denuncia la forte militarizzazione subita dall’ aeroporto civile di Cagliari.
Cagliari, come abbiamo affermato tante
volte, è una città a misura di militare.
Dalla
Sella del Diavolo a Monte Urpinu, fino al Poetto, passando dal Porto
ormai occupato in pianta stabile da navi da guerra, sono tantissime le
caserme, residenze, depositi e installazioni, spesso inutilizzate ma
ancora sottratte all’ uso della comunità.
L’aeroporto di Cagliari, che serve un bacino di utenza di mezza Sardegna, non fa eccezione.
È utilizzato da molto tempo dai militari, a cui non basta il vicino aeroporto militare di Decimomannu.
In caso di necessità le forze armate possono adibire l’intero aeroporto
di Elmas ad uso militare, come è avvenuto la notte del contrattacco
iraniano, con il lancio di centinaia di missili dall’Iran verso Israele.
Un uso promiscuo che in caso di guerra rappresenta un grave pericolo per il Traffico civile e per gli abitanti delle zone vicine.
Inoltre da più di dieci anni l’aeroporto di Elmas è utilizzato per spedire carichi di bombe prodotte a Domusnovas.
Da
qui sono partite molte spedizioni dirette in Arabia Saudita, per venire
utilizzate nei bombardamenti contro la popolazione civile dello Yemen.
Anche
durante l’aggressione genocida di Israele contro Gaza, molti carichi di
bombe sono partiti da Elmas ed esiste il sospetto che alcuni di essi
siano finiti in Israele dopo avere fatto scalo in altri paesi, per
depistare l’opinione pubblica e togliere dall’ imbarazzo il governo
italiano.
Chiediamo
alla società di gestione dell’ aeroporto di avere delucidazioni in
merito alla destinazione finale di tutti i carichi di morte che sono
transitati da Elmas.
Per tutti questi motivi ci
ritroveremo in tanti il 2 giugno alle 16 in piazza San Bartolomeo a
Cagliari, per manifestare contro l’occupazione militare e in solidarietà
con il popolo palestinese.
Sarà un corteo allegro, composito e colorato, di tutte le persone che vogliono vivere in un’ isola di pace, finalmente libera dalle logiche di guerra e solidale con tutti i popoli oppressi.
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