venerdì 8 novembre 2024

pc 8 novembre - Ex Blutec (ex Fiat Temini Imerese) firmato il passaggio dell’area industriale a Ross Pelligra… e ora che succede?

 

L’area della ex Fiat di Termini Imerese (ex Blutec) è passata finalmente di mano, è stato firmato l’accordo che la cede all’imprenditore immobiliare italo-australiano Ross Pelligra che ha versato – come riporta il Sole 24 Ore del 1° novembre – gli otto milioni previsti per l’acquisto, e tutti si dicono contenti, da Schifani con i suoi assessori regionali Edy Tamajo (Attività produttive) e Albano (Lavoro), al ministro Urso… che si è infervorato per questo ennesimo “successo”: «Un giorno importante per la Sicilia e un segnale significativo per la politica industriale del Paese – ha scritto il ministro … Termini Imerese può tornare a essere un polo produttivo grazie a un investimento estero, con una soluzione per tutti i lavoratori». Non dimentichiamo che tra i tanti “successi” del ministro Urso c’è la vertenza ex Ilva di Taranto! Nel caso dell’ex Fiat si parla addirittura di politica industriale del Paese! Il ministro è abituato a spararle grosse… come del resto tutti i ministri di questo governo e a cominciare dalla raccontaballe Meloni.

E vedremo cosa si intende per soluzione per tutti i lavoratori!

Il cosiddetto "investimento estero", quindi, si limita a 8 milioni, come riportato dal quotidiano dei padroni, mentre l’investimento della Regione Sicilia è di 30 milioni!

Ma “Da queste parti la domanda che tutti si fanno è questa: e ora che succede?”, continua il quotidiano

dei padroni: “… secondo quanto reso noto dal Gruppo Pelligra il polo manifatturiero, industriale, commerciale di Termini Imerese ospiterà start up specializzate nell’innovazione dei processi industriali, la sede di Pelligra per la costruzione degli stabilimenti insieme ai partner, un’area manifatturiera per il food&beverage, una per lo sviluppo di nuove tecnologie ed una destinata alla logistica; sarà un hub che consentirà alle Pmi del Sud Italia di accedere in modo facile e a costi competitivi a un’area industriale ideale per la produzione di prodotti dell’agroalimentare e per lo sviluppo di nuove tecnologie.”

Da quanto sopra, praticamente si tratta di affittare capannoni a chi li richiede, a chi ha intenzione di investire, altro che “piano industriale”, che comunque sarà presentato nelle prossime settimane.

È anche per questo che gli operai non possono essere certo contenti, al contrario di chi firma accordi e fa affari sulla loro pelle, visto che l’accordo prevede l’assunzione di 350 operai da parte di Pelligra, ma che rimangono in “Cassa integrazione con un periodo dedicato alla formazione e riqualificazione anche grazie a una parte dei 30 milioni che la Regione siciliana ha destinato all’operazione Termini Imerese” l’altra parte dei fondi servirà per accompagnare alla pensione gli altri 183 operai con la cosiddetta isopensione.

Mentre niente è ancora previsto per i 200 circa dell’indotto che come gli altri aspettano da 13 anni una soluzione, per i 350, abbiamo visto, sono previsti dei corsi di formazione e riqualificazione, su che cosa? visto che Ross Pelligra si occupa del settore edile e immobiliare.

Nei” piani” come si vede non c’è un vero rilancio industriale, quello che si prevede, se davvero la cosa va in porto, e comunque tra diversi anni, è una serie di piccole aziende, dalle start up al food&beverage, cibo e bevande, che è scontato vista l’area agricola circostante, mentre ciò che davvero servirebbe per rilanciare una produzione industriale che prevede l’impiego di qualche migliaio di operai è ancora una volta una produzione automobilistica, che tra l’altro troverebbe buona parte delle attrezzature ancora in funzione dentro i capannoni. E in questo senso lo scontro a livello internazionale per la conquista dei mercati da parte dei maggiori produttori di autovetture, sulla produzione di auto a combustione interna (in Europa per adesso possibile solo fino al 2035!), ibride ed elettriche, per non parlare di quelle a guida autonoma o totalmente “informatizzate” e su cui i maggiori produttori giocano “una partita che vale 1.500 miliardi di dollari”, secondo gli esperti; tutto questo crea un terreno favorevole per la proposta più seria di reindustrializzazione.

Una proposta che ha bisogno della voce degli operai, che superi gli interessi propagandistici del governo, della regione, dei padroni e dei sindacati confederali… una proposta che merita la mobilitazione dei lavoratori.

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