Con l’eredità lasciata dagli occupanti USA, armi e attrezzature sufficienti a rifornire i vincitori per anni, “regalo” americano previsto dal negoziato, i talebani hanno completato la conquista del paese e ora si preparano a costruire il loro potere. Hanno annunciato la formazione di una parte del nuovo governo “di transizione” (verso quale forma-Stato?) che esclude elementi del governo-fantoccio filoimperialista e le donne ed è guidato dai fondatori, primo fra tutti Mohammad Hassan Akhund, capo del Rehbari Shura, il “consiglio supremo” degli integralisti islamici. Alcuni ministri erano stati prigionieri degli USA a Guantanamo.
Il co-fondatore talebano Abdul Ghani Baradar sarà il numero due del nuovo esecutivo (dopo la caduta del regime nel 2001 Baradar fu tra i leader talebani a fuggire in Pakistan, dove fu catturato dagli americani nel 2010. Venne rilasciato nel 2018 dal fascioimperialista Trump per consentirgli di partecipare alla firma degli Accordi di Doha, che sancirono la data originaria del ritiro delle forze occidentali). Tra le altre nomine
annunciate, quella del mullah Yaqoub, figlio del mullah Omar, a ministro della Difesa. Amir Khan Muttaqi, negoziatore talebano a Doha, è stato nominato ministro degli Esteri. "Il governo non è completo" ha detto Mujahid, assicurando che il suo movimento, che prometteva un esecutivo "inclusivo", avrebbe cercato di "prendere persone da altre parti del Paese".L’annuncio era stato anticipato di dodici ore
dall’invito di partecipare alla cerimonia di formazione del nuovo governo,
esteso dagli integralisti a Cina, Iran, Pakistan, Russia, Turchia, Qatar.
I talebani hanno detto lunedì di aver conquistato il Panjshir, a 80 chilometri a nord di Kabul, per colpire il cosiddetto “Fronte di Resistenza Nazionale” contro i talebani, di Ahmad Massoud. La resistenza del panjshir non è mai esistita nè a livello militare nè a livello politico e non poteva mai rappresentare la spina nel fianco dei vincitori. Molti mujaheddin sono passati con i talebani e il Fronte nazionale spera di ottenere un posto di rappresentanza nel nuovo governo. Senza finanziamenti, senza le armi e la guida dell’intelligence americana, Massoud non aveva alcuna possibilità di vittoria. E, del resto, Jamiat, il partito di Rabbani e Massoud jr, è un partito islamista non lontano dalla visione talebana.
L'imperialismo statunitense
collude con i talebani, utili nella sua strategia come pedine contro la Russia
e la Cina. Nell'ultimo decennio, il processo di coinvolgimento della Corea del
Nord, gli accordi PAIC con
l'Iran e il processo di riconciliazione con i talebani in Afghanistan sono sintomi
della crisi dell’imperialismo USA che lo costringe a rivedere i suoi piani di
aggressioni militari.
Sotto altri aspetti, l'imperialismo
statunitense cerca di mitigare i suoi conflitti con la Russia per contrastare
la Cina. Il ritiro delle truppe statunitensi e alleate dall'Afghanistan ha
ridotto il conflitto tra l'imperialismo statunitense e russo in Afghanistan e
in Asia. In un incontro con Biden, Putin ha promesso che le forze armate e
di sicurezza statunitensi potrebbero raccogliere informazioni dalle basi russe
in Tagikistan e Kirghizistan per “proteggere” l'Afghanistan e, allo stesso
tempo, rafforza il cordone sanitario intorno ai propri confini per evitare il
contagio del movimento fondamentalista verso i paesi dominati dall’imperialismo
russo.
Le rassicurazioni dei talebani verso gli stati
imperialisti
I talebani vedono anche i
problemi dei musulmani in Cecenia e Daghestan come problemi interni della
Russia.
Allo stesso modo, i talebani hanno rassicurato anche la Repubblica islamica
dell'Iran sui casi che coinvolgono Sistan e Baluchistan, così come hanno
dichiarato la loro opposizione alla politica estera del
Pakistan, soprattutto sulla questione del Kashmir che riguarda il
confronto tra Pakistan e India.
La visita del capo dei
servizi pakistan, l’ISI, dimostra che il Pakistan conta ancora sui talebani. Il
Pakistan trarrà vantaggi economici più di qualsiasi altro paese e le sue
relazioni commerciali con i paesi asiatici si espanderanno. Uno dei motivi
per mantenere questa posizione sono i grandi investimenti della Cina in
Pakistan, che potrebbero risentire dell'avanzata del fondamentalismo.
Negli ultimi 20 anni, il
socialimperialismo cinese si è concentrato principalmente sulle sue attività
economiche in Afghanistan, sostenendo il governo-fantoccio mentre trattava con
i talebani. Le attività economiche della Cina non si sono sviluppate in
modo significativo a causa dei fallimenti dell'imperialismo e dell'insicurezza
degli Stati Uniti. Ora, con la partenza delle truppe imperialiste a guida
USA dall'Afghanistan, si è aperta la strada per ottenere grandissimi benefici
economici per la Cina. In passato, il partito comunista cinese ha mantenuto
buoni rapporti con l'Emirato islamico dei talebani. Mohameed Naeem, capo
di una delegazione talebana, ha promesso al ministro degli Esteri cinese
durante una visita in Cina di non dare rifugio o assistenza ai membri del
Movimento islamico del Turkestan orientale (ETIM) in Afghanistan.
Intanto la “cordata”
imperialista sconfitta tenta di riposizionarsi. L’Italia, presidente di turno
del G20, cerca la sponda di Russia e Cina per un vertice delle potenze
imperialiste sull’Afghanistan. La data è ancora incerta e verrà definita dopo
la discussione finale dell'assemblea generale dell'Onu in programma tra il 21 e
il 27 settembre.
Ma intanto la Russia non
parteciperà "alla riunione ministeriale" sul G7 per l'Afghanistan di
domani. La portavoce degli Esteri Zakharova ha detto che "i partner non
hanno un'idea chiara di ciò che vogliono da loro stessi e dal mondo che li
circonda".
Mentre i vertici dell’intelligence dell’India hanno avuto in questi ultimi giorni intensi contatti con i servizi segreti di Regno Unito, Stati Uniti e Russia per discutere della situazione in Afghanistan e delle implicazioni regionali della presa di Kabul da parte dei talebani.
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