Per un euro (!) la ex Fiat-Fca vendette nel 2015 lo
stabilimento di Termini Imerese a Roberto Ginatta, padrone della Blutec, che
doveva rilanciarne la reindustrializzazione!
Mentre così la ex Fiat degli Agnelli si liberò dello stabilimento e dei suoi operai, per i Ginatta, invece, come dicono i giudici “Non c’è mai stata volontà di realizzare i progetti, ma solo di gettare fumo negli occhi”, e per questo hanno chiesto la condanna a 9 anni per lui, 5 per il figlio e 2 anni e 8 mesi per la segretaria, mentre un quarto imputato, l’ex amministratore delegato Cosimo di Cursi, ha patteggiato una
condanna a tre anni e sei mesi di carcere: non c’è che dire, una vera e propria associazione a delinquere. Tra le accuse, infatti, come riporta il GdS dell’8 novembre, ci sono anche la malversazione ai danni dello Stato, l’autoriciclaggio e la bancarotta.Che si trattasse di “fumo negli occhi” avrebbero dovuto
comprenderlo i sindacati confederali, Cgil-Cisl-Uil e il ministero (c’era la
Bellanova!) attraverso Invitalia che “trattavano” costantemente con il padrone.
Ma tra una contrattazione e l’altra vennero sbloccati e consegnati alla Blutec
21 milioni di soldi pubblici, 16 dei quali vennero “distratti” da Ginatta in
“investimenti di stretto interesse della famiglia”.
Una brutta storia, che però non è la sola, anzi. Di padroni
che cercano di fregarsi i soldi pubblici per poi sparire ce ne sono parecchi in
giro per il Paese, e questa storia “di imprenditori spregiudicati” somiglia per
esempio a quella della Gkn. E se in questa occasione siamo in presenza di
deliberati delinquenti, non sono da meno quelli che dopo aver incassato per
anni soldi pubblici sotto qualsiasi veste, dalla cassa integrazione a quelli a
fondo perduto, decidono dall’oggi al domani di “delocalizzare”, come la Gkn,
appunto, o la Whirlpool, la Wärtsilä, la Teva o Albini di Mottola…
Mai fidarsi dei padroni, dei sindacati e del governo! Mai delegare
senza analisi e lotta, che sono i mezzi che servono anche a controllare da
vicino quello che succede in fabbrica e nel contesto più generale della società
capitalista-imperialista e della sua crisi in corso. Solo l’impegno diretto permette
agli operai organizzati di stare un passetto avanti al padrone e ai suoi lacchè
per non subire improvvise sorprese.
E per fare questo ci vuole l’unità! Ma in questo caso è la mossa dei padroni che crea l’unità oggettiva degli operai. Adesso ci vuole la contromossa dell’unità cosciente degli operai divisi nelle varie fabbriche e tra i vari stabilimenti… e questa sarebbe la vera sorpresa nell’attuale lotta di classe.
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