BOLOGNA - E'
importante ricordare le donne che lungo la storia - una storia che è
stata scritta solo da uomini, e questo ci dice molto anche su come
vengono percepite, considerate le donne - hanno dimostrato che anche
le donne posseggono, forza, coraggio, determinazione, capacità di
governo, appena non si impedisca loro di dimostrare tali capacità.
Dobbiamo
porre la questione dell'autonomia delle donne, cioè di un'autonomia
nelle nostre lotte, perché l'unità nelle lotte di uomini e donne
diventa solo una parola se le donne non pongono la priorità della
visibilità della loro esistenza. E questo significa organizzazione e
autonomia, di cui una delle forme più visibili è proprio quella
dello sciopero delle donne – che chiaramente non
è slegato dalle
lotte che facciamo ogni giorno.
Questa
autonomia è un percorso non facile perché non è scontata. La
questione delle donne è una questione complessa che non sempre viene
compresa, che viene ridotta a lotta economica o viene derubricata
solo a un punto di una questione generica, come “questione di
genere”.
Lo
sciopero dell’8 marzo non è una pura scadenza ma, come
rivendichiamo nella piattaforma delle lavoratrici, è la continuità
della denuncia che tocca l'insieme della condizione delle donne, i
differenti bisogni, proprio perché se veniamo attaccate sul lavoro,
veniamo attaccate anche su tutti i fronti. Deve essere anche una
giornata in cui emerge il nostro protagonismo, perché il ruolo in
prima fila che le donne devono avere nelle lotte e la ricchezza del
nostro protagonismo
non è una ricchezza solo per noi donne ma in generale per tutto il
movimento dei lavoratori e per la lotta di classe.
Dobbiamo
riprenderci lo sciopero, uno sciopero che deve essere reale, vero, di
risposta forte da parte delle donne. Uno sciopero che ponga anche la
questione
più larga della lotta a 360°. Perché quando diciamo che tutta la
vita vogliamo cambiare significa una prospettiva ampia, proprio
rivoluzionaria, perchè questo sistema non deve essere solo
combattuto ma anche rovesciato. È quindi uno sciopero che ponga sì
questione del lavoro, del salario, della sicurezza ma anche la
questione della violenza sulle donne, la questione dei femminicidi,
la questione del diritto all'aborto, la questione dei servizi, dei
diritti delle donne immigrate, del sessismo, del fascio-populismo,
della repressione, tutto!
E
quando dico tutto, intendo anche il rapporto uomo-donna, inserito
dentro un'ottica che metta al centro la necessità che le donne
impugnino una lotta rivoluzionaria. Perché
è un fatto oggettivo che è questo sistema sociale in cui viviamo è
la vera causa dello sfruttamento, anzi del doppio sfruttamento.
Gli
atteggiamenti maschilisti sono all'ordine del giorno e
si
continua a svalutare, minimizzare quello che può essere il
contributo delle donne. Le donne possono e devono innescare un
processo di unità d'azione, in quanto il capitalismo è un sistema
di dominio maschile, pensato e attuato
da
menti, corpi, ormoni maschili e conseguentemente contro il
capitalismo in prima linea devono esserci le donne.
Non
si può trasformare l'8 marzo in uno sciopero generico, attutire che
il cuore della giornata è la condizione è il ruolo di doppia,
tripla oppressione
delle
donne lavoratrici, italiane e immigrate. Parlare dello sciopero delle
donne all'interno di un assemblea di lavoratori come questa –
Assemblea delle lavoratrici e lavoratori combattivi - fa avanzare la
coscienza e la consapevolezza della lotta di tutti. Diventa
importante anche per evitare che noi donne possiamo essere
strumentalizzate da questo governo, dai sindacati confederali che
amano tanto le posizioni individualistiche, ma anche distinguerci da
Non Una Di Meno che fa una denuncia annacquata del capitalismo. Deve
far avanzare tutti nella coscienza di essere immersi in una mentalità
maschilista, che anche nei movimenti è presente in forma massiccia. Questo
fa avanzare tutti in un quadro generale di lotta che ci riguardano
tutte e tutti.
VENEZIA - Riappropriarci della natura rivoluzionaria e socialista dell'8 marzo, della sua impostazione di classe, ma si deve parlare della condizione di classe generale delle donne in tutti gli aspetti, dobbiamo prendere la parola su tutto; sui femmincidi, negli ultimi giorni altre 2 donne uccise perché hanno preso in mano la loro vita; questo sistema capitalista e patriarcale ci vede come proprietà; sui luoghi vi sono attacchi su vari aspetti: sulla salute di lavoro, attraverso lo smart working, ecc. Dobbiamo costruire un ampio fronte possibile, anche con nudm cercare la convergenza, anche se non sono di classe, rivoluzionarie, ma non sono omogenee in alcuni territori hanno una impostazione più di classe e tra le lavoratrici. L'8 marzo riguarda tutti, ma prima di tutto le donne, le compagne che questo attacco lo subiscono, quindi a dirigere lo sciopero delle donne, a prendere la parola devono dobbiamo essere noi.
NAPOLI - La questione di genere è un aspetto fondamentale della questione di classe
MARCHE - Le
donne non sono una "quota donne". Sono
doppiamente sfruttate, il capitale può avere tre lavori, produttivo, riproduttivo e assistenza
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