mercoledì 27 novembre 2024

pc 27 novembre - 1000 miliardi per salvare le banche: lo Stato prima le salva con i soldi pubblici e poi le restituisce ai privati


In questi giorni sono alla ribalta le manovre aggressive di Unicredit per comprare la Commerzbank tedesca e la Banca popolare di Milano per diventare così la terza banca più grande in Europa; manovre che hanno tirato in ballo gli interessi dei partiti politici, dalla Meloni a Salvini a Tajani ma che  sono in realtà normali manovre del sistema capitalistico di centralizzazione dei capitali, che ha portato negli anni “alla scomparsa delle banche popolari e privato di vitale credito il sistema delle imprese, specie quelle più piccole”. Ma a proposito di banche, l’aspetto che vogliamo mettere in evidenza in questo caso è dato da una notizia riportata da Affari&Finanza del 18 novembre scorso, e cioè l’operazione portata avanti dagli Stati che prima salvano le banche dalla bancarotta, le risanano, le nazionalizzano temporaneamente, impiegando miliardi di soldi pubblici e poi le restituiscono ai privati.

E questo mentre la borghesia piange costantemente miseria, dice di non trovare fondi per le necessità sociali, fa finta di arrovellarsi su dove trovare i soldi per chiudere le leggi di bilancio perché “la coperta è corta”, cerca addirittura vergognosamente di far passare leggine per aumentare i fondi a disposizione dei partiti, come quella sul 2xmille, e poi invece…

Invece, come dicevamo in un precedente articolo, senza il sostegno attivo dello Stato borghese, e qui ci limitiamo al campo economico, questo sistema capitalistico non potrebbe stare in piedi, e le contraddizioni create dagli eventuali fallimenti, soprattutto delle banche, diventerebbero molto più acute, tanto che la borghesia avrebbe più difficoltà a gestire l’inevitabile “turbolenza sociale”.

Il “fenomeno”, come si sa, tocca tutti gli Stati del mondo. L’ultimo esempio in ordine di tempo è il crac del 2007 con il “crollo di Wall Street”, della Borsa degli Stati Uniti dove si concentrano buona parte degli scambi azionari e obbligazionari e le sue ripercussioni in tutto il mondo.

E per rimanere in Italia, l’esempio del salvataggio delle banche è illuminante.

Tutti ricorderanno il fallimento della banca Monte dei Paschi di Siena che causò la perdita di soldi per tantissime persone, soprattutto piccoli risparmiatori e correntisti, ebbene, secondo l’articolo di Affari&Finanza questo è “Il dossier italiano più voluminoso per importo — in tutto forse 10 miliardi tra aumenti, rimborsi e costi vari” ed “è stato anche il più sofferto. Non per le somme ma per la rilevanza della banca senese, ‘politica’ (nel territorio e nella classe dirigente nazionale) e ‘sistemica’, ai fini di vigilanza e per le emissioni di debito pubblico di cui Mps è specialist.” Come si può leggere il salvataggio non è stato solo economico, ma politico perché ha coinvolto “la classe dirigente nazionale”.

Il “risanatore” incaricato ha chiesto al governo 2 miliardi e mezzo di nuovo capitale “per spesare 4 mila esuberi”, cioè bisognava comunque liberarsi di 4 mila lavoratori. In questo senso ogni operazione di M&A (Fusione e acquisizione), prevede degli esuberi di lavoratori, per quella con la Bpm la Repubblica parla di 7000!

Oggi, grazie a tutto questo il Monte dei Paschi di Siena “è una banca risanata, con un patrimonio Cet1 da record al 18,3% e che vede 2 miliardi di utili nel 2024.”

Dalla vendita delle banche risanate ai privati si pensa che il governo possa ricavare quello che aveva investito, e invece no, per niente, anzi: “…il saldo resta negativo sui 7 miliardi sborsati. Più in generale, dei 1.000 miliardi messi nelle banche dai governi europei le dismissioni ne hanno fruttati un centinaio.”

Salvare i padroni e i loro profitti, questo è il compito dei governi e in particolare, detto in maniera esplicita, di questo governo moderno fascista. 

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