La propaganda razzista sugli “sbarchi dei migranti” è
tornata ad impregnare la stampa e i mezzi di comunicazione da quando il “nuovo”
governo si è insediato, soprattutto per iniziativa di Salvini e del suo braccio
destro, il ministro dell’Interno, Piantedosi.
I padroni in Italia però sono alla ricerca di forza lavoro a
basso costo e l’impossibilità di trovarla tra i migranti che in passato arrivavano
in numero più alto li mette in oggettivo contrasto con le limitazioni imposte
dalle attuali leggi sull’immigrazione, innanzi tutto la Bossi-Fini.
Questa contraddizione è una delle tante tra la necessità dei
capitalisti-imperialisti di avere mano libera su come gestire l’“economia” e la
borghesia al governo che li rappresenta, in questo caso la contraddizione è con
la fascista Meloni e Salvini che deve dare risposta ai leghisti e razzisti che
lo hanno votato.
Ma i padroni ai loro profitti non rinunciano facilmente,
come racconta un articolo dell’Espresso di questa settimana, nel quale da un
lato si smentiscono i numeri dei migranti che arrivano nel nostro Paese, e dall’altro
viene spiegato come si stanno organizzando per ovviare a questa “vera
emergenza” come la chiamano.
Il titolo e sottotitolo sono già abbastanza indicativi: “Le imprese vogliono più migranti. Manca all'appello il 40% di operai da assumere. Ma con flussi tagliati e permessi con il contagocce ora sono
le aziende a smascherare il flop della Bossi-Fini”.Legge che, secondo loro, ha portato alla penuria di forza lavoro. Secondo l’ultima indagine Excelsior Unioncamere, riporta il settimanale, hanno intenzione di assumere “entro ottobre 1,3 milioni di persone” ma “sanno già che faticheranno a trovare il 41,6% del personale ricercato”.
Secondo loro, “Mancano carpentieri, elettricisti,
caregiver. Mancano saldatori, infermieri ma anche
professionisti … Pesa la mancanza di 87.000 commessi e camerieri,
10.000 muratori, 28.000 fattorini, 26.000 addetti alle pulizie.
Una situazione destinata a peggiorare perché nei prossimi 5 anni andranno in
pensione 2,8 milioni di occupati e nello stesso periodo vi sarà la
necessità di assumere 4,5 milioni di lavoratori.”
Crisi o non crisi, questi calcoli e queste “intenzioni” dimostrano
come i padroni pianificano comunque sempre i loro affari.
La colpa di questo “guaio” che non permetterebbe ai padroni
di sfruttare milioni di lavoratrici e lavoratori di ogni settore viene
addebitata, oltre alla Bossi-Fini, al “declino demografico”, 400.000
unità in meno l'anno e agli “errori commessi nella formazione dei giovani e per
l'assenza di politiche attive capaci di riattivare i cinquantenni disoccupati o
sfiduciati”.
L’unica “formazione” che piace ai padroni è quella di una
forza lavoro pronta e disponibile da sfruttare per aumentare i profitti. Per non
parlare del fatto che vorrebbero perfino “riattivare” (come se fossero macchine
spente) i cinquantenni… mentre non sono per niente interessati alla grande
disoccupazione fatta di non cinquantenni.
E come risolvere quindi questo problema che è una “vera
emergenza”, appunto, come “spiega Fabio Costantini, amministratore delegato
della società di risorse umane Randstad HR, la divisione che si occupa di
formazione e ricollocazione”?
“Secondo gli imprenditori la migrazione è la migliore
delle soluzioni”, dice l’articolo, e cioè con una delle armi più potenti a
disposizione dei padroni, l’esercito industriale di riserva.
“Per rispondere a quella che è una vera emergenza” i
padroni si danno molto da fare: “abbiamo creato il progetto Without
borders [Senza confini, ndr] per garantire percorsi di ingresso e
reclutamento coinvolgendo associazioni e ONG che operano nei paesi esteri,
così da trovare fuori dai confini nazionali il personale necessario. Entriamo
anche in contatto con le Caritas territoriali, con i centri di
accoglienza, parliamo con i migranti per capire se hanno esperienze
professionali o titoli di studio, offriamo loro percorsi di formazione e
inserimento lavorativo.” Ma tutto questo “È tutt'altro che semplice, soprattutto
perché bisogna convivere con due elefanti nella stanza, ovvero la legge Bossi-Fini
e il decreto sicurezza”. E il giornalista spiega che il decreto sicurezza “era
stato fortemente voluto dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini e, nei
fatti, ha abolito i permessi di soggiorno per motivi umanitari, bloccando
uno dei maggiori canali di ingresso di personale per le aziende”.
E quanto ciò sia considerato deleterio per i padroni la
conferma viene pure dall'Istat che “dice che nel primo trimestre 2022 il
tasso di occupazione degli stranieri è in crescita dell'1,5% mentre quello dei
lavoratori italiani è fermo allo 0,8.”
Il giornalista, in nome e per conto dei padroni, deve
criticare la Bossi-Fini e quindi parla solo delle situazioni di “imprenditori e
famiglie che vorrebbero regolarizzare situazioni opache” e tralascia tutti quegli
“imprenditori” che approfittano proprio delle difficoltà degli immigrati per lo
sfruttamento “normale”, in nero, in grigio ecc.…
Per spiegare meglio poi entra nel merito della legge
razzista e antimmigrati, e di quelli che vengono definiti “decreti flussi”, descrivendo “… la trafila utile a ottenere un permesso di
lavoro. Il flusso è regolato dalla legge Bossi-Fini del 2002 che prevede
la presentazione di un documento triennale programmatico per stabilire
quanti migranti servono al mercato del lavoro: nella pratica, dal 2006
nessun governo si è più preoccupato di questa programmazione e, in sua
assenza, è possibile accogliere una quota di lavoratori migranti non
superiore a quella dell'anno precedente. In sostanza, si è passati dagli
oltre 180.000 permessi del 2010 ai 30.000 del 2020. Troppo poco
rispetto alle richieste del mercato che Costantini di Randstad stima in
350.000 unità l'anno. Solo a dicembre del 2020 è stato eliminato il vincolo
della Bossi-Fini e il governo Draghi ha potuto allargare un poco le maglie del
decreto flussi: 70.000 persone. Briciole, perché sono un quinto della
richiesta delle imprese. Ma non e finita qui. “Il decreto flussi stabilisce
quante persone possono entrare, in quali settori, se per lavoro
stagionale autonomo subordinato e su quali territori. Se ad esempio
un imprenditore bresciano volesse assumere un autotrasportatore, ma per
quell'area il decreto flussi stabilisce che possono entrare solo 10 braccianti,
allora non c'è alcuna possibilità di assumere personale straniero.” E le “difficoltà”
dei padroni si aggravano con la “burocrazia”, in questo caso con l’obbligo del “click
day” “… per assumere un dipendente bisogna anche essere veloci e fortunati,
visto che si utilizza il sistema del click day. Chi è più veloce a collegarsi
al portale governativo ‘vince’ il permesso di soggiorno.”
Per questo la critica continua fino all’aspetto “umano”, alla
denuncia dei meccanismi che creano e alimentano il caporalato. “Visto
che la percentuale di permessi di soggiorno lavorativi è passata dal 60
al 10% negli ultimi 10 anni a causa delle maglie sempre più strette al
decreto flussi, sempre più migranti entrano in Italia sfruttando i visti per
ricongiungimento familiare (aumentati dal 30 al 60% in 10 anni) e gonfiando le
file del caporalato.”
“Ma la stragrande maggioranza di chi arriva in Italia segue
una strada meno sicura e finisce per galleggiare in quel 12% di lavoro nero,
grigio e sommerso inscalfibile in Italia. È la Guardia di finanza del Comando
provinciale di Milano che, dopo aver scoperchiato il fenomeno del caporalato
internazionale prima con l'inchiesta sui rider, poi con altri due filoni di indagini
che interessano imprese lombarde della logistica, a spiegare come sempre
più spesso la disperazione dei migranti li rende ricattabili da reti di
caporali che li assoldano attraverso società e cooperative. I
migranti, che in minima parte arrivano in Italia via mare, mentre nel 65% dei
casi arrivano con un visto turistico e sperano per l'appunto in un lavoro,
vengono assunti con contratti stagionali o di collaborazione occasionale come rider,
fattorini, braccianti, bassa manovalanza impiegata in edilizia, agricoltura e in
generale nell'industria e pagati pochi euro l'ora. Nella sola inchiesta sui
rider sfruttati da Uber Eats la Guardia di finanza ha scoperto 750 migranti
provenienti per lo più da Pakistan, Bangladesh e anche centro Africa costretti
a lavorare al soldo di società che trattenevano per sé parte degli stipendi e lasciavano
ai rider non più di 3 € a consegna.”
L’ultimo pezzo dell’articolo è dedicato a chiarire che se in
questo non c’è differenza tra nord e sud, sono però quelli del nord a prendere
l’iniziativa: “In Veneto e in Lombardia sono le stesse imprese di
Confartigianato e Confindustria a chiedere sia una riforma della legge Bossi-Fini
per avere permessi di soggiorno per ricerca di lavoro, sia un giro di vite al
caporalato, che favorisce la concorrenza sleale...” Come se nel capitalismo-imperialismo,
che è guidato solo dalla fame di profitto e porta a distruzioni, guerre e morti,
fosse possibile una concorrenza “leale”!
La nostra “lealtà” che si chiama solidarietà e unità di
classe deve approfondire la contraddizione aperta all’interno della classe
borghese con le parole d’ordine utili alla battaglia immediata:
- permessi di soggiorno umanitario
per tutti, e documenti di identità, indipendentemente dal paese di provenienza
e dalle ragioni (guerra o miseria, o persecuzione, ecc.) per cui sono in
Italia;
- diritto di asilo per tutti -
perché violenza e rischio di vita è anche per fame, persecuzione,
discriminazioni (con aumento delle commissioni, un iter speciale e di urgenza
nei tribunali)
- nessun respingimento
- libertà di circolazione
- lavoro dignitoso, secondo i
contratti collettivi, contro l'ipersfruttamento dei migranti
- assunzione dei migranti che stanno nei centri in attività socialmente utili, retribuite e assicurate, e/o corsi di formazione retribuiti
Ma anche con la lotta contro questo sistema, perché per i comunisti, per i rivoluzionari i migranti e le migranti sono una ricchezza per la lotta proletaria. Perché “Noi non siamo "solidali", noi siamo lottatori, noi vogliamo rovesciare l'imperialismo, il suo Stato, i suoi governi. Noi lavoriamo per sviluppare la ribellione, la rivolta; noi lavoriamo per l'unità proletari italiani, proletari di tutti i paesi.
[https://proletaricomunisti.blogspot.com/2018/07/pc-19-luglio-migranti-la-denuncia-e-la.html#more]
Nessun commento:
Posta un commento