniato le difficoltà di chi sui posti lavoro provi a lottare per la sicurezza: "ci vuole coraggio, spesso ci sentiamo soli e spesso nessuno ci ascolta", ha detto una di loro.
Sono poi seguiti, alternati, i discorsi dei rappresentanti delle istituzioni, sindaco e presidente di regione e provincia e di dirigenti sindacali, Tutti questi si sono premurati di precisare che nessuno era venuto lì ad additare i colpevoli, trovarli è compito della magistratura.
E dunque nessuna denuncia del sistema dei padroni, dei loro governi e partiti, della passività dei sindacati, nessun riferimento alla "rivolta sociale" necessaria per fermare la guerra quotidiana condotta contro la classe operaia ma blandi richiami alla Costituzione, a ridare dignità al lavoro, alla presa di responsabilità della "politica".
Gli stessi appelli e promesse a prodigarsi perché non si tengano mai più manifestazioni come queste, per "fermare la scia di sangue" suonavano poco credibili e il silenzio che prevaleva all'inizio ha via via lasciato il posto al chiacchiericcio dei commenti tra i capannelli, fino a quasi coprire la voce di chi interveniva.
E la rabbia e dolore si sono stemperati in semplice tristezza.

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