Giulio Regeni, l'appello della sorella Irene su Facebook:
appendete striscioni per lui
(da infoaut)
Eni, una delle principali multinazionali per volume complessivo di affari in Nord Africa (e che guarda caso gode e trae ancora maggiori profitti dalla soppressione delle insorgenze e delle istanze di autodeterminazione protrattesi dal 2011, vedi Egitto per l'appunto, così come per la destabilizzazione libica del 2013), allunga le mani sugli ambiti giacimenti del bacino prospettico di Zohr, scoperto tramite un pozzo esplorativo dalla stessa compagnia italiana. Un giacimento enorme, il più grande finora rintracciato nel Mediterraneo, situato al largo ad un centinaio di chilometro da Port Said. Una risorsa inestimabile che, a detta sia di Al Sisi che dei quotidiani italiani la scorsa estate, può rilanciare l'economia interna del paese arabo.
Ad annunciarlo in pompa magna è la stessa compagnia nel suo sito in inglese, dopo che tre giorni fa c'è stato l'assenso ufficiale da parte del ministero dello sviluppo economico egiziano per l'usufrutto dell' aria con l'impiantazione dei macchinari e delle piattaforme per l'estrazione del petrolio che dovrebbe realizzarsi effettivamente dall' anno prossimo.
Affari che toccano importanti aree del paese africano vengono dunque conclusi con estrema rapidità (basti pensare che i giacimenti di Zohr sono stati ufficialmente scoperti pochi mesi orsono), vedendo una intesa più che collaudata, dunque, tra istituzioni locali e uno dei grandi potentati economici nostrani.
Affari che toccano importanti aree del paese africano vengono dunque conclusi con estrema rapidità (basti pensare che i giacimenti di Zohr sono stati ufficialmente scoperti pochi mesi orsono), vedendo una intesa più che collaudata, dunque, tra istituzioni locali e uno dei grandi potentati economici nostrani.
Stride la portata di questa nuova impresa atta a sfruttare risorse di un paese straniero con il fondamentale, quanto tipico, silenzio del mainstream di casa nostra a riguardo...
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