Una importante iniziativa nel contesto delle mobilitazioni per la Palestina di carattere nazionale è a manifestazione che si svolgerà a Vicenza domani, sabato, in contemporanea alla partecipazione di Israele al padiglione della Fiera internazionale orafa. Una manifestazione lanciata dalla Comunità dei palestinesi in Italia.
Questa iniziativa è importante in quanto mette al centro il ruolo dei finanziamenti da parte del commercio di diamanti di Israele che vanno a finanziare gli apparati di sicurezza dell'esercito di Israele - lo stesso Netanyahu parla di una quota del 90%, come ha dichiarato tempo fa - e quindi permette di denunciare direttamente quelli che sono i legami tra la guerra e la sua presenza in questa Fiera. Quindi è giusta la contestazione che deve essere fatta in quella giornata rispetto contro la presenza di Israele.
Questa manifestazione è partita con delle iniziative che si tengono già oggi alla Fiera e poi con un'assemblea pubblica.
La mobilitazione di sabato comincerà alle 10:30 con l'intenzione di raggiungere direttamente la Fiera in corteo, col chiaro intento di bloccarla. Nel pomeriggio ci sarà poi la manifestazione che le comunità palestinesi hanno lanciato, con già numerose adesioni anche di vari intellettuali e di varie forze politiche e sindacali, che partirà alle 15.
La piattaforma su cui è stata indetta questa mobilitazione è abbastanza condivisibile, le sue parole
d'ordine, che riassumiamo, sono: cessate il fuoco ORA; porre fine all'occupazione; l'ultimo giorno d'occupazione sarà il primo giorno di libertà per il popolo palestinese. No alla partecipazione di espositori israeliani alla fiera internazionale Orafa di Vicenza. Ogni silenzio è complice del genocidio in atto, SI al diritto all'autodeterminazione e alla difesa del popolo palestinese contro l'occupazione coloniale e il regime di apartheid israeliano.A questo appello è seguito un comunicato di un pò di tempo fa, da parte dei giovani Palestinesi d'Italia e dell'Udap, Unione democratica arabo-palestinese dal titolo: “A Vicenza per boicottare Israele, la NATO e l'Autorità palestinese” dove al centro vi era anche la polemica verso gli organizzatori all'interno della comunità palestinese d'Italia e il suo Presidente, Yusef Saram, perchè praticamente è un sostenitore dell'Autorità palestinese e degli accordi di Oslo.
In questo comunicato, giustamente, si criticava infatti questa componente: “non possiamo più accettare accomodamenti con chi, anche nella tragedia, continua a tradire la causa del nostro popolo, perciò non possiamo più condividere gli spazi politici con chi nemmeno in questo momento smette di collaborare con il nemico, con chi rappresenta in Italia l'Autorità palestinese, con chi si fa promotore di Oslo, di quell'atto di alto tradimento che ci ha portati ad un secondo grande genocidio nel 2023”.
C'è da dire, però, che rispetto a questa posizione che inizia dicendo: “parteciperemo alla manifestazione del 20 gennaio a Vicenza, ma non aderiamo alla chiamata”, poi non è seguito nulla, non c'è un'iniziativa alternativa per dare visibilità a questa posizione, che già tempo addietro criticava Assopace Palestina con Luisa Morgantini e Youssef Salam della comunità palestinese di Roma che si erano fatti immortalare dietro uno striscione che diceva “Né con Netanyahu né con Hamas”. Mettere sullo stesso piano oppressi e oppressori - come giustamente veniva indicato nel comunicato dei giovani palestinesi - è disgustoso.
Tra le varie iniziative giustamente i giovani palestinesi avevano accennato alla necessità di una azione di denuncia verso la caserma Chinotto, la sede CoESPU, una caserma dei carabinieri in cui viene addestrata dalla NATO la polizia dell'Autorità palestinese. Questa poteva essere una iniziativa in cui portare le contraddizioni che sono state messe sulla carta ma che poi non hanno gambe; di fatto manca ancora la determinazione ad andare fino in fondo. E anche queste forze, come i giovani palestinesi in particolare, poi comunque nelle varie città fanno iniziative con le stesse forze, anche politiche, sindacali e sociali, che adesso stanno aderendo all'altro appello, tra cui, per dirne una, l’Assopace Palestina, ma anche troviamo tutte quelle forze che comunque hanno sempre visto i palestinesi come vittime passive, quindi con delle posizioni mai chiare anche sul 7 ottobre, del giusto attacco che c'è stato, e che si muovono solamente quando si tratta di sostenere e di vedere i popoli come succubi e non quando rialzano la testa.
Noi parteciperemo all'iniziativa della giornata del 20 sin dalla mattina, perché comunque è un'iniziativa importante, portando in modo chiaro anche la nostra posizione e togliendo ogni illusione che con la campagna del boicottaggio si possa colpire direttamente Israele.
La campagna di boicottaggio è sicuramente importante, è una campagna politica che mette in luce i legami che ci sono tra Israele e Italia, e può offrire, come abbiamo già scritto, forme di agitazione e propaganda differenziata; quindi all'interno della necessaria mobilitazione delle masse è una parte del lavoro da fare. Ma è chiaro che in queste condizioni materiali non riesce a influenzare la lotta contro il Governo, quindi la questione della rottura delle reazioni diplomatiche, di influenzare la sospensione dei rapporti economici.
Il nostro problema - ed è quello che diremo anche sabato - è la lotta contro il governo Meloni, essa è il migliore aiuto che possiamo portare alla resistenza del popolo palestinese. Sostituire la lotta contro il governo col boicottaggio è una illusione, è sostituire appunto una campagna di agitazione e propaganda a una lotta vera e necessaria, che deve comunque trovare la strada per attaccare il ruolo dell'imperialismo italiano, del nostro governo, il ruolo anche dei media, rispetto alla campagna genocida in atto.
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