Le aziende, e la Stellantis ne è un ottima rappresentante di questa situazione, stanno riducendo drasticamente il numero di lavoratori nelle fabbriche proprio in un momento storico in cui dichiarano record di profitti come mai prima d’ora. Con l’uso indiscriminato di cassintegrazione così come in molti casi delle delocalizzazioni, per non parlare dei trasferimenti forzati come avvengono qui alla Stellantis di Melfi e dei licenziamenti pretestuosi, come avvenuto a Mirafiori per scarsa produttività di un impiegato, siano all’ordine del giorno. I grandi profitti sono legati a doppio filo con l’intensificazione dello sfruttamento dei lavoratori, meno operai in fabbrica per maggiori carichi di lavoro su chi resta, questa condizione è destinata a peggiorare con la transizione green della quale, sia ben chiaro, noi siamo comunque pienamente favorevoli nella misura in cui questa porti nuovi posti di lavoro piuttosto che, come si prospetta invece adesso, li riduca in quanto le nuove auto necessitano di meno componenti e dunque meno lavoratori. Una pratica utilizzata per sfoltire il personale è quella degli incentivi all’esodo che gli operai dell’ex Ilva conoscono benissimo, nel momento del passaggio degli asset aziendali dai commissari ad Arcelor-Mittal cinque anni fa con la conseguenza che ad accettare fu una ristretta minoranza di coloro ai quali mancavano meno di due anni di contributi per andare in pensione, troppo alto il rischio infatti per tutti gli altri di restare disoccupati o al massimo senza un contratto stabile come l’attualità dimostra. Questa situazione si è tradotta in una cassintegrazione permanente senza alcuna prospettiva di rientro per i lavoratori colpiti.
Bisogna respingere al mittente la pratica degli incentivi e pretendere piuttosto un piano di prepensionamenti che permetta a chi lavora in fabbrica da più anni di godere della meritata pensione mentre ai più giovani la continuità del lavoro garantito, ma ovviamente questo si scontra con la volontà dei padroni di ogni risma di una maggiore flessibilità del lavoro, cosa che qui in Stellantis conoscete benissimo dopo la famigerata rivoluzione Marchionne che ha portato solo sciagure agli operai. A proposito di questo noi accogliamo con estremo favore la rottura della Fiom con il resto dei sindacati concertativi con i padroni, con in testa la CISL che non fa altro che propendere per la pace sociale tra sfruttati e sfruttatori e coda delle decisioni di un governo come mai prima d’ora così antioperaio tanto da odiare i lavoratori classificandoli al rango di bestie da sfruttare, passando per una UIL mai veramente capace di non essere sempre dalla parte dell'azienda, finendo con gli illegali sindacati gialli assolutamente rappresentativi di nessuno se non di loro stessi. Tornando alla Fiom abbiamo appreso della sua solidarietà ai lavoratori dell’automotive americana in protesta per una nuova piattaforma che porti finalmente dignità al lavoro, lavoratori, una vera lotta che parta dalle richieste specifiche degli operai e non dalle concessioni caritatevoli delle aziende. Dobbiamo sperare che la Fiom in cambio della solidarietà che porta riceva un grosso insegnamento su come si organizzano e conducono le vere proteste operaie visto che qui pare appiattita sulla non strategia di elemosinare l’ennesimo tavolo governativo.
Come se non bastasse tutto questo uno dei temi caldi del momento è quello del salario minimo di legge, un sacrosanto diritto che viene con disprezzo negato dai tecnoburocrati in doppiopetto del CNEL guidati dall’alto (ma sarebbe meglio dire dal basso vista la sua ignominiosa statura) della sua posizione di parassita sociale mantenuto dal servizio pubblico Brunetta, colui il quale veniva ripreso mentre dormiva nella aule del Parlamento, si che questa casta di predoni non ha certamente alcuna visione realista di come sopravvive una famiglia monoreddito. CNEL che, esattamente come agisce il parlamento, non è altro che uno dei tanti organi di ratifica delle decisioni del governo, pecora con i padroni e lupo con il popolo. Governo nepotista Meloni con tutta la sua cricca di miserabili pantomime umane che nega sistematicamente ogni diritto ad una vita degna ai poveri colpevoli di essere tali, infatti un’altra delle schifose misure prese come dimostrazione di disprezzo delle masse è stata quella dell’eliminazione del reddito di cittadinanza.
Reddito di cittadinanza e salario minimo sono due misure strettamente legate l’una all’altra nel rafforzamento dei diritti dei lavoratori, non è un caso che al convegno dei giovani imprenditori tenutosi a Capri qualche giorno fa questi abbiano applaudito alle decisioni prese dall’esecutivo. Questi provvedimenti ci riguardano entrambi in maniera diretta perché permettono ai lavoratori di non cedere ai ricatti padronali nelle contrattazioni, li rendono più determinati nelle richieste verso i propri datori, e metterebbero un freno ai contratti pirata firmati da sindacati autonomi. Dobbiamo appoggiare ogni tipo di iniziativa che metta al centro del dibattito queste due questioni, non dobbiamo cedere assolutamente alla facile propaganda della destra che ritiene i percettori del reddito come fannulloni mentre loro gongolano nelle ricchezze possibili solo a chi non conosce un solo giorno di lavoro in vita propria.
Allo stesso tempo uno degli attuali cavalli di battaglia di Meloni ripetuto sino alla nausea è il taglio del cuneo fiscale che, guarda caso, è stato accolto con estremo favore dai padroni e, non ci stupisce neanche questo, dalla CISL di Sbarra. Una disposizione questa che non fa altro che favorire ancora una volta i padroni visto che altro non è che una riduzione delle tasse che non toccherà minimamente i mega profitti ma si ripercuoterà piuttosto in ulteriori recisioni del welfare come accade nella sanità; disposizione sostenuta dai sindacati confederali, invece di firmare per forti aumenti salariali, con buona pace di Landini che parla di stipendi fermi da trent’anni ma si dimentica che i contratti li ha firmati anche lui.
Apprendiamo inoltre dell’iniziativa di Stellantis di vendere ai propri dipendenti azioni a prezzo agevolato, questa decisione si inserisce nel solco sempre della CISL di conciliazione col padrone col dolo però di mettere a grosso rischio i già bassi stipendi scaricando sui lavoratori il rischio d’impresa.
Ora vogliamo che siate messi al corrente dello sciopero generale organizzato dai sindacati di base proclamato per venerdì 20 ottobre, uno sciopero che serva a riportare la classe operaia al centro del dibattito ma non solo, che ne riconosca proprio la centralità nel sistema produttivo, una classe senza la quale si fermerebbe la macchina del progresso. Uno sciopero che ribadisca, che urli le esigenze dei lavoratori, dal lavoro stabile e sicuro sino a forti aumenti salariali, che riprenda dalla piattaforma dello sciopero USA anche un ritorno alla scala mobile, che con menzogna è stata accusata di essere causa di inflazione, menzogne immediatamente rispedite al mittente visto che all’eccessivo aumento del costo della vita di certo non è corrisposto quello dei salari, una propaganda falsa in cui provocazione e prevaricazione hanno sempre avuto la meglio perché mai è stata data voce ai diretti interessati ma solo a chi aveva ed ha l’interesse a negare ogni diritto.
E' arrivato il momento di ribaltare la situazione!.
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