Il Congresso USA si prepara al riarmo nucleare per combattere Russia e Cina in simultanea
Il 12 ottobre è stato pubblicato l’America’s Strategic Posture (ovvero la Posizione Strategica d’America), il rapporto finale della Commissione del Congresso statunitense che dal 2009 si occupa di rilasciare uno studio sistematico in merito. Il contenuto è in sostanza un invito a far scivolare il mondo intero verso un riarmo da apocalisse nucleare.
La Commissione, composta da sei repubblicani e sei democratici, lavora dal 2022 per produrre questo documento in una fase così delicata dello scontro internazionale. Le conclusioni, inoltre, sono in contrasto con la revisione della Nuclear Posture elaborata dall’amministrazione Biden nell’ottobre di un anno fa.
Il governo di Washington aveva valutato l’attuale arsenale nucleare come sufficiente alla deterrenza, impegnandosi ancora sulla strada della non proliferazione e della riduzione delle atomiche nella strategia statunitense. I rappresentanti del Congresso hanno invece ora sostanziato una visione opposta.
Essi si son basati su una previsione del Pentagono che ha calcolato che entro il 2035 la Cina potrà contare su 1.500 testate, cambiando profondamente le regole abituali negli scenari di mutua deterrenza. Tale cifra, infatti, è considerata sufficiente a posizionarsi sul livello di superpotenza nucleare al pari di USA e Russia.
In Cina conoscono bene cosa significa quando si entra in un sistema con tre protagonisti, e non più due,
grazie a un libro dello scrittore Liu Cixin. Il romanzo sci-fi The Three-Body Problem prende le mosse dall’omonimo quesito che ci si pone nella fisica classica.Per renderla facilmente comprensibile, possiamo dire che si tratta del tentativo di prevedere il comportamento di un sistema dinamico di tre masse puntiformi. Il risultato è però caotico, e questa è una metafora sempre più usata per descrivere come cambierebbe il mondo con tre superpotenze nucleari: imprevedibilità che farebbe correre al riarmo e dritti nelle braccia della guerra termonucleare.
Il lasso di tempo tra il 2027 e il 2035 è considerato il periodo critico entro cui questo gioco di “minaccia di reciproca distruzione” passerà da due a tre attori. E non sono state rilasciate dichiarazioni in relazione alla possibilità di cooperazione nel settore tra Pechino e Mosca.
Per gli estensori del testo, la Casa Bianca deve quindi preparare il paese all’ipotesi di dover affrontare Cina e Russia simultaneamente.
Per farlo, nella prefazione del rapporto, la presidente “democratica” della Commissione – Madelyn Creedon – e il suo vice repubblicano, Jon Kyl, affermano che, pur riconoscendo le difficoltà del bilancio, la spesa militare va aumentata ancora.
“Dimensione, tipo e posizione” delle forze convenzionali, comprese quelle alleate, vanno potenziati. Ma è soprattutto l’arsenale nucleare che va tenuto aggiornato: il programma trentennale di aggiornamento avviato nel 2010 e di cui il costo, nel 2017, è stato stimato a 400 miliardi fino al 2046, deve essere mantenuto nei tempi previsti.
Invece, dovrà essere superata la quantità pianificata di produzione di B-21, bombardieri stealth e dei nuovi sottomarini nucleari di classe Columbia.
Elemento significativo è poi la raccomandazione di dispiegare un maggior numero di armi nucleari tattiche in Asia e in Europa.
Ma non si tratta solo di distribuire altre armi di distruzione di massa in giro per il mondo. La raccomandazione è quella di prepararsi per aggiornare e armare alcune, se non tutte, testate “hedge”, cioè quelle mantenute per far fronte a eventi imprevisti.
Il problema è che tenere pronte più di 1.550 bombe atomiche è proibito dal ‘New START Treaty’, l’accordo del 2010 con il quale USA e Russia si sono accordati per ridurre il numero di ordigni di questa categoria.
Mosca ha sospeso la sua partecipazione lo scorso febbraio, senza ritirarsi però dall’intesa, ma se Washington la disattendesse esplicitamente l’effetto sarebbe scontato.
Nel testo non si dimentica il ruolo di Corea del Nord né quello dell’Iran, seppur di minor entità per il periodo considerato. Allo stesso modo si invita a tutelare gli interessi militari sia per ciò che riguarda l’utilizzo di frequenze utili per i radar, sia la presenza spaziale statunitense.
Insomma, un pedale spinto sull’acceleratore della guerra, giustificato al solito con la retorica della difesa dell’ormai logorato “ordine internazionale guidato dagli Stati Uniti e i valori che esso sostiene”, i quali “sono messi a rischio dai regimi autoritari cinese e russo”.
da Contropiano
Nessun commento:
Posta un commento