Tunisia si conferma esportatrice di manodopera a basso costo per l'Italia, prateria per le aziende e gli interessi italiani ed avamposto italo/europeo contro i migranti.
A seguito delle dichiarazioni ad effetto del presidente della repubblica tunisino Saied su un'ipotetica decisione di rifiutare il finanziamento FMI (con annesso rischio fallimento della Tunisia), il ministro degli esteri tunisino Ammar è stato prontamente invitato (leggi convocato) a Roma dal suo omologo Tajani il 12 ed il 13 aprile scorsi.
Per l'ennesima volta è stata riaffermata la "triade degli attuali interessi italiani in Tunisia":
1) Il progetto Elmed che consiste in un prossimo collegamento tra i due paesi con un cavo elettrico sottomarino lungo 240 km con cui l'Italia importerà energia elettrica dalla Tunisia, a cui è legata tutta la retorica sulla green economy e la produzione di energia solare nel paese, di cui beneficeranno imprese italiane a partire dal colosso Eni.
2) Maggiore presenza delle aziende italiane nel paese, per l'occasione Tajani ha annunciato la tenuta di un nuovo "business forum" in Tunisia con la presenza di imprenditori italiani operanti in particolare nel tessile, energie da fonti rinnovabili e la meccanica".
3) Le politiche di repressione contro i migranti in cambio di qualche briciola di visti in più per la
Tunisia: per l'occasione Tajani, come in un gioco delle tre carte, ha annunciato una "quota riservata" di 4.000 lavoratori tunisini, ma all'interno degli 82.000 ingressi già previsti dal decreto flussi! La peculiarità di questa sottoquota sarà che tali lavoratori saranno formati in Tunisia, probabilmente da qualcuna delle innumerevoli aziende italiane presenti nel paese. Alla fine i principali beneficiari restano quindi i padroni italiani operanti sia in Tunisia che in Italia.L’Italia ha ribadito la propria volontà di contribuire a far andare in porto le negoziazioni tra FMI e Tunisia ed in tal senso sta facendo pressioni su USA, Germania e Francia (tra i principali azionisti del FMI) di sbloccare almeno la prima rata del finanziamento da 1,9 miliardi di dollari senza porre alcuna condizione e rimandare ancora una volta il "rischio fallimento" del paese.
“La nostra proposta all’Fmi e ai nostri interlocutori americani ed europei è stata molto chiara: cominciare a finanziare la Tunisia attraverso l’Fmi e consegnare loro, dopo una prima tranche, una seconda tranche con l’andare avanti delle riforme”, ha detto Tajani, che ha aggiunto: “L’Italia è pronta a fare tutto ciò che è in suo potere per sostenere politicamente la Tunisia, che deve essere un Paese protagonista di pace e di stabilità nel Mediterraneo”.
La preoccupazione del governo italiano resta quindi la stabilità politica della Tunisia in funzione del suo rafforzamento come "avamposto di confine italiano ed europeo" per fare barriera contro la crescente ondata migratoria africana verso l'Europa.
Contemporaneamente si teneva la riunione primaverile plenaria della BM e del FMI a cui partecipano tutti i ministri dell'economia dei paesi membri, in cui da un lato i ministro dell'economia italiano Giorgetti ha portato avanti tale linea del governo sul dossier Tunisia, incontrando anche il suo omologo tunisino Samir Saied, quest'ultimo inoltre ha lanciato segnali di riconciliazione auspicando che si raggiunga un accordo tra il suo paese ed il FMI nel più breve tempo possibile.
Un ulteriore conferma che iregime di Kais Saied, come indicavamo in un precedente articolo, paventando un'aperura verso i finanziamenti dei paesi BRICS (Cina in particolare), sembra tentare la strategia di "giocare su più tavoli" sfruttando le contraddizioni interimperialiste, ciò è stato fiutato e segnalato prontamente da Tajani che infatti ha sottolineato di prevenire che gli interessi di Russia e Cina si rafforzino nell'area mediterranea, agitando inoltre ancora una volta lo spauracchio islamista, rinnovando quindi il proprio impegno al sostegno del regime tunisino: "non mi pare che ci siano state condanne a morte in Tunisia come è successo in Iran”.
Ammar ha quindi ringraziato l'Italia “per il sostegno al processo di risanamento della nostra economia e nelle discussioni con i partner economici e finanziari”, e sfruttando l'assist politico di Tajani al proprio regime ha rilanciato toccando un nervo scoperto: “tutti i messaggi scettici rispetto al nostro Paese danneggiano l’economia tunisina e nutrono il flagello delle migrazioni illegali”.
La Tunisia di Saied sembra quindi voler continuare a strumentalizzare i migranti subsahriani sul proprio territorio in cambio del sostegno italiano e occidentale.
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