L'imperialismo Usa e l'alleato israeliano tornano a minacciare il popolo libanese e la resistenza armata di Hezbollah. A dargli sostegno due paesi arabi, Siria e Arabia Saudita.
Alcune decisioni politiche da parte imperialista stanno diventando una nuova minaccia per la resistenza popolare libanese, in un contesto regionale geopolitico dove domina la "questione palestinese" che vogliono "pacificare" con l'avvio di un nuovo negoziato-farsa e i piani contro l'Iran.
Il Congresso Usa ha approvato un ulteriore stanziamento di altri 100 milioni di dollari in armamenti per l’esercito libanese per rafforzare la sua presenza nel Libano del sud assieme alle truppe dell’Unifil/Onu, nella zona cioè che è stata aggredita militarmente da Israele nel 2006. Una presenza militare che ha trovato l'opposizione delle masse popolari libanesi che nei prossimi giorni potrebbero insorgere di fronte all'ennesima aggressione, stavolta con le armi del diritto internazionale. Infatti stanno preparando l'incriminazione, da parte del Tribunale Speciale per il Libano (istituito, anche questo, dall'Onu), del movimento sciita Hezbollah per l’attentato all’ex premier Rafiq Hariri (febbraio 2005) .
Ed è per questo motivo che si sono incontrati a Beirut il re saudita Abdullah e il presidente siriano Bashar Assad con il capo di stato del governo-fantoccio libanese, Michel Suleiman. Dicono ufficialmente per "evitare una nuova guerra civile" ma, in realtà, la stanno fomentando con l'obiettivo del disarmo del movimento Hezbollah.
Per sconfiggere i piani imperialisti le masse arabe, palestinesi, non hanno altra via che organizzare la resistenza armata. Ma per avanzare e non rimanere nella difensiva, come fin quì è avvenuto, è necessaria una nuova direzione alternativa a quella islamica, un nuovo fronte unito, un nuovo inizio per la guerra popolare sotto la direzione comunista maoista, che incendi il medio oriente come oggi lo sta facendo in India, Nepal, Filippine, Perù, Turchia.
prolcomra
30/07/2010
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