Nello stesso giorno in cui arriva in Parlamento una manovra di bilancio che aumenta il budget della Difesa qualche quotidiano della stampa borghese riporta un sondaggio commissionato a Swg da Greenpeace Italia di un campione di 1200 cittadini di cui il 55% è contro la corsa al riarmo, il 65% chiede tasse sugli extraprofitti dell’industria bellica.
La stampa dei padroni usa spesso i sondaggi ad uso e consumo dei governi dei padroni e dei partiti parlamentari sempre al servizio dei padroni per pilotare scelte antipopolari ma in questo caso è molto difficile per loro nascondere o alterare le posizioni tra le masse che dicono in maniera schiacciante di non volere aumenti della spesa militare che sono invece centrali per questo governo, con l'obiettivo di portare il budget della Difesa al 2% del Pil entro il 2028. La contrarietà a questi aumenti non riguardano solo quelli voluti dal governo italiano ma anche l’aumento della spesa militare da parte dell’Unione Europea incontra forte opposizione: il 52% degli italiani si dichiara contrario, mentre solo il 27% sostiene questa posizione avanzata da von der Leyen, presidente della Commissione Ue.
Dire "italiani" secondo i sondaggi borghesi significa nascondere le classi sociali ma comunque è un dato.
In un contesto in cui l’aumento della spesa militare scatenato dall’invasione russa dell’Ucraina sta portando incassi record al settore delle armi, due intervistati su tre (65%) sono favorevoli a un’imposta sugli utili straordinari del comparto bellico. I pacifisti dell’Osservatorio Mil€x riguardo la legge di
bilancio riportano che per il 2025 si prevede un totale record di 32 miliardi di euro di cui quasi 13 solo per l’acquisto di nuovi armamenti. Nonostante questi investimenti, non siamo ancora arrivati al livello del 2% del Pil richiesto dalla Nato. Per arrivarci mancherebbero ancora svariati miliardi, almeno 8: siamo ad un più 60% in cinque anni per la spesa complessiva, più 77% in cinque anni per i rifornimenti militari.l'ingannapopolo |
Nello stesso giorno della vittoria di Trump, Salvini ha dichiarato: “Conto che l’insediamento di Trump riporti la pace e quindi che non ci sia bisogno di undicesimi, dodicesimi o tredicesimi pacchetti di invio di armi”. Certo, ora Zelensky dopo la vittoria di Trump dovrà contare sull’Europa per le armi e non più sugli USA – anche se il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mantovano, ha detto che conferma la posizione di Meloni: “Kiev continuerà ad avere l’Italia dalla sua parte” e quindi un altro pacchetto di aiuti lo stanno preparando - ma il ministro dei Trasporti è un miserabile buffone che usa la menzogna e l’inganno contro le masse, al solito, perché, oltre al nuovo invio di armi, sa bene che il nazi-imperialista alla guida del governo americano pretenderà l’aumento delle spese ai governi imperialisti per finanziare il suo braccio militare, la NATO.
Tajani conferma la volontà del governo di proseguire nella
corsa al riarmo per raggiungere l’obiettivo Nato: “Stiamo lavorando per raggiungere il 2%”.
Ma è dal ministero della Difesa che vengono cifre e
programmi che peggioreranno ancora di più le condizioni dei proletari e delle
masse popolari nel nostro paese.
Sono iniziate le audizioni sulla legge di bilancio 2025 su cui saranno impegnate le Commissioni fino a dicembre. Ad aprire i lavori è stata l'audizione e le linee-guida della Difesa del governo Meloni portate avanti dal ministro Crosetto.
Sono due i documenti su cui si basano: uno è il Documento programmatico pluriennale per
la Difesa, per il triennio 2024-2026 e l’altro è il ddl 2100 di Ratifica ed
esecuzione della Convenzione sull’istituzione dell’organizzazione governativa
internazionale Gcap, fatta a Tokyo il 14 dicembre 2023.
Sul primo (il DPP Difesa) il ministero della Difesa ogni
anno trasmette alle Camere il Documento programmatico per il triennio di
competenza finalizzato a riassumere il quadro generale delle esigenze operative
delle Forze armate, l’elenco dei programmi di armamento e di ricerca, e il
piano di programmazione finanziaria.
Riguardo il quadro internazionale il documento parla di uno
scenario caratterizzato da molteplici crisi e conflitti con tendenze al
peggioramento. Si parla anche del passaggio da una semplice gestione delle
crisi alla necessità di affrontare conflitti prolungati e ad alta intensità,
contro possibili avversari/nemici in possesso di capacità simile all’apparato
militare del nostro imperialismo.
Il secondo testo è una legge che avvia una collaborazione
strategica con Giappone e Regno Unito per costruire un caccia di sesta generazione capace di gestire dati 10.000 volte
superiori agli attuali aerei da guerra. In un convegno a Roma il nuovo caccia è
stato definito un’ammiraglia dei cieli, un’astronave, una piattaforma aerea da
combattimento integrata con sistemi non pilotati, con satelliti ed altri
assetti militari, una rete intelligente basata sull’intelligenza artificiale. Per realizzare il progetto viene istituita una nuova organizzazione internazionale
dotata di personalità giuridica costituita appunto da Italia, Regno Unito e
Giappone. Il progetto nel 2024 ha previsto un finanziamento di 3 milioni per la
ricerca, 20 milioni per il 2025.
Il ministro della Difesa, Crosetto: “Più di un anno e mezzo fa dissi alla Nato ed in Europa che avremmo
dovuto prepararci allo scenario di una possibile vittoria del repubblicano. Ora
dovremo dimostrare di essere disposti a garantire noi per primi la nostra sicurezza
e difesa, e non attendere che ci pensino, a loro spese, i cittadini ed il
governo americani”.
Quale migliore interprete degli interessi della borghesia imperialista italiana?
Crosetto, in audizione presso la commissione Affari Esteri e
Difesa del Senato sul Documento Programmatico Pluriennale per il triennio
2024-2026, ha detto alcune cose importanti riportate da alcuni giornali borghesi, esprimendo
la posizione dei militari e dell’industria militare italiana, e cioè che oggi
la Nato non si limita a chiedere maggiori capacità ma anche un’ulteriore prontezza,
anche a livello logistico e che le direttrici su cui la Difesa si muoverà “sono molteplici e sfidanti”. E che “le dotazioni di armamento e munizionamento
sono prioritarie per la Difesa, anche per rispondere alle richieste Nato”.
I settori in cui si è inteso intervenire in maniera più
decisa sono la prosecuzione dell’ammodernamento “della capacità nazionale di
difesa aerea e missilistica anche nell’ottica di acquisire un numero adeguato
dei sistemi Samp-t, del quale a breve entrerà in servizio la nuova
generazione, ormai considerati fondamentali anche alla luce delle lezioni
apprese dai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente”. “Attendere 18 mesi
per un sistema di difesa missilistica è troppo, ed è un anno e mezzo che aspetto il raddoppio” della catena di
produzione sui sistemi di difesa aerea.
Così come “l’ammodernamento della componente pesante
terrestre attraverso il perseguimento di più linee di azione parallele e
simultanee, quale il rinnovamento di alcune piattaforme già in uso, Ariete,
l’acquisizione di carri di nuova generazione e l’avvio di un programma per
l’acquisizione di una famiglia di piattaforme per la fanteria pesante, sia
combat che di supporto” prosegue il ministro della Difesa. “Tutto pensando di
mettere l’industria nazionale nelle condizioni di partecipare in particolare
sul programma del Main Battle Tank”, ha aggiunto Crosetto. Il ministro ha
inoltre menzionato i settori della sicurezza aerospaziale e cibernetica, tra
gli altri e il programma di ricerca e sviluppo per il velivolo di sesta
generazione Gcap e l’avvio dell’acquisizione di ulteriori 24 Eurofighter.
A questi interventi si aggiunge una novità relativa al programma F-35 con l’acquisizione di 25 velivoli, portando il totale degli asset italiani a 115 unità.
I primi velivoli dovrebbero arrivare “nel 2027 e gli ultimi
nel 2032”, ha aggiunto Crosetto. L’acquisizione di ulteriori aerei consentirà
di sostenere la produzione nello stabilimento
Faco di Cameri, che vede come clienti i Paesi Bassi “e anche la Svizzera,
che ha deciso di assemblare in Italia almeno 24 dei propri velivoli”. A questo
quadro consolidato si aggiungerebbe l’acquisizione degli ulteriori F-35 del
nostro Paese, mentre sono in fase di negoziazione e approvazione gli accordi
per implementare l’assemblaggio di velivoli polacchi e cechi, ha annunciato il
ministro.
PER GLI F35 IL RUOLO
DELLA FACO DI CAMERI
In particolare, l’Italia ha saputo guadagnare “un ruolo
strategico di primo piano” con la designazione del polo di Cameri “uno dei soli
tre stabilimenti per l’assemblaggio degli F-35, con gli Stati Uniti e il
Giappone”. Al 30 giugno 2024, il programma aveva generato ricadute economiche
per un valore di 5,3 miliardi di dollari ha aggiunto Crosetto. “Le opportunità
stimate fino al 2026 sono di un volume stimato vicino ai 20 miliardi di
dollari”, ha proseguito.
LA SPESA MILITARE
Delle risorse da destinare alla Difesa hanno parlato Meloni
e il nuovo segretario generale dell’Alleanza atlantica, Rutte.
Nell’ambito del Documento programmatico per la Difesa per il triennio 2024-2026 si prevede una spesa finanziaria di circa 28,5 miliardi di euro. Si tratta di un impegno finanziario che è anche prova “della capacità di finalizzazione del dicastero”, secondo Crosetto.
ITALIA LONTANA DALL’OBIETTIVO DEL 2% ENTRO IL 2028
Tutti i paesi tra cui Stati Uniti, Francia e Germania
parlano ormai del superamento del 2% per la spesa per la Difesa, mentre
l’Italia è “ancora lontana”
dall’obiettivo del 2% entro il 2028, ha ricordato Crosetto, e che si tratta “non di un obiettivo ma di un requisito
minimo”. “Questo aspetto è centrale”
per garantire il funzionamento dello strumento militare in un contesto globale
sempre più competitivo, ha aggiunto il ministro della guerra.
Il terrorismo di
Stato nel settore della “cybersicurezza” messo in campo da Israele è un
modello per il ministro Crosetto: “La
difesa deve essere in grado di operare anche autonomamente pianificando e
conducendo operazioni militari sia difensive che offensive, non solo in caso di
conflitti evidenti, ma anche risposta all’attacco, minacce, alle infrastrutture
critiche e agli interessi vitali del Paese”, ecco perché “è cruciale un approccio coordinato tra le
varie istituzioni, in particolare i cosiddetti pilastri cyber e in tale ottica
segnalo che la Difesa e l’Acn sono state nominate autorità per la gestione
delle crisi cibernetiche” ha precisato ancora il ministro.
Il ministro ha sottolineato anche l’importanza del dominio subacqueo, a cui la Difesa ha prestato
ulteriore attenzione. A questo proposito Crosetto ha ricordato l’inaugurazione
del Polo Nazionale per la Dimensione subacquea avvenuta l’anno scorso a La Spezia.
Nel dominio spaziale,
l’arrivo di un’iniziativa privata nell’aerospazio, quella di Elon Musk, ha
messo in crisi il sistema dell’industria in materia, secondo il ministro
Crosetto. “Oggi sui satelliti in bassa
quota per la comunicazione c’è solo Starlink. E il tema è che per raggiungere
il livello di Starlink serve avere una capacità non solo di fare i satelliti ma
anche di lanciarli che, a oggi, nessuno ha e nessuno ai costi di Starlink”,
ha affermato il ministro della Difesa. “Si
tratta di un tema non solo italiano, ma mondiale”, perché “hai un privato che ha il monopolio mondiale”, con cui “devi
parlare”. L’alternativa “è mettere in
funzione un sistema autonomo”, ma come nel caso europeo “potrebbe arrivare tra dieci, o 15 anni”.
Nel campo delle guerre interimperialiste l’uso della
tecnologia nell’apparato bellico è un
terreno di competizione da parte dei governi reazionari e fascisti, come l’Italia
(e non solo). E qui rientrano nel campo di interesse per i governi imperialisti sia Israele che Musk “l'amico geniale” di Trump che, con Space X e Starlink, ha un
potere mai visto per un privato in quel campo. Gli eserciti gli hanno gonfiato i profitti con
l’acquisto della sua tecnologia per pianificare le strategie militari perché possiede
i due terzi dei satelliti in orbita, una rete satellitare risultata utile anche
nella guerra elettronica applicata alle missioni belliche con
droni.
Ora l’UE sta cercando di dare la sua risposta alla rete satellitare di Musk. La Commissione europea il 31 ottobre ha, infatti, assegnato al consorzio SpaceRise il contratto di concessione per sviluppare, realizzare e gestire il sistema satellitare di connettività sicura dell’Unione: IRIS² (Infrastructure per la Resilienza, l’Interconnettività e la Sicurezza via Satellite). L’appalto sta entrando nella fase finale verso la firma del contratto di concessione prevista entro dicembre 2024.
Il consorzio SpaceRise è composto da tre operatori di reti
satellitari europei: Ses Sa, Eutelsat Sa e Hispasat Sa. Il consorzio fa
affidamento su un gruppo di subappaltatori europei di tutto il settore
“satcom”, cioè satelliti per telecomunicazioni: Thales Alenia Space, Ohb,
Airbus Defence and Space, Telespazio, Deutsche Telekom, Orange, Hisdesat e
Thales Six.
Del fiume di denaro destinato alla guerra da tempo il ministro della Difesa insiste in sede europea e nazionale sull’esclusione degli investimenti per la Difesa dal Patto di stabilità, cioè dalle le regole Ue di finanza pubblica che stabiliscono il tetto al deficit e al debito pubblico, e che ci vuole, secondo il ministro, un approccio “fatto per gli anni in cui viviamo”, che “anestetizzi totalmente l’impatto delle spese per la difesa sul bilancio dello Stato”.
Qui in sintonia è il ministro dell’Economia, Giorgetti che
ha detto che "nonostante gli ingenti stanziamenti assegnati, l’obiettivo del 2%
del Pil richiesto dalla Nato risulta molto ambizioso e non del tutto
compatibile sotto il profilo in particolare delle coperture con il quadro
vigente della governance europea".
Crisi economica e guerra interimperialista vengono scaricati così sulle masse. Si possono tagliare le spese per migliorare le condizioni dei lavoratori e delle masse popolari ma non certo quelle per le armi, secondo questo governo. Con la nuova manovra economica del governo Meloni ai lavoratori vengono sottratti fondi, così come vengono sottratte risorse economiche alla Sanità, alla Scuola e per i trasporti, per la messa in sicurezza dei territori, ci saranno nuovi tagli ma per le armi ne hanno messi a disposizione ben 32!
AUMENTO DEL NUMERO
DEI MILITARI
Oltre le spese per le armi Crosetto ritorna sui riservisti che sono indispensabili per "una riserva operativa come strumento
di reclutamento in caso di crisi ed occorre incrementare le dotazioni organiche
delle forze armate per garantire la piena funzionalità dello strumento militare”,
che "serve anche ringiovanire le
forze armate favorendo il ricambio generazionale”.
Ora di fronte a queste scelte politiche del governo
Meloni-Crosetto, nel quadro dello scontro interimperialista acutizzato dall’elezione
di Trump, occorre che il movimento contro la guerra e i lavoratori facciano
sentire la propria voce attraverso la lotta e che la concentrino nel
rovesciamento di questo governo che ci sta conducendo a tappe forzate verso il
nuovo macello di una nuova guerra mondiale!
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