sabato 22 aprile 2023

pc 22 Aprile - Gli imperialisti sono responsabili del massacro delle masse in Sudan e l'Italia ha addestrato le milizie assassine

Si parla di più di 1000 sudanesi uccisi nei combattimenti e 300 mila sfollati a Khartoum tra l’esercito regolare del presidente, il generale Abdel Fattah al Burhan, e il suo vice, pari grado e golpista Mohamed Hamdan Dagalo “Hemetti”, che guida la Rapid Support Forces, cioè gli ex janjaweed. Nelle strade si trova "un gran numero" di cadaveri che non sono stati portati via a causa dell'intensità degli scontri. Con il rischio, ha avvertito, di epidemie, mentre un terzo degli ospedali della capitale non è operativo.

Ad addestrare le milizie assassine è l'Italia imperialista

da Africaexpress Massimo A. Alberizzi

dall'art. del 26 agosto del 2022

Uno dei dirigenti del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), agenzia che dipende dalla presidenza del consiglio, il colonnello Antonio Colella, con quattro uomini fidatissimi e una donna apparentemente rappresentante di una NGO, il 12 gennaio scorso ha incontrato il capo dei tagliagole il generale Mohamed Hamdan Daglo, detto Hemetti.

La delegazione italiana è stata ricevuta da Hemetti e da Mofadaal due volte. Durante l’incontro Colella e gli altri hanno confermato l’impegno italiano ad addestrare i janjaweed, ufficialmente per bloccare i

migranti che tentano di raggiungere il Mediterraneo e quindi l’Europa attraverso il Sudan e la Libia passando dall’oasi di Kufra.

Il golpista capo dei paramilitari Mohamed Hamdan Dagalo “Hemetti”, in un'intervista recuperata da Africa ExPress ha ringraziato il nostro Paese per il sostegno e l'addestramento alle sue milizie.  Il compito affidato ai suoi tagliatori era quello di controllare i confini tra Sudan e Libia per impedire ai migranti di arrivare al Mediterraneo. I miliziani del Rapid Support Forces, cioè gli ex janjaweed, vengono dalla Libia e dal Ciad.

Ieri è spuntato fuori un video che conferma quanto scritto da Africa ExPress che cioè gli italiani danno appoggio logistico e addestrano i paramilitari di Dagalo. Intervistato nell’agosto 2022 per la pagina Facebook New Sudan, il generale golpista ammette: “Siamo supportati soprattutto dagli italiani. Ringraziamo quindi gli italiani, soprattutto dal punto di vista tecnico. Potrebbero continuare per due anni con noi”.  E più in là:” La loro formazione ci ha giovato molto perché è specializzata nella lotta al terrorismo e all’immigrazione clandestina. Grazie all’Unione Europea e agli europei in generale Siamo impegnati per loro e per conto del mondo. Non bisogna dimenticare che ora stiamo svolgendo un ruolo umanitario nel deserto. Abbiamo sovvenzioni per il carburante (sembra dal contesto forse pagato dall’Italia, ndr) e dobbiamo controllare un territorio vastissimo”.

Intervista a Dagalo Hemetti "Gli italiani mi supportano"

https://youtu.be/_CaKeVQAWNc

Durissimo il commento al telefono da Khartoum di un’attivista per la tutela dei diritti umani ben conosciuta da Africa ExPress, ma di cui non vogliamo rivelare il nome per tutelare la sua sicurezza: “Gli italiani hanno contribuito a creare un mostro. Avete addestrato i janjaweed, criminali che ora hanno tentato un colpo di Stato e stanno massacrando la popolazione civile”.

Gli uomini del generale Dagalo sono conosciuti per le atrocità commesse in Darfur nella prima decade del Duemila. Arabi, soprannominati janjaweed (termine che più o meno significa “diavoli a cavallo”), che assaltavano i villaggi africani, bruciavano le capanne, ammazzavano senza pietà gli uomini, stupravano le donne urlando “Sporca negra ora ti faccio avere un figlio arabo”, rapivano le bambine trasformandole in schiave del sesso, e i bambini arruolati a forza.

Con scarsa lungimiranza, l’Italia aveva deciso di affidare ai tagliagole il compito di controllare i confini del nord del Sudan con Egitto, Libia e Ciad per non fare passare i migranti che ogni giorno dall’Africa subsahariana tentano di arrivare al Mediterraneo.

Le denunce di violenze, soprusi omicidi compresi, non hanno smosso più di tanto il governo Draghi (autore dell’idea) e neppure il successivo, mostrando tutti i limiti e i fallimenti dell’”aiutiamoli a casa loro” o “respingiamoli a casa”.

Non sono stati neppure ascoltati gli avvisi di chi denunciava l’indole filibustiera di quest’accozzaglia di persone incontrollabili.


Africa ExPress e Il Fatto Quotidiano avevano denunciato che il 12 gennaio 2022 il colonnello dei nostri servizi Antonio Colella, assieme a quattro suoi fedelissimi e a una donna non identificata di una Ngo, era stato a Khartoum.

Il gruppo aveva incontrato Dagalo e con lui aveva pianificato gli interventi degli istruttori italiani che poco dopo hanno cominciato il loro lavoro con i janjaweed in un campo militare di El Obeid, a 400 chilometri a sud della capitale sudanese.

Ma la cosa più incredibile è che i janjaweed hanno ricevuto aiuti logistici e militari anche dalla Russia. Dagalo, infatti, ha concesso ai mercenari del gruppo Wagner che fa riferimento al Cremlino, lo sfruttamento di miniere d’oro nel nord del Paese. Quindi italiani e russi assieme a insegnare ai tagliagole a far la guerra seriamente.

“Gli uomini di Dagalo – spiega l’attivista per i diritti umani – ora controllano una buona parte della capitale sudanese, ma non hanno comandanti che li tengano disciplinati e diano loro ordini. Hanno licenza di uccidere chiunque, di rapinare e saccheggiare. Sono opportunisti, più banditi criminali che gente con un obiettivo politico”.

Ma la gente con chi sta? “Il popolo non sta né con Burhan né con Dagalo. Piuttosto vuole un governo civile lontano dai signori della guerra. Secondo Ali Baba, uno degli stringer di Africa ExPress, gli RSF hanno importanti difficoltà logistiche. “Molti sono arrivati da fuori e ora hanno problemi con i rifornimenti. Sono anche a corto di carburate. Cercano di farlo arrivare dalla Libia ma anche per loro non è facile”.

Le forze in campo: i governativi del generale Abdel Fattah Abdelrahman Burhan, presidente del Consiglio militare sovrano di transizione sono appoggiati da quello che resta degli islamisti del NIF (National Islamc Front) e dai vecchi sostenitori del regime del dittatore Omar Al Bashir, defenestrato da un colpo di Stato l’11 aprile 2019. Appoggio politico è arrivato dalla Cina che negli ultimi anni ha stipulato buoni rapporti commerciali con la giunta militare del generale Burhan. Anche l’Egitto appare schierato con il presidente. Quindi Il Cairo e Pechino, avversari degli islamisti in patria sono loro alleati a Khartoum.

Inoltre, a conferma delle responsabilità dei governi imperialisti nel focolaio della nuova guerra civile in Sudan (ma che può essere la scintilla di un incendio più grande che coinvolge la Libia ed Israele) anche le dichiarazioni del boia Minniti, sempre in linea con il governo fascio-imperialista di Meloni, sullo scontro con la Russia in un'area strategica per gli interessi imperialisti e per quelli italiani in particolare.

Minniti: "La Russia ha avuto e ha una collaborazione da lungo tempo con i paramilitari del generale Hemeti e, contemporaneamente, ha gestito con loro le miniere d’oro del Sudan... Si comprende quindi come, anche da questo punto di vista, l’esito del conflitto in Sudan rappresenti un elemento importante per le più complesse e complessive dinamiche internazionali, a testimonianza che il ‘filo rosso’ che lega la guerra in Ucraina al Mediterraneo allargato all’Africa è particolarmente resistente e anche particolarmente evidente”

20 Aprile 2023

Il governo di Netanyahu: "il Sudan è uno dei Paesi arabi con cui Israele sta cercando una via di normalizzazione dei rapporti (nel caso specifico aprendo un processo di pace) nell’ambito degli Accordi di Abramo. Il governo di Gerusalemme teme che una deriva ulteriore del conflitto possa inficiare questo percorso – già congelato con la presa del potere dei militari lo scorso anno – e indebolire l’intero processo degli accordi".

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