giovedì 9 settembre 2021

Internazionalismo - Afghanistan - Il nuovo governo talebano: nessuna pace, nessun miglioramento delle condizioni delle masse povere, delle donne e nessuna autodeterminazione nazionale per il popolo afghano

Con l’eredità lasciata dagli occupanti USA, armi e attrezzature sufficienti a rifornire i vincitori per anni, “regalo” americano previsto dal negoziato, i talebani hanno completato la conquista del paese e ora si preparano a costruire il loro potere. Hanno annunciato la formazione di una parte del nuovo governo “di transizione” (verso quale forma-Stato?) che esclude elementi del governo-fantoccio filoimperialista e le donne ed è guidato dai fondatori, primo fra tutti Mohammad Hassan Akhund, capo del Rehbari Shura, il “consiglio supremo” degli integralisti islamici. Alcuni ministri erano stati prigionieri degli USA a Guantanamo.

Il co-fondatore talebano Abdul Ghani Baradar sarà il numero due del nuovo esecutivo (dopo la caduta del regime nel 2001 Baradar fu tra i leader talebani a fuggire in Pakistan, dove fu catturato dagli americani nel 2010. Venne rilasciato nel 2018 dal fascioimperialista Trump per consentirgli di partecipare alla firma degli Accordi di Doha, che sancirono la data originaria del ritiro delle forze occidentali). Tra le altre nomine

annunciate, quella del mullah Yaqoub, figlio del mullah Omar, a ministro della Difesa. Amir Khan Muttaqi, negoziatore talebano a Doha, è stato nominato ministro degli Esteri. "Il governo non è completo" ha detto Mujahid, assicurando che il suo movimento, che prometteva un esecutivo "inclusivo", avrebbe cercato di "prendere persone da altre parti del Paese".

L’annuncio era stato anticipato di dodici ore dall’invito di partecipare alla cerimonia di formazione del nuovo governo, esteso dagli integralisti a Cina, Iran, Pakistan, Russia, Turchia, Qatar.

I talebani hanno detto lunedì di aver conquistato il Panjshir, a 80 chilometri a nord di Kabul, per colpire il cosiddetto “Fronte di Resistenza Nazionale” contro i talebani, di Ahmad Massoud. La resistenza del panjshir non è mai esistita nè a livello militare nè a livello politico e non poteva mai rappresentare la spina nel fianco dei vincitori. Molti mujaheddin sono passati con i talebani e il Fronte nazionale spera di ottenere un posto di rappresentanza nel nuovo governo. Senza finanziamenti, senza le armi e la guida dell’intelligence americana, Massoud non aveva alcuna possibilità di vittoria. E, del resto, Jamiat, il partito di Rabbani e Massoud jr, è un partito islamista non lontano dalla visione talebana.

L'imperialismo statunitense collude con i talebani, utili nella sua strategia come pedine contro la Russia e la Cina. Nell'ultimo decennio, il processo di coinvolgimento della Corea del Nord, gli accordi PAIC con l'Iran e il processo di riconciliazione con i talebani in Afghanistan sono sintomi della crisi dell’imperialismo USA che lo costringe a rivedere i suoi piani di aggressioni militari.

Sotto altri aspetti, l'imperialismo statunitense cerca di mitigare i suoi conflitti con la Russia per contrastare la Cina. Il ritiro delle truppe statunitensi e alleate dall'Afghanistan ha ridotto il conflitto tra l'imperialismo statunitense e russo in Afghanistan e in Asia. In un incontro con Biden, Putin ha promesso che le forze armate e di sicurezza statunitensi potrebbero raccogliere informazioni dalle basi russe in Tagikistan e Kirghizistan per “proteggere” l'Afghanistan e, allo stesso tempo, rafforza il cordone sanitario intorno ai propri confini per evitare il contagio del movimento fondamentalista verso i paesi dominati dall’imperialismo russo.

Le rassicurazioni dei talebani verso gli stati imperialisti

I talebani vedono anche i problemi dei musulmani in Cecenia e Daghestan come problemi interni della Russia. 
Allo stesso modo, i talebani hanno rassicurato anche la Repubblica islamica dell'Iran sui casi che coinvolgono Sistan e Baluchistan, così come hanno dichiarato la loro opposizione alla politica estera del Pakistan, soprattutto sulla questione del Kashmir che riguarda il confronto tra Pakistan e India. 

La visita del capo dei servizi pakistan, l’ISI, dimostra che il Pakistan conta ancora sui talebani. Il Pakistan trarrà vantaggi economici più di qualsiasi altro paese e le sue relazioni commerciali con i paesi asiatici si espanderanno. Uno dei motivi per mantenere questa posizione sono i grandi investimenti della Cina in Pakistan, che potrebbero risentire dell'avanzata del fondamentalismo. 

Negli ultimi 20 anni, il socialimperialismo cinese si è concentrato principalmente sulle sue attività economiche in Afghanistan, sostenendo il governo-fantoccio mentre trattava con i talebani. Le attività economiche della Cina non si sono sviluppate in modo significativo a causa dei fallimenti dell'imperialismo e dell'insicurezza degli Stati Uniti. Ora, con la partenza delle truppe imperialiste a guida USA dall'Afghanistan, si è aperta la strada per ottenere grandissimi benefici economici per la Cina. In passato, il partito comunista cinese ha mantenuto buoni rapporti con l'Emirato islamico dei talebani. Mohameed Naeem, capo di una delegazione talebana, ha promesso al ministro degli Esteri cinese durante una visita in Cina di non dare rifugio o assistenza ai membri del Movimento islamico del Turkestan orientale (ETIM) in Afghanistan. 

Intanto la “cordata” imperialista sconfitta tenta di riposizionarsi. L’Italia, presidente di turno del G20, cerca la sponda di Russia e Cina per un vertice delle potenze imperialiste sull’Afghanistan. La data è ancora incerta e verrà definita dopo la discussione finale dell'assemblea generale dell'Onu in programma tra il 21 e il 27 settembre.

Ma intanto la Russia non parteciperà "alla riunione ministeriale" sul G7 per l'Afghanistan di domani. La portavoce degli Esteri Zakharova ha detto che "i partner non hanno un'idea chiara di ciò che vogliono da loro stessi e dal mondo che li circonda".

Mentre i vertici dell’intelligence dell’India hanno avuto in questi ultimi giorni intensi contatti con i servizi segreti di Regno Unito, Stati Uniti e Russia per discutere della situazione in Afghanistan e delle implicazioni regionali della presa di Kabul da parte dei talebani.

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