Dopo innumerevoli tentativi di ostruzionismo, da parte dei difensori mercenari della Thyssen fatti di cavillosi espedienti, raggiri, false testimonianze e piagnistei sul pericolo delle presunte minacce ricevute e altrettanto presunte diffamazioni nei loro confronti, si è giunti finalmente alle battute conclusive del processo. Un processo che non ha precedenti nella storia del movimento operaio del nostro Paese perché i dirigenti di una grande azienda, per la prima volta in assoluto, sono accusati di omicidio volontario e non, come spesso accade, soltanto di omicidio colposo. Si, perché nel nostro democratico bel Paese, quando muore un operaio in fabbrica o sul cantiere, la tragedia viene rappresentata soltanto come una disgrazia per la quale i padroni non hanno mai responsabilità dirette e consapevoli. L'attenzione e la grande mobilitazione popolare che è seguita immediatamente dopo la strage dei sette operai della Thyssen Krupp, è stata la prima condizione che ha favorito una relativa rapidità nell'istruire il procedimento e il mantenimento del capo d'accusa. Quell'attenzione e quella mobilitazione popolare che oggi, proprio alle battute finali del processo, sarebbe ancor più necessaria per influire, sia sulle requisitorie dei Pubblici Ministeri e le arringhe dei difensori, che sulle decisioni della giuria popolare.
Durante l'udienza del 5 ottobre scorso, grazie all'appello lanciato dai famigliari delle vittime e sostenuto anche dal nostro collettivo con volantinaggi e locandine, l'aula del tribunale nella parte riservata al pubblico, era finalmente gremita, dopo un anno di udienze durante le quali tra il pubblico, vi si trovavano al massimo 4 o 5 persone ed in presidio all'esterno, come sempre, il Collettivo Comunista Piemontese e la Rete Nazionale per la Sicurezza sui Posti di lavoro. “Assenti ingiustificati”, per tutta la durata del processo, come citava il volantino diffuso dall'ass. Legami D'Acciaio, i sindacati e i partiti che, in una maniera o nell'altra, affermano di rappresentare ancora gli interessi della classe lavoratrice. Infatti, ne la FIOM, nel il PRC, ne il PdCI, ne altri partiti della sinistra, sono andati oltre al presenzialismo facendosi vivi soltanto durante le “occasioni importanti”, quelle occasioni dove la presenza di giornalisti e telecamere era garantita. Partititi e sindacati che, grazie alle loro strutture, avrebbero potuto programmare una presenza assidua e continuata alle udienze, non hanno colto le dimensioni politiche e sociali di questo processo le cui conclusioni ricadranno, non soltanto sulla memoria degli operai uccisi e sui loro parenti o colleghi, ma sull'intera classe operaia. Gli omicidi bianchi (e non le morti bianche come vengono definiti erroneamente)devono essere combattuti concretamente e con determinazione. Non sono sufficienti ( 3 operai muoiono ancora ogni giorno sul posto di lavoro, mentre a centinaia sono gli incidenti gravi) i comunicati, le assemblee, i seminari o qualche sporadico presidio. E' necessario essere presenti sul territorio cercando di contrastare sistematicamente, con la pratica, l'immobilismo o addirittura la complicità del sindacato, l'opportunismo a scopi elettoralistici dei partiti e l'idea per cui, durante un processo contro i padroni, bisognerebbe lasciare tutto in mano alla magistratura borghese e non mobilitarsi lasciando che la “giustizia” faccia il suo corso. Molto probabilmente se il nostro collettivo non fosse intervenuto (rischiando anche querele e denunce)denunciando pubblicamente con estrema franchezza i raggiri e le nefandezze intentate dalla difesa dei dirigenti stragisti della Thyssen, la collusione e concussione di Autorità pubbliche come ad esempio gli ispettori dell'ASL 1, il livello di tensione e di attenzione su queste vicende legate strettamente al processo, non sarebbe stato sufficiente.
Facciamo quindi appello al “rinnovato” interesse di partiti e sindacati dimostrato durante l'udienza del 5 ottobre, affinché questo interesse diventi pratica quotidiana e sia concretamente teso a sostenere le ragioni della classe operaia abbandonando posizioni accomodanti a seconda delle quali gli interessi della classe operaia potrebbero essere coincidenti con quelli dei padroni i quali potrebbero essere più buoni e meno squali. Così non è e non è mai stato, gli interessi dell'una non sono compatibili con gli interessi degli altri. Dove vince l'operaio perde il padrone e viceversa! Non esiste e non esisterà mai un capitalismo migliorabile perché lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo è insito nel sistema stesso. Unica via è lavorare all'abbattimento del capitalismo per sostituirlo con l'unico altro sistema possibile, il SOCIALISMO.
collettivo comunista piemontese
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