giovedì 17 gennaio 2013

pc 17 gennaio - Goodyear .. lievi condanne per i padroni assassini

Goodyear: condanne lievi e assoluzioni per i fabbricanti di morte

di  Redazione Contropiano
Michael Claude Murphy, Antonio Corsi e Adalberto Muraglia non sono colpevoli delle morti di cui erano accusati. La lieve condanna di primo grado confermata solo per uno degli ex dirigenti Goodyear.
Per altri cinque imputati, statunitensi, "irreperibili" e condannati in contumacia in primo grado, l'udienza di appello sarà fissata nei prossimi mesi.

Smentendo le condanne di primo grado, per i morti da amianto allo stabilimento Goodyear Italia a Cisterna (provincia di Latina), la Corte d'Appello di Roma ha confermato la condanna ad un anno e 6 mesi di reclusione di Pierdonato Palusci, presidente del cda dell'azienda dal '90 al '96, assolvendo invece altri tre dirigenti. Le motivazioni della sentenza emessa ieri e che ribalta quella del tribunale di Latina, saranno depositate entro 90 giorni, ma i legali di parte civile già annunciano ricorso in Cassazione. Ed esprimono comunque una moderata, e forse ingiustificata, soddisfazione.
"Per la prima volta un giudice di secondo grado, in particolare la prima sezione della corte di appello penale di Roma, ha confermato la Sentenza di condanna alla reclusione di un anno e sei mesi nei confronti di un ex legale rappresentante della Goodyear Italiana S.p.A., per patologie neoplastiche delle vie respiratorie di alcuni ex dipendenti, nel frattempo venuti a mancare" dice l'avvocato Luigi Di Mambro.

I difensori dei familiari delle vittime e l’associazione formata dagli ex dipendenti sottolineano che si formulerà istanza alla Procura Generale presso la corte di appello di Roma, "affinché le vittime possano avere giustizia, e i responsabili la giusta punizione". Esprime soddisfazione anche l’Osservatorio Nazionale Amianto, attraverso il suo presidente Ezio Bonanni, il quale è difensore di parte civile nel procedimento fissato per l`udienza dibattimentale del prossimo 25 marzo davanti al tribunale penale di Latina, e che richiama l`attenzione sul fatto che "il giudizio di oggi è relativo a poche posizioni e ci sono decine e decine di altre istanze di giustizia sulle quali la Magistratura si deve ancora pronunciare, oltre che nel procedimento di cui è stata già fissata l’udienza dibattimentale".

Il processo "1420 del 2008" conclusosi ieri davanti al tribunale di Latina riguardava nove dirigenti della Goodyear che sono stati ai vertici dell'azienda negli ultimi quarant'anni. L'accusa contestava loro il reato di omicidio colposo plurimo e lesioni plurime aggravate. Le vittime riconosciute dalla Procura erano decine ex dipendenti dello stabilimento di Cisterna di Latina, morti o malati di patologie tumorali riconducibili alle sostanze utilizzate e alle scarse condizioni di sicurezza, nel sito produttivo pontino. Secondo gli inquirenti il conto degli operai morti da amianto ammonta a 34 e dieci sono quelli ammalati di tumore che hanno respirato per anni, dal 1974 al 2000, le sostanze tossiche. La maggior parte di loro lavorava nel reparto 'Bambury' e nessuno secondo le contestazioni aveva adeguate protezioni. La fabbrica è stata chiusa nel 2001, e la produzione delle gomme è stata delocalizzata dalla casa madre in Polonia.
Ma il numero dei decessi reali è oggetto di scontro tra le parti. Secondo alcune stime le vittime della fabbrica della morte sono finora almeno 300.
Naturalmente i difensori della multinazionale hanno messo sempre in dubbio il legame fra le condizioni ambientali e l’insorgere delle malattie, mentre i consulenti della Procura e delle parti civili ritengono il nesso scientificamente dimostrato. L’ultima vittima, Fausto Mastrantonio, è morto a 54 anni a Capodanno, di tumore allo stomaco.

Nel novembre scorso il gup del tribunale di Latina ha mandato a processo altri ex direttori. Dopo il primo processo che portò a condanne per 21 anni di reclusione e al risarcimento danni, la Procura pontina è andata avanti contestando altri decessi avvenuti negli anni successivi. Da qui la nascita di altri due filoni d`inchiesta, Goodyear bis e ter. Sotto accusa altri dirigenti per un totale di dodici persone, una delle quali nel frattempo è deceduta. Il processo comincerà il 25 marzo di fronte al giudice monocratico. Le contestazioni sono omicidio colposo plurimo e lesioni aggravate.

Scrive Laura Pesino – uno degli autori del documentario Happy Good Year, in uscita in primavera – sul sito www.popoff.org:

“La Goodyear in Italia era arrivata nel '65 con i fondi della Cassa del Mezzogiorno, scegliendo il piccolo comune di Cisterna, in provincia di Latina, avamposto del Centro Sud. Per decenni è il simbolo dell'industrializzazione di un territorio agricolo, del progresso felice e sfrenato, dei soldi e della ricchezza. Per tutti è "mamma Goodyear", che strappa gli uomini alla disoccupazione, offre stabilità economica a famiglie monoreddito, fa coltivare il sogno dei figli all'università e spalanca le porte a mogli e bambini in occasione della tradizionale "festa della famiglia". Per decenni occupa migliaia di persone sfiorando picchi di produzione di 20mila pneumatici al giorno. C'è lavoro e guadagno per tutti. Ma dentro è l'inferno. Nel reparto presse, nel Banbury, nelle trafilature e nella vulcanizzazione si lavora si lavora a mani nude o con guanti d'amianto per resistere alle temperature incandescenti. Gli operai respirano ogni giorno polvere di nero fumo, fibre di amianto, ammine aromatiche, vernici, solventi, benzene, pigmenti, silice, talco, almeno 100 composti chimici differenti altamente cancerogeni. Ma non lo sanno. La loro divisa è una tuta blu che non tolgono neppure quando siedono a mensa. Nessuno fornisce loro mascherine o dispositivi di protezione, nessuno li informa del fatto che le sostanze che quotidianamente maneggiano sono letali. Così tutti tornano a casa ricoperti di nero, fin dentro gli occhi. Quel nero che non viene via neppure dopo la doccia e che resta impresso sulle lenzuola e sui cuscini anche quando dormono. Ma nessuno si lamenta perché nessuno sa.

Solo dopo gli anni '80 cominciano le prime malattie, tumori e neoplasie ai polmoni, allo stomaco, alla vescica, alla laringe. Le annota tutte il sindacalista Agostino Campagna sulla sua agenda rossa. Sono dieci, venti, cinquanta, poi diventano duecento. Ma è solo una stima in difetto, perché il tumore colpisce anche vent'anni dopo e oggi, a tredici anni dalla chiusura dello stabilimento di Cisterna, ci si ammala più di allora”. 

Nessun commento:

Posta un commento