Gli operai, i lavoratori, le donne, i giovani, le masse popolari hanno bisogno di conoscere subito la posizione di proletari d'avanguardia e comunisti - come noi siamo - e di avere subito un orientamento in merito a ciò che significa questa vittoria e quali ne saranno gli effetti non solo negli Stati Uniti ma anche nel sistema mondiale, in Europa, in Asia, Africa, America Latina e, di conseguenza, gli effetti che potranno avere nel nostro paese, in Italia.
Il punto chiave è che Trump è il Presidente di un paese imperialista impegnato in una guerra e in una marcia verso la guerra imperialista mondiale su tutti gli scacchieri del mondo. Il punto da affermare chiaro è che Trump è il presidente del capitalismo industriale e finanziario e dell'ala più reazionaria del capitale industriale e del capitale finanziario.
Quando si dice questo, si afferma ciò che il movimento comunista ai tempi del nazismo ha dibattuto e ha individuato, con la guerra avanza la reazione e la reazione nei paesi, una forma di fascismo e di nazismo adeguato ai vari paesi. Quindi la vittoria di Trump è la vittoria di questo nazi-imperialismo che
significa massima libertà ai padroni, alle imprese, massima libertà al capitale finanziario, all'industria della guerra, a tutto ciò che c'è di reazionario nel paese e questo significa dittatura verso i proletari e le masse popolari, dittatura contro i movimenti di opposizione politica, significa caccia ai migranti, deportazioni ed espulsioni, significa togliere le libertà e irreggimentare i giovani e per le donne significa ricacciarle in un moderno Medioevo in cui i loro diritti vengono cancellati, la doppia oppressione viene rafforzata e continua la guerra contro le donne che è già in atto in molti paesi: sono andati al potere gli “uomini che odiano le donne” e Trump ne è un'espressione evidente.Tutto si potrà fare poi in termini di analisi, di vedere quali fattori economici, politici, culturali hanno caratterizzato questa vittoria, ma non si può nascondere la sua vera natura.
I primi effetti li stiamo già vedendo in Medio Oriente. Qual è la posizione di Trump rispetto allo Stato sionista di Israele e al genocidio in corso? “Lascerò che l'Israele finisca il lavoro”, quindi è un via libera alla continuazione fino alla fine del genocidio del popolo palestinese.
Qual è la posizione rispetto all'Iran e ai paesi arabi? che devono essere con gli Stati Uniti d'America oppure sono nemici, l'Iran in particolare, e quindi è un via libera alla guerra all'Iran, con l'imperialismo americano alle spalle.
Sul piano internazionale, Trump dice che fermerà la guerra in Ucraina ma la fermerà all'insegna dell’affermazione del programma dell'imperialismo americano in cui gli interessi del suo braccio militare abbiano la prevalenza su tutto; il che significa o che la Russia si accorda con gli Stati Uniti secondo gli interessi dell'imperialismo e della NATO da esso diretta oppure che la guerra continuerà e sarà, ancora più di prima, una guerra aperta nei confronti delle altre potenze imperialiste. Nello scacchiere asiatico è inevitabile che si acutizzerà la contraddizione tra imperialismo USA e la Cina. Questo vuol dire una guerra che attraverserà il continente asiatico.
Quindi sul piano internazionale non abbiamo nessun dubbio: Trump vuol dire ancora più guerra, all'interno di quella che è la linea generale della classe dominante americana che stiamo vedendo all'opera, attuata negli anni di Biden e da cui assolutamente la sua candidata, Kamala Harris, non si è distaccata.
La linea del fascismo e del nazismo all'interno, la linea del prima di tutto gli interessi del grande Capitale industriale e finanziario: su questi punti occorre che tutto il movimento operaio, proletario e popolare nel nostro paese, nel quadro di tutto il movimento operaio, proletario, popolare nel mondo, ne prenda atto.
Su questo non ci possono essere dubbi. E tocca a noi, avanguardie proletarie comuniste, a noi parte integrante del movimento antifascista, anti-imperialista, a noi come movimento sindacale di classe, fare chiarezza nelle nostre file, unire ciò che va unito per combattere questa guerra mondiale che anche le elezioni americane mettono in campo. Guerra che va condotta in ogni paese e quindi nel nostro paese.
Abbiamo visto come Elon Musk, l'espressione più pura e reazionaria del Capitale finanziario e del dominio dei media in tempi di Internet e social, sia stato un puntello fondamentale della campagna di Trump e oggi grida vittoria esattamente come lui e sembra il primo interlocutore di questo Capitale che lo appoggia. Abbiamo visto Elon Musk venire in Italia a sostenere apertamente Fratelli d'Italia, la Meloni, e quindi è evidente che la vittoria negli Stati Uniti si rifletterà in Italia in un avanzamento della marcia fascio-imperialista delle sue figure che oggi la rappresentano, le due anime del governo, Meloni e Salvini (Salvini, come si sa, è il primo che in questo paese ha sempre sostenuto Trump e ha continuato a tifare Trump, durante tutta questa campagna elettorale).
Dal lato internazionale, che si riflette internamente al nostro paese, va fatta invece una osservazione molto più attenta di quello che realmente è avvenuto negli Stati Uniti.
Trump è riuscito a mettere in luce come il sistema di governo e di potere e la frazione di Capitale che era al potere con Biden, la campagna elettorale di Kamala Harris era espressione dei ricchi, dei poteri forti, di coloro che controllano lo Stato; è riuscito a etichettare la Harris come di sinistra, di “estrema sinistra”, quando in realtà non lo è stata né lo poteva esserlo, dato che Harris è da tempo una parte del potere politico dello Stato imperialista americano e delle classi che lo hanno sostenuto fino a questi giorni.
Ciononostante, Trump è riuscito a cavalcare i sentimenti populisti presenti nelle masse nei confronti della classe dominante e delle sue espressioni - nelle sue espressioni vanno incluse tutto l'apparato di attori, artisti, che evidentemente sono sembrati agli occhi di larghe masse americane come rappresentanti del mondo di chi sta bene – e il sorriso permanente di Kamala Harris, di fronte alle gravi situazioni effettive che si vivono nel paese, ha costituito un fattore che ha allontanato, non che ha avvicinato le masse.
Al centro sono sempre le masse. Il peso della crisi economica, delle contraddizioni a livello mondiale, della guerra commerciale si è riversato anche sulle masse negli Stati Uniti. E rilevanti settori di massa sono stati indirizzati - a partire dalle loro condizioni economiche che hanno visto anche lì il peggioramento del lavoro, del salario e altre forme di immiserimento - dalla Presidenza in pectore di Trump e da tutto il sistema del capitale finanziario, industriale, gli apparati di consenso, i social e così via, a fare da base di massa reale della vittoria di Trump.
In America il tasso di astensionismo è altissimo e rimane tale anche in questa campagna elettorale, nonostante la polarizzazione che ha prodotto che una parte dell'elettorato sia tornata al voto. La sostanza, quindi, resta che si tratta di una falsa democrazia, di una democrazia delle oligarchie finanziarie e industriali che sceglie chi può essere il suo interprete principale. Per condurre le campagne elettorali negli Stati Uniti occorrono centinaia di milioni che vengono investiti nella campagna elettorale e questo fa sì che comunque le campagne elettorali siano interamente gestite dai ricchi che scelgono i loro rappresentante, che non sarà mai un rappresentante delle masse popolari.
Il sistema elettorale americano è falsamente democratico. E’ all'insegna del maggioritario estremo, in ogni Stato basta un solo voto in più perché i cosiddetti “grandi elettori”, che poi rappresentano l'elemento definitivo delle elezioni del presidente, sono espressione di chi vince anche con un solo voto. Tutto ciò non ha niente a che fare con la democrazia, neanche con la democrazia parlamentare intesa in senso puro.
Quindi si tratta di un voto antidemocratico e quindi anche ora non possiamo considerare che tutta la situazione venga racchiusa nel voto.
Le larghe masse, che in America sono spesso costituite da immigranti o di origine immigranta, non hanno accesso al voto o non votano. Questo vuol dire che Trump non li rappresenta anche da un punto di vista puramente numerico. L'astensionismo di massa pure in questa occasione è stato rilevante, in particolare per la questione dell'appoggio di Biden allo Stato di Israele nel genocidio in Palestina, che ha fatto sì che una serie di settori espressione del mondo progressista e critico verso la politica imperialista degli Stati Uniti, non abbia certo potuto appoggiare la Harris nonostante il pericolo avanzante della vittoria di Trump. Se Trump è fascista, Harris è apparsa una criminale a sostegno delle guerre di Biden, dello Stato sionista d'Israele. Questo ha fatto sì che anche settori progressisti e di sinistra non abbiano certo votato in questa occasione il cosiddetto “male minore” rappresentato dalla Harris.
Ma il problema vero è che alle masse operaie e popolari mancano partiti organizzati, forze sociali che siano in grado di organizzare la loro lotta e il loro dissenso verso l'intero sistema. Questo lascia campo libero alla reazione che può cavalcare i problemi minuti, l'onda mai arrestata del razzismo anti immigrati, originata proprio dal sistema imperialista e dall'immiserimento dei popoli che il sistema imperialista produce in America Latina come in Asia, in Africa e in tutto il mondo.
Quindi l'imperialismo dapprima produce una situazione in cui masse sterminate dei poveri del mondo sono costretti, per sfuggire alla guerra, alla miseria e alla fame, a scappare dai loro paesi e venire nei paesi imperialisti, dall'altro trasforma tutto questo in una gigantesca schiavizzazione degli immigrati. E per imporre questa schiavizzazione avanzano le politiche più reazionarie di stampo razzista, nazista.
Questa miscela produce oggi la Presidenza Trump.
Da un punto di vista degli effetti in Europa. Si dice che Trump sia contro l'Europa. In realtà Trump ha vinto le elezioni con un movimento reazionario di massa che si chiama MAGA, che significa “Make America Great Again”, fare l'America più grande di nuovo, in cui il dominio dell'imperialismo americano deve essere assoluto - un dominio andato largamente in crisi in questo lungo dopoguerra e che deve ritornare ad essere quello di prima. Questo dominio significa un dominio obiettivo del capitalismo/imperialismo americano anche nei confronti dell'Europa. Questo, sul piano economico, spinge i paesi imperialisti a scegliere tra due vie: allearsi alle condizioni di Trump e dell'imperialismo americano o produrre un proprio imperialismo, in una situazione però in cui i governi e i paesi imperialisti sono divisi tra loro e c'è una forte concorrenza tra loro, uno squilibrio delle economie - basti pensare a Francia e Germania rispetto all’Italia e agli altri paesi dell'intera Europa. In questa situazione l’ascesa di Trump chiama i paesi imperialisti ad andare verso la stessa strada.
Sul piano della NATO significa avanzare nella marcia già in corso del riarmo, della preparazione della guerra. Tutti i paesi imperialisti, a loro modo, lo stanno già facendo. Le cronache ufficiali e non ufficiali sono piene degli accordi dei diversi paesi imperialisti per concentrare buona parte della spesa pubblica nel riarmo e nel sostegno all'industria bellica; così come all'interno dei paesi avanza la volontà di seguire Trump per difendere gli interessi della borghesia industriale e finanziaria in ogni singolo paese europeo, seguirlo nelle legislazioni sulla massima libertà per i padroni e per la grande finanza, nella legislazione anti scioperi, nelle leggi che realizzino il massimo sfruttamento e il minimo dei diritti per gli operai e per i lavoratori, in un quadro di precarizzazione, disoccupazione, attacco ai salari, alla salute.
Trump, inoltre, si è fatto alfiere di una politica negazionista sul piano della crisi ambientale e quindi di considerare tutti gli ambientalisti e il movimento ambientalista come un nemico, un nemico dello “sviluppo”, dell'industria e così via, caratterizzando in questo senso una parte rilevante della sua campagna elettorale.
Su questo terreno anche nei paesi europei attraverso le classi dominanti avanza la stessa politica. Quindi è chiaro che in Europa, prevalga o meno la continuità dell'alleanza economica, politica, militare con gli Stati Uniti - e questo dipende molto dagli Stati Uniti. la via che all'interno questi paesi intendono seguire è la stessa del MAGA, che vorrà dire “fare la Germania grande di nuovo” che significa nazismo, “fare l'Italia grande di nuovo” che significa per la realtà del nostro paese, fascismo.
Chiaramente nazismo, fascismo moderni, nuovo fascismo, nuovo nazismo adeguato ai tempi di oggi ma con gli stessi contenuti strategici che ha avuto nell'epoca in cui il fascismo e il nazismo si sono affermati.
Torniamo quindi al primo appello. Le elezioni americane dimostrano che il mondo va verso una guerra imperialista mondiale di cui le grandi potenze imperialiste, America in testa, si assumono la paternità. E guerra significa reazione, dittatura, fascismo, nelle forme adatte a ciascun paese e significa scaricamento della crisi e dei costi della guerra e delle dittature sui proletari e sulle masse popolari.
Ma tutto questo avviene in un quadro in cui i proletari e le masse popolari non sono né coscienti né organizzate all’altezza di quello che succede. Sono preda di due atteggiamenti: il dominio delle idee della classe dominante o la passività sociale e politica rafforzata dal sistema dei media e dei social, che rende incapaci di leggere la situazione politica e sociale che effettivamente esiste nel paese.
Questo pone la necessità dei proletari avanzati, dei comunisti, di tutte le forze antifasciste, antimperialiste di fare un grande lavoro nella classe operaia, nelle masse popolari, di condurre una guerra civile, partendo dalla difesa degli interessi economici delle masse sul terreno delle idee, della politica, per costruire le forze che possono essere l'unica risposta alla marcia reazionaria che anche le elezioni di Trump indicano.
L'unica risposta è la lotta. L'unica risposta è il Partito della classe operaia, l'avanguardia proletaria che si riorganizza e svolge la sua funzione di guida e di strumento per elevare la coscienza e la lotta delle masse; è il Fronte Unito che non può essere che antifascista, anticapitalista e anti-imperialista, un fronte unito delle masse necessario in America oggi come necessario in tutto il mondo, in una fase in cui l'imperialismo, il governo “di Trump” significa violenza di Stato nei confronti di ogni opposizione sociale e di ogni forma di dissenso. Alla violenza degli Stati imperialisti che marciano verso la guerra, alla reazione occorre opporre l'organizzazione della forza del proletariato, delle masse popolari, capaci di rispondere a questa violenza, ovvero una forza militante che costruisca nel fuoco della lotta di classe un nuovo esercito proletario in grado di combattere questa battaglia epocale, in America come in tutto il mondo, come nel nostro paese.
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