domenica 30 ottobre 2022

pc 30 ottobre – Migranti: una contraddizione aperta tra il governo razzista che vuole bloccare le navi e i padroni che ne vogliono di più per lo sfruttamento capitalista

 

La propaganda razzista sugli “sbarchi dei migranti” è tornata ad impregnare la stampa e i mezzi di comunicazione da quando il “nuovo” governo si è insediato, soprattutto per iniziativa di Salvini e del suo braccio destro, il ministro dell’Interno, Piantedosi.

I padroni in Italia però sono alla ricerca di forza lavoro a basso costo e l’impossibilità di trovarla tra i migranti che in passato arrivavano in numero più alto li mette in oggettivo contrasto con le limitazioni imposte dalle attuali leggi sull’immigrazione, innanzi tutto la Bossi-Fini.

Questa contraddizione è una delle tante tra la necessità dei capitalisti-imperialisti di avere mano libera su come gestire l’“economia” e la borghesia al governo che li rappresenta, in questo caso la contraddizione è con la fascista Meloni e Salvini che deve dare risposta ai leghisti e razzisti che lo hanno votato.

Ma i padroni ai loro profitti non rinunciano facilmente, come racconta un articolo dell’Espresso di questa settimana, nel quale da un lato si smentiscono i numeri dei migranti che arrivano nel nostro Paese, e dall’altro viene spiegato come si stanno organizzando per ovviare a questa “vera emergenza” come la chiamano.

Il titolo e sottotitolo sono già abbastanza indicativi: “Le imprese vogliono più migranti. Manca all'appello il 40% di operai da assumere. Ma con flussi tagliati e permessi con il contagocce ora sono

le aziende a smascherare il flop della Bossi-Fini”.

Legge che, secondo loro, ha portato alla penuria di forza lavoro. Secondo l’ultima indagine Excelsior Unioncamere, riporta il settimanale, hanno intenzione di assumere “entro ottobre 1,3 milioni di persone” ma “sanno già che faticheranno a trovare il 41,6% del personale ricercato”.

Secondo loro, “Mancano carpentieri, elettricisti, caregiver. Mancano saldatori, infermieri ma anche professionisti … Pesa la mancanza di 87.000 commessi e camerieri, 10.000 muratori, 28.000 fattorini, 26.000 addetti alle pulizie. Una situazione destinata a peggiorare perché nei prossimi 5 anni andranno in pensione 2,8 milioni di occupati e nello stesso periodo vi sarà la necessità di assumere 4,5 milioni di lavoratori.”

Crisi o non crisi, questi calcoli e queste “intenzioni” dimostrano come i padroni pianificano comunque sempre i loro affari.

La colpa di questo “guaio” che non permetterebbe ai padroni di sfruttare milioni di lavoratrici e lavoratori di ogni settore viene addebitata, oltre alla Bossi-Fini, al “declino demografico”, 400.000 unità in meno l'anno e agli “errori commessi nella formazione dei giovani e per l'assenza di politiche attive capaci di riattivare i cinquantenni disoccupati o sfiduciati”.

L’unica “formazione” che piace ai padroni è quella di una forza lavoro pronta e disponibile da sfruttare per aumentare i profitti. Per non parlare del fatto che vorrebbero perfino “riattivare” (come se fossero macchine spente) i cinquantenni… mentre non sono per niente interessati alla grande disoccupazione fatta di non cinquantenni.

E come risolvere quindi questo problema che è una “vera emergenza”, appunto, come “spiega Fabio Costantini, amministratore delegato della società di risorse umane Randstad HR, la divisione che si occupa di formazione e ricollocazione”?

“Secondo gli imprenditori la migrazione è la migliore delle soluzioni”, dice l’articolo, e cioè con una delle armi più potenti a disposizione dei padroni, l’esercito industriale di riserva.

“Per rispondere a quella che è una vera emergenza” i padroni si danno molto da fare: “abbiamo creato il progetto Without borders [Senza confini, ndr] per garantire percorsi di ingresso e reclutamento coinvolgendo associazioni e ONG che operano nei paesi esteri, così da trovare fuori dai confini nazionali il personale necessario. Entriamo anche in contatto con le Caritas territoriali, con i centri di accoglienza, parliamo con i migranti per capire se hanno esperienze professionali o titoli di studio, offriamo loro percorsi di formazione e inserimento lavorativo.” Ma tutto questo “È tutt'altro che semplice, soprattutto perché bisogna convivere con due elefanti nella stanza, ovvero la legge Bossi-Fini e il decreto sicurezza”. E il giornalista spiega che il decreto sicurezza “era stato fortemente voluto dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini e, nei fatti, ha abolito i permessi di soggiorno per motivi umanitari, bloccando uno dei maggiori canali di ingresso di personale per le aziende”.

E quanto ciò sia considerato deleterio per i padroni la conferma viene pure dall'Istat che “dice che nel primo trimestre 2022 il tasso di occupazione degli stranieri è in crescita dell'1,5% mentre quello dei lavoratori italiani è fermo allo 0,8.”

Il giornalista, in nome e per conto dei padroni, deve criticare la Bossi-Fini e quindi parla solo delle situazioni di “imprenditori e famiglie che vorrebbero regolarizzare situazioni opache” e tralascia tutti quegli “imprenditori” che approfittano proprio delle difficoltà degli immigrati per lo sfruttamento “normale”, in nero, in grigio ecc.…

Per spiegare meglio poi entra nel merito della legge razzista e antimmigrati, e di quelli che vengono definiti “decreti flussi”,  descrivendo  “… la trafila utile a ottenere un permesso di lavoro. Il flusso è regolato dalla legge Bossi-Fini del 2002 che prevede la presentazione di un documento triennale programmatico per stabilire quanti migranti servono al mercato del lavoro: nella pratica, dal 2006 nessun governo si è più preoccupato di questa programmazione e, in sua assenza, è possibile accogliere una quota di lavoratori migranti non superiore a quella dell'anno precedente. In sostanza, si è passati dagli oltre 180.000 permessi del 2010 ai 30.000 del 2020. Troppo poco rispetto alle richieste del mercato che Costantini di Randstad stima in 350.000 unità l'anno. Solo a dicembre del 2020 è stato eliminato il vincolo della Bossi-Fini e il governo Draghi ha potuto allargare un poco le maglie del decreto flussi: 70.000 persone. Briciole, perché sono un quinto della richiesta delle imprese. Ma non e finita qui. “Il decreto flussi stabilisce quante persone possono entrare, in quali settori, se per lavoro stagionale autonomo subordinato e su quali territori. Se ad esempio un imprenditore bresciano volesse assumere un autotrasportatore, ma per quell'area il decreto flussi stabilisce che possono entrare solo 10 braccianti, allora non c'è alcuna possibilità di assumere personale straniero.” E le “difficoltà” dei padroni si aggravano con la “burocrazia”, in questo caso con l’obbligo del “click day” “… per assumere un dipendente bisogna anche essere veloci e fortunati, visto che si utilizza il sistema del click day. Chi è più veloce a collegarsi al portale governativo ‘vince’ il permesso di soggiorno.”

Per questo la critica continua fino all’aspetto “umano”, alla denuncia dei meccanismi che creano e alimentano il caporalato. “Visto che la percentuale di permessi di soggiorno lavorativi è passata dal 60 al 10% negli ultimi 10 anni a causa delle maglie sempre più strette al decreto flussi, sempre più migranti entrano in Italia sfruttando i visti per ricongiungimento familiare (aumentati dal 30 al 60% in 10 anni) e gonfiando le file del caporalato.”

“Ma la stragrande maggioranza di chi arriva in Italia segue una strada meno sicura e finisce per galleggiare in quel 12% di lavoro nero, grigio e sommerso inscalfibile in Italia. È la Guardia di finanza del Comando provinciale di Milano che, dopo aver scoperchiato il fenomeno del caporalato internazionale prima con l'inchiesta sui rider, poi con altri due filoni di indagini che interessano imprese lombarde della logistica, a spiegare come sempre più spesso la disperazione dei migranti li rende ricattabili da reti di caporali che li assoldano attraverso società e cooperative. I migranti, che in minima parte arrivano in Italia via mare, mentre nel 65% dei casi arrivano con un visto turistico e sperano per l'appunto in un lavoro, vengono assunti con contratti stagionali o di collaborazione occasionale come rider, fattorini, braccianti, bassa manovalanza impiegata in edilizia, agricoltura e in generale nell'industria e pagati pochi euro l'ora. Nella sola inchiesta sui rider sfruttati da Uber Eats la Guardia di finanza ha scoperto 750 migranti provenienti per lo più da Pakistan, Bangladesh e anche centro Africa costretti a lavorare al soldo di società che trattenevano per sé parte degli stipendi e lasciavano ai rider non più di 3 € a consegna.”

L’ultimo pezzo dell’articolo è dedicato a chiarire che se in questo non c’è differenza tra nord e sud, sono però quelli del nord a prendere l’iniziativa: “In Veneto e in Lombardia sono le stesse imprese di Confartigianato e Confindustria a chiedere sia una riforma della legge Bossi-Fini per avere permessi di soggiorno per ricerca di lavoro, sia un giro di vite al caporalato, che favorisce la concorrenza sleale...” Come se nel capitalismo-imperialismo, che è guidato solo dalla fame di profitto e porta a distruzioni, guerre e morti, fosse possibile una concorrenza “leale”!

La nostra “lealtà” che si chiama solidarietà e unità di classe deve approfondire la contraddizione aperta all’interno della classe borghese con le parole d’ordine utili alla battaglia immediata:

- permessi di soggiorno umanitario per tutti, e documenti di identità, indipendentemente dal paese di provenienza e dalle ragioni (guerra o miseria, o persecuzione, ecc.) per cui sono in Italia;

- diritto di asilo per tutti - perché violenza e rischio di vita è anche per fame, persecuzione, discriminazioni (con aumento delle commissioni, un iter speciale e di urgenza nei tribunali)

- nessun respingimento

- libertà di circolazione

- lavoro dignitoso, secondo i contratti collettivi, contro l'ipersfruttamento dei migranti

- assunzione dei migranti che stanno nei centri in attività socialmente utili, retribuite e assicurate, e/o corsi di formazione retribuiti

Ma anche con la lotta contro questo sistema, perché per i comunisti, per i rivoluzionari i migranti e le migranti sono una ricchezza per la lotta proletaria. Perché “Noi non siamo "solidali", noi siamo lottatori, noi vogliamo rovesciare l'imperialismo, il suo Stato, i suoi governi. Noi lavoriamo per sviluppare la ribellione, la rivolta; noi lavoriamo per l'unità proletari italiani, proletari di tutti i paesi.

[https://proletaricomunisti.blogspot.com/2018/07/pc-19-luglio-migranti-la-denuncia-e-la.html#more]

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