giovedì 28 dicembre 2017

pc 28 dicembre - Come l'Eni e le altre multinazionali arrivano a controllare i paesi dell'Africa e dell'Asia

Su questo, un importantissimo processo ha una prima udienza il 5 marzo. Possiamo dire con sicurezza che pur nei suoi limiti il processo del 5 marzo è più importante delle elezioni del 4.
L'Eni e diversi suoi top manager, presenti e passati, insieme alla Shell e a politici nigeriani devono rispondere dell'accusa di corruzione internazionale per la più grande “mazzetta” della storia: 1,3 miliardi.
Nel 2011 Eni e Shell acquisiscono i diritti di sfruttamento di un colossale giacimento in Nigeria, noto come Opl 245; pagano i soldi al governo, ma i soldi finiscono realmente nelle tasche dell'ex Ministro del petrolio, Dan Etete, che aveva intestato nel '98 il giacimento alla sua società Malabu, all'allora presidente della Nigeria e ad altri soggetti simili. A questo va aggiunto che di questa mega tangente i soldi tornavano, a chi? Ai dirigenti dell'Eni stessi che ricevevano 50 milioni in contanti - scrive Il Fatto quotidiano “presso la casa di Roberto Casula, dirigente Eni in Nigeria”.
Al processo la linea di difesa dei dirigenti Eni è “così si fa”, ma evidentemente la questione non sta in questi termini, al di là dell'esito del processo che prevediamo lungo come tanti altri del genere. E' vero che tutte le multinazionali, non solo l'Eni, agiscono così e anzi si preparano ad agire così sempre di più, da Leonardo a Fincantieri, a Impregilo, a Saipem, ecc. Ma a noi interessa mettere in luce che questo è l'imperialismo, così funziona, ce lo ha spiegato Lenin più di 100 anni fa.
(Circa la vicenda giudiziaria rimandiamo all'articolo de Il Fatto quotidiano del 27.12.17).
Tutto questo sistema di sfruttamento e rapina delle risorse energetiche di questi paesi si basa sul legame organico tra multinazionali imperialiste e borghesia compradora di questi paesi, fatta spesso di puri affaristi, militari, politici corrotti, signori della guerra. Questi interessi miliardari si traducono in infinita miseria e fame per i loro popoli e sono la base della gigantesca ondata migratoria.

Senza spezzare il meccanismo, ma anche le mani e le teste della classe di questo sistema, nulla si può cambiare. L'imperialismo non è riformabile.

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