Dal blog femminismorivoluzionario
Con tutto il rispetto per la ricercatrice Claudia Goldin che ha ricevuto il premio Nobel 2023 per le scienze economiche, consentiteci di dire che ha "scoperto l'acqua calda".
Il Premio Nobel le è stato assegnato per "la sua ricerca sull’occupazione femminile, che ha contribuito a identificare le maggiori determinanti delle differenze di genere, a partire dal XIX secolo negli Stati Uniti e che si osservano ancora oggi nel mercato del lavoro di tutti i paesi del mondo".
Ma - domanda - ci voleva questa ricerca per scoprire:
- Che il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro, cioè la percentuale di donne che lavorano, è sistematicamente minore di quello degli uomini
- Che quando le donne lavorano, guadagnano di meno
- Che per le donne è più difficile avere una promozione o raggiungere posizioni lavorative maggiormente remunerate
- Che in molti paesi ad alto reddito, compresi gli Stati Uniti, benchè la percentuale di donne con un titolo universitario è maggiore di quella degli uomini, si osservano sostanziali differenze di genere sia nella partecipazione al mercato del lavoro che nei salari
- Che la maternità, il fatto che principalmente le donne si occupano dei figli (questa realtà che questo sistema impone viene però detta che sarebbe frutto di "stereotipi di genere", cioè una sorta di "luoghi comuni", "idee balzane" e non di uno strutturale, "scientifico" scarico sulle donne di tutti i servizi di cura e assistenza) porta ad una discriminazione sul lavoro e salariale. "A causa del maggiore coinvolgimento delle donne nella cura dei figli - si legge - in tutti i paesi ad alto reddito si osserva che le donne hanno una probabilità maggiore degli uomini di lavorare part-time e di avere carriere lavorative intermittenti, cosa che incide negativamente sul loro reddito".
- Che le donne hanno tassi di disoccupazione più elevati rispetto ai coetanei maschi e hanno un minor livello di sicurezza occupazionale, in parte dovuta a contratti di lavoro a termine nella popolazione femminile
- Che la disuguaglianza salariale in età lavorativa si traduce poi in un divario pensionistico.
Ecc.?
Ma va... Ma non me lo dire...! direbbe qualche comico.
La valorizzazione che viene fatta di questa ricerca starebbe nel fatto che prima i dati esistenti permettevano di osservare la partecipazione femminile e i salari delle donne nel XX secolo, e avevano portato i ricercatori a concludere che ci fosse una relazione positiva tra sviluppo economico e partecipazione delle donne al mercato del lavoro, ora invece con la ricerca della Goldin che parte dal XIX secolo, si può osservare che la relazione tra partecipazione femminile e sviluppo economico non è positiva.
Ma non mi dire...!
Ma ciò che è insopportabile è leggere che questa ricerca della Goldin "ha arricchito la teoria economica in modo che potesse spiegare la scelta delle donne tra lavoro e cura della famiglia, e ha mostrato come il contesto istituzionale possano influire su questa scelta".
Si dice: "Individuare le cause del differenziale di genere nel mercato del lavoro e soprattutto nei salari è importante per poter poi identificare degli interventi di politica volti a colmare il gap".
Ma queste cause sono ben conosciute! - onestamente possiamo dire che quasi ogni due mesi varie riviste sfornano ricerche di questo genere, dati e indicano le scontate cause - e nessun governo, nessuna Istituzioni ha fatto interventi che possano frenare questa perenne discriminazione delle donne.
Ed è ridicolo, se non fosse drammatico per le donne, sentire le parole che hanno accompagnato l'assegnazione del nobel alla Goldin: “ha permesso di comprendere che il ruolo delle donne nel mercato del lavoro è importante per la società. Grazie alla ricerca innovativa di Claudia Goldin, ora sappiamo molto di più sui fattori sottostanti e sulle barriere che potrebbero essere affrontate in futuro”.
Donne, accontentatevi di questo!
Ora che la Goldin abbia fatto questa estesa ricerca, e che essa potrà essere utilizzata per avere più dati organici sulla condizione lavorativa, salariale, discriminatoria delle donne, non c'è dubbio,
ma assegnare un premio nobel per questo lavoro di ricerca, scontato, non porta ad alcun avanzamento della condizione delle donne, nè costituisce uno strumento al servizio della lotta delle donne.
Tant'è che la stessa Goldin nel 2014 in un articolo dal titolo A grand gender convergence: Its last chapter (Una grande convergenza di genere: l’ultimo capitolo), si chiese quale dovrebbe essere l’ultimo capitolo per raggiungere una vera uguaglianza. E la risposta è che la soluzione non deve necessariamente coinvolgere l’intervento della politica, non deve neppure prevedere un miglioramento nella capacità di negoziazione delle donne e neppure un maggior coinvolgimento degli uomini nelle responsabilità domestiche... La Goldin sostiene che si dovrebbe cambiare il modo in cui i lavori vengono strutturati e remunerati".
Quindi, questo sistema capitalista - in cui le donne sono doppiamente sfruttate e oppresse, che scarica su di loro tutto il lavoro domestico, la riproduzione della forza-lavoro, che usa le donne sul lavoro per tagliare i costi del lavoro per il capitale, ecc. -; questo sistema che non può che agire così e che peggiora sempre più la condizione generale delle donne - per le nobel, come la Goldin, andrebbe solo un pò cambiato...
Ma non si tratta, per caso, di un'assegnazione interessata del premio Nobel?
MC
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