giovedì 28 marzo 2019

pc 28 marzo - FORMAZIONE OPERAIA - sul terzo capitolo - Lotte di classe in Francia


Riprendiamo con il terzo capitolo de “Le lotte di classe in Francia” il ritmo normale della formazione operaia on line su questo testo.
L’avevamo interrotta per permettere ai gruppi di studio, formatisi su di esso nelle diverse sedi, di studiare il testo e le lezioni/commento/guida già uscite nello scorso anno. Quindi siamo tornati a all’introduzione di Engels del 1895 che ne permetteva uno sguardo d’insieme.
Ora invece andiamo al completamento del lavoro sul testo.

Marx segnala la dinamica che porta il patrimonio dello Stato nelle mani dell’alta finanza, ovvero dell’aristocrazia finanziaria e le contraddizioni che questo comporta nell’ascesa al potere nel governo dello Stato degli industriali; analizza anche le differenze che questo processo comporta in Francia, rispetto all’Inghilterra all’epoca paese industriale più avanzato.

L’alta finanza concentra nelle proprie mani il patrimonio dello Stato a causa dell’indebitamento dello Stato, ovvero dell’eccedenza delle sue spese sull’entrate che provoca, appunto, il sistema dei prestiti di Stato.
La borghesia, e in particolare quella industriale, avrebbe qui il massimo interesse a semplificare l’organismo governativo, a ridurlo; dice Marx, a “governare il meno possibile, impiegare meno personale possibile, entrare il meno possibile in rapporto con la società borghese”. Ma questo cozza con il dominio in corso del partito dell’ordine i cui mezzi di repressione, il cui intervento ufficiale in nome dello Stato, la cui onnipresenza attraverso gli organi di Stato dovevano aumentare, nella misura in cui veniva minacciato il dominio e l’esistenza della sua classe. Quindi, come ridurre le spese di Stato se lo Stato ha sempre più bisogno di mezzi di repressione?

Un’altra via sarebbe possibile – dice Marx - “facendo pesare imposte straordinarie sulle spalle delle classi più ricche… il partito dell’ordine avrebbe dovuto sacrificare la propria ricchezza sull’altare della patria”. Non si dica mai!
Quindi sono gli industriali le vittime di questa contraddizione. E il loro comportamento, metà governo, metà opposizione, dice Marx, somiglia a quello della piccola borghesia in Francia, non essendoci le condizioni di forza che in Inghilterra permisero che gli industriali si ponessero alla testa della crociata contro banche, aristocrazia di Borsa. Questo perché – dice Marx – in Inghilterra domina l’industria, in Francia non ancora, vi domina di fatto ancora l’agricoltura.
Quindi, le misure economiche di libero commercio, in Francia non si possono fare “L’industria francese non domina la produzione francese, perché gli industriali francesi non dominano la borghesia francese”. Gli industriali non possono mettersi alla testa di un movimento e nello stesso tempo portare avanti i loro interessi di classe. Essi sperano nella rivoluzione. Ma se la rivoluzione mette in campo gli operai, come in febbraio sembrò avvenire, “chi è più direttamente minacciato dagli operai che il capitalista industriale?”. Quindi, gli industriali devono schierarsi con il partito dell’ordine, anzi nello spavento del possibile avanzamento del proletariato essi diventano – dice Marx - “un membro dei più fanatici del partito dell’ordine”, “la riduzione del suo profitto per opera della finanza che cos’è mai di fronte all’abolizione del profitto per opera del proletariato?”.

Ma come abbiamo visto, il proletariato è dominato ancora dal piccolo borghese nella sua lotta. Spaventa la borghesia con il suo movimento ma non è ancora in grado di assolvere al suo compito. Per di più in un contesto di una contesa in corso tra i paesi nel mondo per il proprio spazio nel mercato mondiale. Anche questo però, dice nella sostanza Marx, sarebbe una condizione favorevole, ma il proletariato non è ancora pronto a questo. Il proletariato può solo cominciare “il suo inizio di organizzazione”.
E qui Marx lo paragona agli ebrei, all’attraversata nel deserto di Mosè. Questa traversata è necessaria perché il proletariato non solamente deve conquistare un nuovo mondo, deve perire per far posto agli uomini nati per un nuovo mondo.

La descrizione di Marx è utile per guardare alla condizione dell’azione proletaria nella situazione di oggi. Anch’esso è stato usato ed è servito per portare al potere la piccola borghesia, per aiutarla a trasformarsi in ‘partito dell’ordine’ contro di esso; e ora si trova disarmato e disorganizzato, pur essendo enormi le potenzialità nazionali e internazionali per la sua ascesa.
Deve intraprendere questa sua lotta autonoma, il suo inizio di organizzazione e deve trasformarsi nel corso della sua lotta, per essere il proletariato rivoluzionario, formato e strutturato per conquistare il nuovo mondo necessario a sé e alla società in cui vive.

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