Chiesti
sette anni per Dell'Utri
il Pg: "Provati rapporti con Cosa
Nostra"
Il procuratore generale Luigi Patronaggio ha aperto l'ultima udienza dedicata alla requisitoria nel processo per mafia a carico di Marcello Dell'Utri. A Berlusconi dai boss una cassata da undici chili
Sette
anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Il
procuratore generale Luigi Patronaggio ha chiesto la conferma della
condanna già comminata due anni fa dalla Corte d’appello di
Palermo a Marcello Dell’Utri e poi annullata dalla Cassazione per
un difetto di motivazione in un arco temporale di otto anni nelle
condotte contestate a Dell’Utri. "Caduto Craxi, Cosa nostra
pose le sue attenzioni su Forza Italia. Non fu la mafia a fare
vincere le elezioni a Forza Italia, ma votò quel partito", ha
detto il pg Luigi Patronaggio insistendo nel ruolo di mediatore che
dell’ Utri avrebbe avuto tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi a
partire dal 1994".
Dell’Utri, che negli ultimi dieci anni ha sempre seguito tutti i processi che lo hanno visto imputato a Palermo, non era in aula. Non è mai stato presente in aula per questo processo, il quarto per concorso esterno in associazione mafiosa, iniziato un anno fa e la cui sentenza è attesa per marzo.
La scontata riproposizione della richiesta di condanna per Dell’Utri potrebbe condizionare la scelta dello schieramento, dal Pdl a Grande sud, che potrebbe ricandidarlo al Parlamento. "Certo che mi candido. Finché sono vivo continuerò a candidarmi. Non lo farò più solo da morto. Ma fino a quando non sarò morto...", ha dichiarato il senatore in una intervista al Corriere della Sera, chiarendo che per ora "nessuno mi ha candidato, non ho ricevuto proposte" e che l'ipotesi di candidatura con Grande sud è "una grande minchiata".
Secondo il pg di Palermo Luigi Patronaggio, "sono provate le condotte di dell’ Utri dal '74 al '78 che ha avuto rapporti continuativi con Cosa nostra, agevolando anche il patto di protezione nei confronti di Silvio Berlusconi". E proprio a Berlusconi, da Palermo, il boss di Cosa nostra Gaetano Cinà avrebbe mandato una cassata di oltre undici chili, da guinness dei primati, nel Natale del 1986 con la scritta "Canale 5". Secondo l’accusa anche questa cassata proverebbe i rapporti tra Cosa nostra e Marcello dell'Utri, che avrebbe fatto da mediatore.
Dell’Utri, che negli ultimi dieci anni ha sempre seguito tutti i processi che lo hanno visto imputato a Palermo, non era in aula. Non è mai stato presente in aula per questo processo, il quarto per concorso esterno in associazione mafiosa, iniziato un anno fa e la cui sentenza è attesa per marzo.
La scontata riproposizione della richiesta di condanna per Dell’Utri potrebbe condizionare la scelta dello schieramento, dal Pdl a Grande sud, che potrebbe ricandidarlo al Parlamento. "Certo che mi candido. Finché sono vivo continuerò a candidarmi. Non lo farò più solo da morto. Ma fino a quando non sarò morto...", ha dichiarato il senatore in una intervista al Corriere della Sera, chiarendo che per ora "nessuno mi ha candidato, non ho ricevuto proposte" e che l'ipotesi di candidatura con Grande sud è "una grande minchiata".
Secondo il pg di Palermo Luigi Patronaggio, "sono provate le condotte di dell’ Utri dal '74 al '78 che ha avuto rapporti continuativi con Cosa nostra, agevolando anche il patto di protezione nei confronti di Silvio Berlusconi". E proprio a Berlusconi, da Palermo, il boss di Cosa nostra Gaetano Cinà avrebbe mandato una cassata di oltre undici chili, da guinness dei primati, nel Natale del 1986 con la scritta "Canale 5". Secondo l’accusa anche questa cassata proverebbe i rapporti tra Cosa nostra e Marcello dell'Utri, che avrebbe fatto da mediatore.
(18
gennaio 2013)
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/01/18/news/processo_dell_utri_oggi_la_richiesta_di_condanna_il_pg_provati_i_rapporti_con_cosa_nostra-50793525/
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