Mercoledì 18 ottobre, il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato dal Comité Action Palestine contro il telegramma del ministro degli Interni, Gérald Darmanin, relativo al divieto di manifestazioni a sostegno della Palestina.
In questo telegramma, i prefetti avevano ricevuto l’ordine di vietare “le manifestazioni pro-palestinesi, in quanto suscettibili di generare disordini di ordine pubblico”.
Pur rigettando il ricorso, il Consiglio di Stato ha comunque sottolineato “la sua formulazione approssimativa”, affermando che “nessun divieto può essere basato solo su questo telegramma” o “sulla base del solo fatto che la manifestazione in questione è a sostegno della popolazione palestinese”.
“Spetta ai prefetti valutare, caso per caso, se il rischio di disordini pubblici giustifichi un divieto”, ha ribadito il Consiglio di Stato.
Il telegramma inviato da Gérald Darmanin equivale a un “divieto di principio e assoluto” che costituisce “una grave violazione della libertà di espressione”, ha sostenuto uno dei due avvocati del
Comité Action Palestine. “Non viene menzionata alcuna limitazione in termini di data né in termini di luogo”, ha aggiunto.Nel frattempo, tutte le manifestazioni a sostegno della Palestina sono state vietate e tale divieto è stato esteso a qualsiasi evento in cui si intendesse prendere parola per denunciare i crimini di Israele ai danni della popolazione palestinese, in particolare della Striscia di Gaza, assediata sotto gli incessanti bombardamenti dell’esercito israeliano.
Lunedì 16 ottobre, Mariam Abudaqa, attivista per i diritti delle donne a Gaza e membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), è stata arrestata a Marsiglia e si è vista notificare un provvedimento di espulsione “d’urgenza assoluta”.
Il visto di cinquanta giorni, rilasciato dal consolato francese a Gerusalemme il 7 agosto e valido fino al 24 novembre, le è stato ritirato.
Per il ministro degli Interni Gérald Darmanin la “partecipazione ampiamente pubblicizzata” di Mariam Abudaqa a a eventi e manifestazioni “rischia di accendere tensioni, odio e violenza tra le comunità e di creare gravi problemi di ordine pubblico” nel contesto attuale.
Inoltre, il meeting per la liberazione di Georges Ibrahim Abdallah – comunista libanese e combattente della resistenza palestinese, in carcere in Francia dal 1984 nonostante sia liberabile dal 1999 – non ha potuto avere luogo come previst, alla Bourse de Travail de Paris, a causa del divieto della prefettura arrivato nella mattinata di mercoledì.
“Questo divieto s’inscrive nella continuità della criminalizzazione senza precedenti del governo nei confronti del sostegno al popolo palestinese. La Francia è l’unico Paese in cui è stato vietato il 100% delle manifestazioni.
Questa repressione si estende ora a tutti gli incontri e le conferenze pubbliche, oltre a colpire gli individui, siano essi attivisti politici o associativi, che sostengono la causa palestinese. Mentre la popolazione di Gaza viene massacrata, lo Stato reprime brutalmente tutti coloro che esprimono la loro opposizione alla violenza dello Stato di Israele”, scrivono le organizzazioni promotrici del meeting in un comunicato congiunto.
Le organizzazioni – Révolution Permanente, Samidoun Paris Banlieue, NPA, Association Nationale des Communistes, Collectif Palestine Vaincra, CGT Énergie Paris, Front uni des immigrations et des quartiers populaires – hanno tenuto una conferenza stampa ieri sera sotto l’egida della Campagne unitaire pour la libération de Georges Abdallah per denunciare l’accanimento politico e giudiziario dello Stato francese contro Georges Abdallah.
Nelle prossime ore potrebbe arrivare anche il divieto per la manifestazione in programma per sabato 21 ottobre, la quale – come ogni anno – attraversa le strade della cittadina di Lannemezan fino al carcere dove Georges Abdallah è recluso, per portare la solidarietà militante ed internazionalista al prigioniero politico da più tempo detenuto in Europa.
Una nuova manifestazione è in programma per giovedì 19 ottobre a Place de la République a Parigi, convocata dall’associazione EuroPalestine, “per chiedere la fine dei massacri e impedire la deportazione dei palestinesi da Gaza” di fronte all’ordine di evacuazione di Israele, così come al blocco delle forniture di acqua potabile ed elettricità.
info da contropiano
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