La situazione generale con la pandemia in corso e l’accentuarsi della crisi economica del capitalismo con l’azione dei padroni, Bonomi in testa, che pretendono e ottengono dal governo Draghi per avere tutto per loro, dai fondi pubblici alla libertà di licenziamento e continuare a fare profitti, sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari, spinge la necessità di ricostruire la forza, la coscienza, l’organizzazione di classe, per ribaltare l’intero sistema del capitale.
E’ la realtà che lo impone: da un lato aumentano i profitti e le ricchezze di pochi borghesi, mentre le condizioni di lavoro peggiorano ogni giorno con l’intensificazione dello sfruttamento sui posti di lavoro, con la disoccupazione di massa che viene usata per abbassare i già miseri salari e aumentare la concorrenza tra i lavoratori, con l’aumento della precarietà, con il numero delle morti quotidiane sul lavoro che rimane altissimo, con la condizione di doppio sfruttamento delle donne che si è manifestata negli assassinii seriali nelle fabbriche, con le condizioni bestiali di vita e lavoro dei migranti.
I sindacati confederali, con la Cgil di Landini in testa, dimostrano ogni giorno di più di essere inutili e
dannosi per i lavoratori, chiedono che siano il governo e i padroni a fare meglio, per il bene dell’economia nazionale, accompagnando di fatto i provvedimenti politici ed economici che scaricano crisi e pandemia sui proletari.Così lo sciopero generale dell’11 ottobre è una risposta necessaria a padroni e governo per far avanzare il proletariato, nella prospettiva inevitabile della guerra di classe contro il sistema del capitale.
Nello sciopero i lavoratori imparano ad unire gli sforzi, cresce la coscienza e si modificano i rapporti di forza tra la classe operaia e i padroni. Ma lo sciopero deve essere indirizzato per il blocco della produzione, a realizzare fermate effettive nei posti di lavoro; costruito con l’attività alle fabbriche perché stiamo lavorando perché altri operai prendano nelle proprie mani questa battaglia, per unire quelle che già lottano, per il coinvolgimento nello scontro generale dei movimenti reali di lotta.
Lo sciopero e le mobilitazioni devono puntare ad avere un impatto sull’attività di governo e padroni, con obiettivi su cui sia possibile concentrare forza e sviluppare iniziative di lotta.
Va sgombrato il campo invece dalla tendenza ad esaltare la giornata dell’11 a prescindere, trasformando già in risultato le 16 sigle del sindacalismo di classe e di base che hanno indetto lo sciopero generale unitariamente. Una visione che porta a ritenere sufficienti alcune manifestazioni che rappresentino lo sciopero, anziché concentrare o rafforzare lo scontro nei luoghi della produzione, di lavoro, o della circolazione delle merci, vedi le piattaforme logistiche.
Le numerose situazioni di crisi già in atto, Gkn, Ilva, Whirpool, Stellantis... , con il 31 ottobre come prossima scadenza di una possibile nuova ondata di esuberi, fanno della lotta contro i licenziamenti un punto principale di questo sciopero e della sua costruzione.
La difesa dei posti di lavoro coerente, la difesa delle grandi fabbriche come luogo di produzione e di aggregazione della classe, deve tenere conto dei nemici dei lavoratori che non sono solo governo e padroni ma anche il ruolo dei sindacati confederali sui posti lavoro e nei focolai di resistenza.
Serve agire nelle aziende in cui siamo presenti, ma anche verso le fabbriche in crisi che stanno lottando o che si approcciano alla mobilitazione per effetto dei licenziamenti e delle delocalizzazioni, che non vanno abbandonate a se stesse ma strappate all’influenza dei confederali che le portano a morire al Mise rappresentando l’ennesimo colpo negativo invece che un tassello che rafforza lo scontro generale.
Tutte le vertenze, a maggior ragione quelle come la Gkn, che noi vogliamo sia vincente e che ha assunto visibilità nazionale, al servizio della presa di coscienza collettiva e della difesa degli interessi proletari, farebbero bene a interagire, confrontarsi, e partecipare allo sciopero generale dell’11 ottobre.
In fabbrica e nei posti di lavoro in generale si continua a morire. Nella ripresa post pandemia le linee di difesa appaiono indebolite. Ma è il modo di produzione capitalista che è inevitabilmente nocivo, mortale. L’autodifesa dei lavoratori, gli operai che si organizzano nei reparti per il controllo delle condizioni di sicurezza e a tutela della salute collettiva, è scontro diretto con i ritmi di produzione, con il governo che svuota gli organismi di controllo a tutela del profitto capitalista, questa lotta deve essere parte integrante dello sciopero.
La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario tra i punti principali della piattaforma, va intesa come una naturale linea di classe per ricompattare in una battaglia comune, di fronte ai padroni che vogliono superare la crisi facendola pagare ai lavoratori, operai, precari, disoccupati.
La cassa integrazione pagata al 100%, il salario garantito, la lotta per reali aumenti salariali, sono giuste rivendicazioni su cui costruire l’11 ottobre, perché rappresentano una base materiale per l’esistenza dei lavoratori e un elemento di tenuta nelle lotte.
La regolamentazione sugli scioperi, ovvero i tentativi continui di divieto dello sciopero, l’uso crescente della forza pubblica e della magistratura contro i lavoratori in lotta, mazzieri e sanzioni disciplinari usati esplicitamente dalle aziende a mò di giustizia privata con il senso di impunità di chi difficilmente viene controllato o inquisito dalla legge, in un crescendo che in questa fase si è manifestato come tendenza in tante mobilitazioni, ci dice che preparare lo sciopero richiede di attrezzarsi politicamente e praticamente, con la denuncia e la lotta nei luoghi di lavoro, nelle piazze, nei tribunali, contro la repressione dei padroni e dello Stato che si intensifica dentro il clima di moderno fascismo che oggi avanza nelle fabbriche e nel paese.
Questo fa dell’11 ottobre, come giornata di sciopero generale e della sua lunga campagna di preparazione e costruzione fondata sulle mobilitazioni in corso, non una data come le altre ma un’esperienza con cui tutte le realtà che si battono per un’alternativa di classe al controllo confederale e una reale lotta ai piani di crisi di padroni e governi, dovrebbero sostenere e far riuscire nella sua estensione e peso.
Dai compagni di proletari comunisti Bergamo
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