mercoledì 6 novembre 2024

pc 6 novembre - Padroni grandi firme e padroncini razzisti e sfruttatori anche di bambini nella Milano della moda

Sequestrato il laboratorio-dormitorio a Samarate, operai pagati 8 euro per capi venduti a 400: nei locali fatiscenti c’erano anche bambini

L'azienda operava senza nessuna autorizzazione e impiegava anche lavoratori in nero per produrre abbigliamento di un marchio con botique nel centro di Milano

Centinaia di capi griffati realizzati da lavoratori cinesi sfruttati da loro connazionali venivano pagati 8 euro l’uno e rivenduti a cifre che andavano dai 400 ai 700 euro nella boutique del centro di Milano del marchio Pierre Louis Mascia. Questa la scoperta fatta dai militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Varese nei giorni scorsi durante un controllo all’interno di un’azienda di Samarate aperta da tre mesi.

I dipendenti, tutti cinesi, erano costretti a turni massacranti dalle 8,30 alle 21,30; vivevano e lavoravano in condizioni igienico-sanitarie precarie; alcuni alloggiavano all’interno del capannone con tutta la

famiglia, figli compresi, altri lavoravano in nero e uno di loro era irregolare sul suolo nazionale.

Per questo i finanzieri del comando di Busto Arsizio hanno sottoposto a sequestro preventivo d’iniziativa, convalidato dal Tribunale di Busto Arsizio, un opificio in cui venivano confezionati e prodotti capi d’abbigliamento di note griffe.

In particolare, i finanzieri sono arrivati al capannone attraverso le banche dati fiscali e di polizia in uso, anche grazie ai vantaggi offerti dalla fatturazione elettronica obbligatoria, che rende possibili interventi tempestivi nei confronti dei contribuenti meno affidabili.

Durante la verifica, le Fiamme Gialle hanno identificato i 12 cittadini cinesi presenti nel capannone e nei dormitori, tra cui diversi soggetti risultati sprovvisti di regolare permesso di soggiorno, alcuni lavoratori “in nero”, nonché minorenni alloggiati, i quali, in seguito allo sgombero dei locali, sono stati affidati ai servizi sociali del comune di Samarate.

Nei giorni successivi sono stati svolti insieme al personale del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, della locale A.T.S. e dell’Ufficio tecnico del Comune, accertamenti e sopralluoghi finalizzati alla verifica delle autorizzazioni necessarie allo svolgimento in sicurezza dell’attività d’impresa.

Al termine delle attività, il titolare della società è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio per i reati di caporalato, sfruttamento ed ospitalità di manodopera clandestina, nonché per le gravi violazioni in materia di Salute e Sicurezza sul Lavoro.

Anche il proprietario del capannone sequestrato, a seguito delle irregolarità edilizie dei locali oggetto di locazione, è stato denunciato per abusivismo edilizio, data la presenza di locali dormitorio non dichiarati.

Per quanto riguarda il coinvolgimento delle griffe le indagini sono ancora in corso. Da quanto emerso pare che le società fossero quantomeno al corrente della filiera produttiva e andranno stabilite le responsabilità da parte dei committenti. Le centinaia di capi ritrovati in azienda, infatti, erano realizzati con i tessuti originali ed erano già dotati anche di cartellino con tanto di prezzo al dettaglio.

Per la Guardia di Finanza si tratta di una riproposizione del modello Prato, la città toscana che per anni è stata la centrale cinese in Italia di produzione di capi “Made in Italy”.

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