La presidenza bis di Trump negli
Stati Uniti significa guerra a tutto campo e in tutti gli ambiti! Infatti, già ieri
c’erano articoli sulla stampa borghese dei paesi europei, per limitarci a
questo, che mettono in luce i riflessi dell’elezione di Trump sull’economia
innanzi tutto.
L’economia, perché questa preme
davvero ai padroni che sul Il Sole 24 Ore di ieri, per esempio, in un articolo,
parte dalla caduta delle Borse europee (dal -2,90% di Madrid al -1,54% di
Milano, dal -1,14% di Francoforte al -0,71% di Parigi) per dire che “Trump sin
dal primo giorno ha colpito e affondato i listini europei … Per questo le Borse
del Vecchio continente ieri non hanno esultato affatto”.
Non “hanno esultato affatto”
perché si sta per scatenare “La guerra dei dazi”, i dazi commerciali, e
cioè fare pagare di più le merci che si esportano, e questo è il primo motivo,
come viene spiegato, di preoccupazione, riferendosi alle intenzioni espresse
pubblicamente da Trump “di alzare le tariffe doganali sui prodotti cinesi al
60% e su quelli di altri Paesi (Europa inclusa) al 10-20%” e “si
tratterebbe - secondo Bloomberg – del più grande shock commerciale globale
dagli anni ’30.”
Le ricadute negative, secondo il
giornalista, sono soprattutto sull’Europa in quanto “grande economia
esportatrice, a partire dai suoi maggiori Paesi come Germania e Italia”; questa
economia esportatrice fa pendere la bilancia commerciale attualmente a favore
delle aziende europee che esportano beni per circa 500 miliardi di euro e ne importano
per circa 350 miliardi di euro.
Ma “Il problema è mondiale” dice
il giornalista, da un lato perché l’arrivo di Trump non significherà un
aumento della crescita economica mondiale: “secondo le stime di Oxford
Economics, la presidenza Trump avrà un impatto risibile sulla crescita
del commercio globale nel 2025 (troppo presto), un effetto minimo nel
2026 (dalla crescita stimata del 4,1% pre Trump si passa a un +3,8%) e un
contraccolpo molto forte nel 2027 e 2028). E addirittura “In quei due anni la
crescita del commercio globale verrà dimezzata: nel 2027 dal +3,6% stimato
senza Trump a +1,8% e nel 2028 da 3,3% a 1,5%.”
L’attenzione dei padroni europei
è puntata quindi sui dazi perché possono colpire tutti i settori, dalla
farmaceutica, all’automotive, alla chimica e ai prodotti alimentari, al cosiddetto
made in Italy… insomma “fanno male”: la politica di Trump potrebbe portare via
0,1 punti percentuali di crescita in Europa nel 2026 e 0,3 nel 2027 e nel 2028.
Ma i problemi non finiscono qui.
A quello dei dazi si aggiunge quello della ripresa dell’aumento dei prezzi, dell’inflazione,
che non solo è destinata ad aumentare negli Stati Uniti perché “Le politiche di
Trump (maggiore spesa in deficit) sono inflazionistiche”; ma inflazione
che si ripercuote in Europa perché viene “importata” insieme al petrolio e alle
materie prime che costeranno più cari e si pagano appunto in dollari. La
“maggiore spesa in deficit” che metterà in campo Trump è quella destinata, già
ora di circa 1000 miliardi di dollari, alla produzione di armi, all’economica
di guerra.
I padroni, intenti a fare
profitti in tutta pace, non vedono di buon occhio, come si sa, le “incertezze
economiche”, per cui esprimono, in questo articolo, le loro preoccupazioni
anche per altri aspetti della annunciata politica di Trump, e cioè, “La
geopolitica”, come dice il quotidiano, e cioè la politica nei confronti
degli altri Paesi, e si chiedono: “Trump taglierà gli aiuti all’Ucraina?
Che impatto avrà in Medio Oriente la sua elezione? E sull’Iran? Tutto questo potrebbe
aggiungere incertezza anche sui mercati.” E cioè sui loro affari. È per questo,
per prepararsi alla risposta ai possibili attacchi di Trump su questo campo,
che i portavoce dei padroni europei, Macron, Scholz ecc. fanno appello in un
vertice che si è tenuto ieri a Budapest, ad una maggiore coesione “per
un’Europa più unita, più forte, più sovrana”. E il presidente della Banca
centrale del Portogallo dice che l’elezione di Trump significa che per l’Europa
è “suonata la sveglia” e che bisogna imparare a “camminare con le nostre gambe”!
I paesi imperialisti europei si
apprestano quindi ai contro-dazi? Vedremo, in ogni caso, l’aumento dei
dazi, e l’inflazione che ne consegue, e cioè l’aumento dei prezzi di tutte le
merci; questo ulteriore salto nello scontro interimperialista, non può che
ripercuotersi sulle grandi masse popolari, sul proletariato, sui lavoratori,
abbassando i salari e tagliando le spese sociali, mentre le nere “previsioni”
economiche espresse in questo articolo non fanno che confermare la crisi in
atto da sovrapproduzione del capitalismo-imperialismo in cui sono intrappolati
tutti i paesi del mondo, crisi che spiega le attuali guerre in corso e la
possibile guerra totale verso cui l’imperialismo sta trascinando tutta
l’umanità.
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