Riprendiamo con il terzo capitolo de “Le lotte di classe in
Francia” il ritmo normale della formazione operaia on line su
questo testo.
L’avevamo
interrotta per permettere ai gruppi di studio, formatisi su di esso
nelle diverse sedi, di studiare il testo e le lezioni/commento/guida
già uscite nello scorso anno. Quindi siamo tornati a
all’introduzione di Engels del 1895 che ne permetteva uno sguardo
d’insieme.
Ora
invece andiamo al completamento del lavoro sul testo.
Marx
segnala la dinamica che porta il patrimonio dello Stato nelle mani
dell’alta finanza, ovvero dell’aristocrazia finanziaria e le
contraddizioni che questo comporta nell’ascesa al potere nel
governo dello Stato degli industriali; analizza anche le differenze
che questo processo comporta in Francia, rispetto all’Inghilterra
all’epoca paese industriale più avanzato.
L’alta
finanza concentra nelle proprie mani il patrimonio dello Stato a
causa dell’indebitamento dello Stato, ovvero dell’eccedenza delle
sue spese sull’entrate che provoca, appunto, il sistema dei
prestiti di Stato.
La
borghesia, e in particolare quella industriale, avrebbe qui il
massimo interesse a semplificare l’organismo governativo, a
ridurlo; dice Marx, a “governare il meno possibile, impiegare meno
personale possibile, entrare il meno possibile in rapporto con la
società borghese”. Ma questo cozza con il dominio in corso del
partito dell’ordine i cui mezzi di repressione, il cui intervento
ufficiale in nome dello Stato, la cui onnipresenza attraverso gli
organi di Stato dovevano aumentare, nella misura in cui veniva
minacciato il dominio e l’esistenza della sua classe. Quindi, come
ridurre le spese di Stato se lo Stato ha sempre più bisogno di mezzi
di repressione?
Un’altra
via sarebbe possibile – dice Marx - “facendo pesare imposte
straordinarie sulle spalle delle classi più ricche… il partito
dell’ordine avrebbe dovuto sacrificare la propria ricchezza
sull’altare della patria”. Non si dica mai!
Quindi
sono gli industriali le vittime di questa contraddizione. E il loro
comportamento, metà governo, metà opposizione, dice Marx, somiglia
a quello della piccola borghesia in Francia, non essendoci le
condizioni di forza che in Inghilterra permisero che gli industriali
si ponessero alla testa della crociata contro banche, aristocrazia di
Borsa. Questo perché – dice Marx – in Inghilterra domina
l’industria, in Francia non ancora, vi domina di fatto ancora
l’agricoltura.
Quindi,
le misure economiche di libero commercio, in Francia non si possono
fare “L’industria francese non domina la produzione francese,
perché gli industriali francesi non dominano la borghesia francese”.
Gli industriali non possono mettersi alla testa di un movimento e
nello stesso tempo portare avanti i loro interessi di classe. Essi
sperano nella rivoluzione. Ma se la rivoluzione mette in campo gli
operai, come in febbraio sembrò avvenire, “chi è più
direttamente minacciato dagli operai che il capitalista
industriale?”. Quindi, gli industriali devono schierarsi con il
partito dell’ordine, anzi nello spavento del possibile avanzamento
del proletariato essi diventano – dice Marx - “un membro dei più
fanatici del partito dell’ordine”, “la riduzione del suo
profitto per opera della finanza che cos’è mai di fronte
all’abolizione del profitto per opera del proletariato?”.
Ma
come abbiamo visto, il proletariato è dominato ancora dal piccolo
borghese nella sua lotta. Spaventa la borghesia con il suo movimento
ma non è ancora in grado di assolvere al suo compito. Per di più in
un contesto di una contesa in corso tra i paesi nel mondo per il
proprio spazio nel mercato mondiale. Anche questo però, dice nella
sostanza Marx, sarebbe una condizione favorevole, ma il proletariato
non è ancora pronto a questo. Il proletariato può solo cominciare
“il suo inizio di organizzazione”.
E
qui Marx lo paragona agli ebrei, all’attraversata nel deserto di
Mosè. Questa traversata è necessaria perché il proletariato non
solamente deve conquistare un nuovo mondo, deve perire per far posto
agli uomini nati per un nuovo mondo.
La
descrizione di Marx è utile per guardare alla condizione dell’azione
proletaria nella situazione di oggi. Anch’esso è stato usato ed è
servito per portare al potere la piccola borghesia, per aiutarla a
trasformarsi in ‘partito dell’ordine’ contro di esso; e ora si
trova disarmato e disorganizzato, pur essendo enormi le potenzialità
nazionali e internazionali per la sua ascesa.
Deve
intraprendere questa sua lotta autonoma, il suo inizio di
organizzazione e deve trasformarsi nel corso della sua lotta, per
essere il proletariato rivoluzionario, formato e strutturato per
conquistare il nuovo mondo necessario a sé e alla società in cui
vive.
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