TERMOLI. Bandiere rosse, fiammanti, striscioni, cori di scherno e di protesta, fischietti.
No, non era il defilé per la vittoria del campionato di calcio o simili, bensì la manifestazione di protesta dello Slai-Cobas contro il licenziamento dell’operaio termolese Fiat, Giovanni Musacchio, licenziato in tronco qualche giorno fa, per aver partecipato al presidio contro il piano Marchionne organizzato dinanzi ai cancelli della Fiat di Pomigliano D’Arco.
E le tute blu di Pomigliano, quindi, congiuntamente allo Slai Cobas di Termoli e comuni limitrofi, questo pomeriggio non hanno voluto far mancare la propria presenza a questa manifestazione, per ringraziare l’amico Musacchio e manifestar lui la propria solidarietà. Tra i partecipanti al corteo partito da piazza Donatori di Sangue, pertanto, un nutrito gruppo di Pomigliano, fra i quali Luigi Aprea della Rsu di Pomigliano D’Arco.
“Questo è il minimo che potessimo fare- ha affermato Aprea- perché anche grazie alla partecipazione di Musacchio al nostro presidio abbiamo strappato il 40% di ‘no’ a chi se lo aspettava da parte nostra. Continueremo a lottare contro il piano Marchionne, addirittura vogliono ridurre la pausa collettiva, applicare la sanzionabilità dello sciopero, è assurdo!”. Tantissimi i sindacalisti accorsi, al pari di consiglieri ed assessori comunali e regionali che non hanno voluto far mancare il proprio sostegno alla (ex) tuta blu dello stabilimento di Termoli.
“Siamo qui oggi contro il licenziamento di Musacchio- ha esordito Andrea Di Paolo, del coordinamento Slai- Cobas di Termoli- contro il piano Marchionne. Noi siamo per il lavoro e quindi contro la flessibilità perché lavorare oggi non significa sacrificare la propria vita personale”. “Protestiamo contro questo provvedimento ingiusto ed odioso- ha fatto sapere invece il consigliere regionale del Pd Michele Petraroia - sperando che venga rimosso. La Fiat deve sapere che in questo Paese c’è una Costituzione! Non si può contrapporre la competitività delle imprese ai diritti delle persone. la dignità delle persone, insomma, non è in vendita!”.
Presente, poi, anche l’altro ‘piddino’, Danilo Leva. “Sosteniamo le ragioni del lavoro e dei diritti dei lavoratori- ha spiegato Leva- che vanno coniugati alle esigenze di dignità degli operai. Non è possibile e non è giusto fare un passo indietro nel tempo perché l’Italia ha dato tanto alla Fiat. Non dobbiamo sprecare- ha concluso Leva- quanto abbiamo saputo mettere in piedi”.
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