I testi in neretto sono nostri
da infoaut: "...Il
23 marzo a Roma ci sarà un esperimento. Un famoso adagio ci insegna che
una delle forme più invisibili e sottili di dominio sta in come le cose vengono ordinate. Il potere decide di quest’ordine del discorso che ha degli effetti materiali non solo sulle percezioni ma anche sulle forme di organizzazione della società e sulle resistenze
a queste forme di organizzazione. Tocca provare a sparigliare
quest’ordine definito dall’alto. E non serve andare lontano a cercare
quello di cui abbiamo bisogno..."
Ma nessuna prova vi è stata -- e invece bisogna cercare altrove e lontano, la guerra di popolo o qualcosa della vicina Francia, per esempio
Ma nessuna prova vi è stata -- e invece bisogna cercare altrove e lontano, la guerra di popolo o qualcosa della vicina Francia, per esempio
"...In
questi anni abbiamo visto sorgere in tutto il nostro paese centinaia di
resistenze, comitati, movimenti, frizioni davanti a progetti inutili,
costosi e ecologicamente devastanti. Un nuovo ciclo di lotte
che si è dato come resistenza a un rilancio della frontiera dello
sfruttamento dei territori, della colonizzazione capitalistica della
natura, della messa a lavoro attraverso il consumo. Tutte queste lotte,
nel loro carattere frammentario e parziale, hanno iniziato ad alludere
sempre più chiaramente a dei nodi più profondi:
l’irriducibilità del conflitto tra la possibilità di una vita dignitosa a
casa propria e il rilancio dell’accumulazione dei profitti..."
Giusto-- ma mai il nome della cosa: Capitalismo / Imperialismo / Stato borghese...
mai il nome della rosa: Proletariato/Rivoluzione/Socialismo
"...in questi mesi se
non a un cosciente uso politico della questione TAV?
Una leva usata per risollevare il complesso equilibrio di clientele e
intrecci tra economia e politica che non aveva certezza che i propri
interessi sarebbero stati garantiti dopo l’ultima tornata elettorale.
Chiudere lo spazio a ogni cambiamento. Riaffermare che i valori del
Progresso e dello Sviluppo (il loro) non sono negoziabili. Il sistema ha
saputo mettere sulla lotta al TAV ciò che era rimasto implicito,
bisbigliato tra le orecchie degli attivisti, nascosto nel cuore dei
valligiani, custodito come un segreto ben celato. Il Notav non parla
solo di un treno, è l’accusa, parla di un altro modello di società.
Colpevoli. La controparte ha cercato goffamente di mettere un’etichetta a
questo non detto, di ordinarlo nel suo discorso. E allora accuse di
decrescita infelice, di passatismo, di chiusura, di ignoranza. Un
rilancio politico..."
Ma è uso politico anche usare sciaguratamente il voto ai M5stelle, nascondere sotto il tappeto la violenza necessaria, l'antagonismo, la resistenza come attacco.
"...Il problema è la potenza. Per essere efficaci contro un nemico dai mille tentacoli bisogna spiazzarlo e rilanciare. Iniziare a dare un nuovo nome alle cose questa è l’ambizione del corteo del 23 marzo, definire il perimetro di uno spazio ancora tutto da costruire che tracci delle direttrici politiche tra tre temi che raccontano la nostra contemporaneità, intrinsecamente collegati da un legame sempre consapevolmente nascosto..."
Purtroppo il 23 marzo, a parte il numero, non è nè e nè ha le potenzialità per essere tutto questo; è uno spazio recintato dalla 'banalità del bene', dalla vulgata insieme innocuamente catastrofista e da riformismo climatico.
"...Il primo è quello di una presenza imposta. Le piccole e grandi opere inutili promosse pervicacemente in nome di una razionalità generale che sta svelando sempre più la sua faziosità fatta di interessi particolari, opacità delle decisioni e violenza sulla natura. Il secondo è quello di un’assenza nascosta. La mancata messa in sicurezza del territorio e la mancata risposta ai bisogni sociali che scaturiscono dopo ogni disastro ambientale. Il collegamento è palese e oramai evidente: la questione è come le risorse vengono spese, non si può delegare a pochi “specialisti”, è indecente che nella gerarchia del discorso del potere venga prima un supertreno (o una grande nave o un mega-gasdotto) della vita dei terremotati e di quelle degli abitanti della Terra dei fuochi.
Il terzo è quello di una possibilità a venire.
Ne abbiamo visto un assaggio venerdì scorso, durante lo Sciopero
mondiale per il clima, pregno di ambivalenze che contengono in sé tanto
una possibile radicalizzazione anti-sistemica quanto un recupero
nell’alveo del capitalismo verde. La geografia a cui allude il corteo
del 23 marzo è ancora tutta da esplorare, una necessaria sintesi
incompiuta tra queste tre dimensioni..."
Lo sciopero mondiale per il clima... L'aria fritta dell'imperialismo buono, di chi difende alla fine il modo di vivere esistente, di chi vuol mettere 'tendine rosa' al carcere dell'attuale ordine imperialista produttivo, che è solo parassitario e distruttivo, ma alla Lenin maniera, cancellando la guerra dei proletari e dei popoli del mondo.
"...Dare potenza e connettere le lotte
territoriali. Far uscire la situazione dei terremotati, delle vittime
dei disastri ambientali e delle nocività dalla emergenzialità impolitica
con cui vengono governati. Calare il tema della lotta al cambiamento
climatico nella parzialità degli interessi che gli sono soggiacenti,
intercettando una risposta generazionale sincera e ancora magmatica.
Imporre
un ordine del discorso altro è la posta in gioco da guadagnare, la
partita è ancora aperta, il 23 marzo proviamo a redistribuire un po’ di
carte..."
La potenza è della classe o è di classe o non è. Ogni vertenza territoriale cela la lotta di classe - e nasconde dietro l'egemonia della piccola borghesia, la coazione a ripetere de "il movimento è tutto il fine è nulla"; quella che ci ha portato dal partito riformista dei padroni all'attuale fascio/populismo.
No, il 23 marzo ha redistribuito carte... ma son le stesse di una partita già persa.
Il problema è rovesciare il tavolo dove si gioca a carte
Il problema è violentare l'ordine esistente
Il problema è un movimento reale che possa abolire lo stato di cose esistente
proletari comunisti/PCmItalia
25 marzo 2019
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