La Fiat ha sempre partecipato attivamente alla vita politica del paese, però ha sempre giudicato le forze politiche da un solo ed esclusivo punto di vista: se erano in sintonia e servivano agli interessi Fiat.
Quindi, in un certo senso la Fiat è stata sempre governativa. Ma chiaramente è impossibile dire che la Fiat fosse democristiana o socialista, così oggi è impossibile dire che la Fiat sia berlusconiana; i partiti della Fiat sono quelli che ne riconoscono pienamente la funzione e si mettono a disposizione.
In questo senso i partiti della sinistra riformista, Pci post anni '60 compreso, hanno avuto sempre un legame particolare con la Fiat.
Attualmente il partito più in sintonia con la Fiat è il PD. I suoi esponenti da Bersani a Fassino a Chiamparino sono attivi protagonisti di questa vicenda, condividono pienamente tutte le tappe dell'ultima fase: l'alleanza con la Chrysler e quindi il piano di Fabbrica Italia. E colgono ogni occasione per dimostrare la loro sintonia.
Le critiche che vengono fatte al governo sono sempre da destra – se si può dire – e vorrebbero in sostanza che il governo fosse molto più attivo nel sostegno alla Fiat, e in questo il suo comportamento fosse molto più simile a quello di Obama nel sostegno alla Chrysler, o oggi a quello del governo serbo.
Quindi in questo è evidentissimo il loro imbarazzo ogni qual volta devono esprimere una qualche critica al piano Marchionne per i suoi effetti nella fabbrica. La loro preoccupazione principale è che il carrarmato Marchionne possa alla fine far esplodere la protesta operaia e far deragliare il piano, renderlo inapplicabile.
D'altra parte per accreditarsi presso Marchionne, sono molto attivi nell'opera di convinzione verso la Cgil – che è già abbastanza convinta – o verso la Fiom che non è convinta. La posizione del PD coincide pienamente con quella di Bonanni e della Uil.
Le posizioni del PD non riescono a distinguersi da quelle del governo, a cui se mai critica di non fa abbastanza; ora, con l'esplosione della vicenda Mirafiori e trasferimento in Serbia, non si riescono a distinguere da quelle della Lega, anzi qui in una certa misura sono più a destra nel senso più filo Fiat. Chi tra il presidente della Regione Cota e il Sindaco di Torino Chiamparino è più vicino agli interessi della Fiat?
E che dire di Fassino che proseguendo una tradizione che viene da D'Alema, Prodi, mette sotto accusa il sindacato e si schiera apertamente contro la Fiom?
Questo per gli operai è abbastanza visibile, nessun operaio in lotta contro il piano pensa seriamente di poter contare sul PD come partito amico in questa difficile vicenda.
In questo senso l'irruzione nel dibattito della politica del caso Fiat è salutare perchè fa capire sulla base dei fatti e dell'esperienza pratica che la lotta non si può ridurre alla lotta contro il governo Berlusconi, che un governo col PD, sul fronte Fiat, sarebbe perfino peggio di quello di Berlusconi.
Quindi, qualsiasi richiamo che venga dalle fila degli oppositori del piano Fiat, compresa la stessa proposta di manifestazione nazionale di Rifondazione a settembre, che non abbia chiaro chi è dalla parte della Fiat e chi non lo è, chi rappresenta nel suo insieme il governo Fiat, ovvero il governo dei padroni, ovvero il governo del fascismo padronale, è sbagliato perchè mette la lotta operaia al carro della borghesia, invece di accentuare l'antagonismo ai piani dei padroni.
Il caso Fiat sgombera il campo al fronte unito antiberlusconi. Senza l'autonomia proletaria e di classe, senza chiarezza su questo, il fronte unito antiberlusconi è dentro il fronte Fiat.
E' questo il problema che abbiamo cercato di porre all'attenzione in occasione dello sciopero del 25 della Cgil. Certo uno sciopero generale contro il governo era più che necessario, ma la linea della maggioranza Cgil, tenuta anche in occasione della vicenda del referendum Pomigliano, è la manifestazione sindacale della linea del PD ed è quindi, come minimo, un'arma spuntata nell'attuale conflitto di classe in corso.
Fassino: “Forse una certa rudezza di toni usati negli ultimi tempi dall'ad della Fiat tradiscono il disagio proprio per questo, proprio per il mancato riconoscimento di aver salvato l'azienda... Sia da parte del governo il quale ha assistito passivo alle scelte Fiat senza fare nulla per accompagnarle, sia da parte dei sindacati che non hanno colto fino in fondo la valenza strategica... Ricordo, per inciso, che per salvare la Chrysler Obama scese in campo in prima persona. Anche in Italia bisogna mettere in campo una adeguata politica industriale... nel fare il proprio mestiere il sindacato non può essere insensibile al futuro della Fiat, l'azienda deve continuare a vivere bene... A Pomigliano rivedo alcuni atteggiamenti sindacali simili a quelli che hanno caratterizzato la lotta di trent'anni fa... si dice Marchionne vuole mettere in riga il sindacato oppure vuole fare un favore a Sacconi. Non è questo un approccio utile. Se il problema di Pomigliano è l'efficienza e misure che ne alzino il livello della produttività, non si può liquidarlo buttandola in politica”.
D'Alema: “A Pomigliano c'è stata troppa tolleranza da parte dei sindacati verso l'assenteismo operaio
Chiamparino: “...il fatto è che pensiamo ancora come negli anni '70. Non solo la Fiom ma tutta la politica italiana, a destra come a sinistra; dalla Lega a chi pensa semplicemente che si possa andare avanti senza regole o con regole messe continuamente in discussione... Chi glielo fa fare a Marchionne di investire 20 miliardi in un paese in cui bene che vada è sopportato... i sindacati devono garantire l'affidabilità, devono assicurare il funzionamento della fabbrica. Questo in America è stato fatto... Se fossi al posto di Marchionne direi: io devo fare tante vetture, fate voi le proposte su come evitare di perderci tutti...”.
“... Ho espresso il mio apprezzamento al Min. Sacconi per la decisione di creare un tavolo di confronto con azienda e sindacati sul futuro della Fiat... Il sindacato deve garantire una maggiore affidabilità per accompagnare un grande progetto come quello di Fabbrica Italia... ha ragione Marchionne che si aspettava accoglienze molto diverse su un progetto che rappresenta l'unica vera ipotesi di rivoluzione industriale italiana. Invece è stato accolto con indifferenza generale, scetticismo, problemi di rappresentatività sindacale... Marchionne non può arrendersi di fronte alle prime difficoltà, si gioca con chi ci sta, ci si organizza con chi accetta il progetto e la sfida...
Cota: “Dal sindacato mi attendo risposte convincenti. La priorità è il lavoro non le ideologie... I rapporti con Sergio Marchionne sono ottimi... Io mi sono schierato al fianco di chi vuole investire 20 miliardi per produrre automobili in Italia. Dire si ad un investimento miliardario vuol dire stare con gli operai
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