Quattro lavoratori
muoiono in media ogni giorno sul lavoro. A questi si aggiungono i morti delle
decine di migliaia di malattie professionali che si cumulano anno dopo anno e
che per definizione comportano una riduzione dell’aspettativa di vita.
Tutto il sistema capitalistico è intessuto di morte, la valorizzazione
del capitale è un lento esaurimento delle energie vitali del lavoratore, è un
assassinio che si consuma giorno dopo giorno.
La necessità per la borghesia
(intesa in senso lato) di difendere e salvaguardare questo sistema si traduce
nella fase morente del capitalismo (imperialismo) in un sistema generalizzato di
corporativismo reazionario e repressivo, in un quadro di devastazione culturale
ed intellettuale, di abbruttimento morale, di aggressione imperialista e
guerrafondaia.
In Italia tutto è aggravato,
nell’attuale fase di crisi e di decomposizione del sistema capitalistico, dalle
caratteristiche economiche e politiche ereditate dal tipo di sviluppo tardivo
del capitalismo ai danni della classe operaia e delle masse popolari contadine
del centro, del meridione e delle isole,
dall’essersi costituito (all’opposto dei principali paesi capitalistici occidentali) sulla base della leva del capitale monopolistico di stato, dal carattere -insieme prepotente e marginale- del suo imperialismo, dalla dipendenza endemica dalle principali potenze imperialiste, dall’assenza di una vera fase storico-politica di tipo liberale classico (democrazia borghese), dalle soluzioni reazionarie date alle crisi politiche rivoluzionarie e sociali come il biennio rosso e la resistenza, ed in parte gli stessi anni 60 e 70 ecc.
dall’essersi costituito (all’opposto dei principali paesi capitalistici occidentali) sulla base della leva del capitale monopolistico di stato, dal carattere -insieme prepotente e marginale- del suo imperialismo, dalla dipendenza endemica dalle principali potenze imperialiste, dall’assenza di una vera fase storico-politica di tipo liberale classico (democrazia borghese), dalle soluzioni reazionarie date alle crisi politiche rivoluzionarie e sociali come il biennio rosso e la resistenza, ed in parte gli stessi anni 60 e 70 ecc.
I lavoratori salariati e le masse
popolari italiane devono diventare protagoniste della necessario riscossa
politica, sociale ed ideologica. Devono iniziare a difendersi ed a rispondere
alla guerra a cui sono sottoposti. Devono uscire dalla frammentazione. Devono
spezzare la cappa del sindacalismo confederale e sottrarsi agli imbrogli dei
sindacati firmatari dell’accordo fascio-corporativo del 10 gennaio 2014, e
devono sottrarsi alla dipendenza ed alla manipolazione dei partiti fascisti e
reazionario-populisti (a partire dal M5S) e dei liberali social-fascisti del PD. . Devono combattere il razzismo, il sessismo
e l’abbruttimento culturale e morale.
Devono percorrere la via di una riforma intellettuale e morale e trovare la
strada della coscienza di classe.
I lavoratori e le masse popolari
italiane non possono farsi carico da soli, in quanto tali, di questo grande
compito storico. Chiunque si richiami alla democrazia, al progresso, al
comunismo ed alla rivoluzione deve lavorare per spezzare l’isolamento e
l’oppressione economica, politica, morale e culturale, in cui si trovano, sotto
il fuoco nemico, decine e decine di milioni di operai, di proletari, di
lavoratori degli strati meno privilegiati della scuola, della sanità e del
pubblico impiego, di giovani precari, di piccoli intellettuali, di
micro-imprenditori massacrati dalle tasse del terziario e dell’agricoltura.
E’ però indispensabile
comprendere che il principale nemico è nel proprio paese e questo nemico è la
borghesia che in Italia, paese piccolo-borghese ed imperialista marginale,
ammonta a circa il 20% della popolazione. Oggi questo 20% si contrappone agli
operai ed alle masse popolari riuscendo a portarsi dietro, soprattutto, milioni
di piccolo-borghesi.
Il primo compito strategico è
quello di fratturare quella muraglia estremamente articolata e flessibile che si
interpone tra il Potere politico Statale al servizio dei padroni e le masse
popolari, e che è rappresentata dalla
“società civile reazionaria”. Più
precisamente si tratta di scindere la “società civile reazionaria” dalla classe
operaia e dalle masse popolari destrutturando tutte le organizzazioni e le
pratiche politiche ed ideologiche corporative che riproducono e diffondono corruzione, manipolazione e
frammentazione impedendo che i lavoratori salariati trovino la strada
dell’organizzazione e della lotta in funzione dell’inizio della costruzione di
un nuovo Stato democratico, realmente proletario e popolare, l’unico in grado di
imporre, sulla strada della costruzione del socialismo, una fuori-uscita
dall’attuale crisi, dal fascismo e dal social-fascismo, dall’Europa e dalla
Nato.
Questi compiti e queste necessità
richiedono:
l’unificazione di tutti gli
intellettuali-militanti, in particolare quelli provenienti dal proletariato, in
un partito comunista di nuovo tipo,
un movimento di centri ed organismi
culturali (dai centri studio alle
università ed alle scuole popolari , ai
gruppi teatrali, al “mutuo aiuto e
sostegno psicologico” ecc.), per la
promozione di una “riforma intellettuale e culturale di massa” che
1)
contribuisca a tracciare una linea di demarcazione rispetto ceti politici ed
intellettuali della cosiddetta “sinistra radicale”, del sindacalismo
economicista, del movimentismo opportunista e di gran parte dei gruppi
dell’estrema sinistra,
2) combatta per lo sviluppo della coscienza di classe nel
proletariato e nelle masse popolari contrastando in modo sistematico l’influenza
della cultura reazionaria e l’abbruttimento morale,
la costruzione di organismi sindacali
di classe in funzione del potere operaio sui posti di lavoro,
la costruzione di organismi sociali,
ricreativi, culturali ecc., di massa in funzione di una nuova “società civile”
nella società opposta ed antagonistica a
quella dominante,
la costruzione di elementi di “società
politica” (potere politico) al fine di
affermare praticamente, di volta in volta nella misura e nelle forme più utili
alla generazione di un processo espansivo, “l’esercizio della democrazia” e del “diritto
alla decisione”,
la costruzione conseguente, sotto la
guida del partito comunista di un nuovo tipo, di un “blocco d’acciaio” , ossia
di un “blocco politico, ideologico e sociale popolare ad egemonia
proletaria” capace di costituirsi come
contenuto del nuovo Stato in formazione e di operare conseguentemente, con grande flessibilità, dentro un’adeguata e precisa dialettica tra
sviluppo del consenso e dell’autorità morale da un lato, ed iniziativa
rivoluzionaria dall’altro, al fine di catastrofizzare, con una rivoluzione di
lunga durata, il sistema economico, politico ed ideologico dominante ed il suo
potere politico statale.
Slai cobas
(per la coscienza di classe), Trento
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