Parte delle manovre di guerra imperialista è la guerra contro i migranti. E qui la Meloni è sempre in prima fila, anche in questi giorni, con la sua azione neo-coloniale, ad usum anche in chiave di elezioni europee.
In questi giorni vi sono stati due fatti di un nuovo intervento contro i migranti:
Da un lato l'attivismo dell'Italia per vietare nel Mediterraneo gli aerei delle Ong. Una raffica di ordinanze dell’Enac ’Ente nazionale per l’aviazione civile' sugli scali siciliani minaccia il fermo di questi aerei di ricerca e soccorso dei migranti, che sono fondamentali per lanciare gli allarmi per le imbarcazioni in pericolo. L'Enac ha infatti emesso un'ordinanza in cui si dice «Chiunque effettua attività in ambito Search and Rescue al di fuori delle previsioni del quadro normativo vigente è punito con le sanzioni di cui al Codice della navigazione, nonché con l’adozione di ulteriori misure sanzionatorie quali il fermo amministrativo dell’aeromobile».
UNA RAFFICA di ordinanze, fatte il 3 maggio per gli aeroporti di Lampedusa, Pantelleria, Comiso e Catania Fontanarossa; il 6 per quelli di Trapani Birgi, Palermo Punta Raisi e Palermo Bocca di Falco.
LE ORDINANZE si intitolano: «Interdizione all’operatività dei velivoli e delle imbarcazioni delle ong sullo scenario del Mare Mediterraneo centrale». Affermano che il controllo delle attività di ricerca e soccorso deve essere monopolio dello Stato.
Per giustificare questo si afferma che le ong eludono il quadro normativo di riferimento e i loro interventi rischiano di «compromettere l’incolumità delle persone migranti» e aumentano il carico di lavoro della guardia costiera. Se non fosse tragica sarebbe grottesca.
Giustamente una delle Ong, Sea-Watch, ha risposto: «Non fermeremo le operazioni anche a costo di mettere in pericolo i nostri aerei». Ma poi ha aggiunto: «questo è un atto vigliacco e cinico di chi usa la criminalizzazione delle ong come strumento di propaganda politica in vista delle imminenti elezioni per il rinnovo del parlamento europeo».
SOLO TRA GENNAIO E MARZO di quest’anno i due aerei di Sea-Watch hanno condotto 40 missioni per un totale di 205 ore di volo. Hanno avvistato 2.755 persone in pericolo a bordo di 47 imbarcazioni.
Mentre cosa ha permesso invece l'intervento dello Stato: che centinaia e centinaia di migranti una volta intercettati sono stati consegnati alla «guardia costiera» libica.
E opportunamente si fa un collegamento tra la visita in Libia della Meloni e la nuova stretta sulle deportazioni dalla Tunisia».
Appunto, il viaggio in Libia. Qui la Meloni, oltre a firmare tre intese per il cosiddetto "Piano Mattei" su sanità, sport e università, negli incontri è stato centrale, all'OdG: la «fruttuosa» collaborazione per fermare i flussi migranti, collaborazione che ha conseguenze anche gravissime per i migranti; un rinnovo della azione criminale Italia/Tunisia, che insieme all'accordo di partecipare all’opera di ricostruzione della città di Derna devastata da un’alluvione, la Meloni può anche utilmente spendere nella campagna elettorale per le europee.
Quindi la Meloni ha confermato il sostegno alla cosiddetta Guardia costiera libica, lager, torture, previsto nel decreto missioni in votazione alla camera.
E qui, chiaramente, la copertura che vuole essere giustificativa ma è di totale ipocrisia e falsità è la solita: la necessità di fermare gli scafisti.
Ma quali scafisti? Tanto per dire domani 10 maggio al tribunale di Crotone si terrà la seconda udienza del processo che vede imputata Maysoon Majidi, arrestata con l'accusa di essere una scafista.
È noto che chi intasca i soldi, decine di migliaia di euro per questi viaggi, non parte, non corre il rischio di morire in mare, resta in Libia, o da qualche altra parte, ad organizzare comodamente i suoi traffici; mentre è chi si trova a corto di soldi che, pur di intraprendere quel viaggio per approdare ad una vita migliore, potrebbe accettare di mettersi al timone.
Non si tratta di spietati traghettatori che lucrano sulla pelle di persone in fuga, al contrario di vittime di un sistema che produce profughi, viaggi a rischio, morti.
L’ingiusta reclusione di Maysoon è un caso paradigmatico per comprendere meglio anche l’insensatezza e la pericolosità del Decreto Cutro, nato dopo la tragica morte, in Calabria, di 94 migranti, lasciati in balia delle onde, senza rispondere alle richieste di soccorso, tanto che la Procura di Crotone, nei mesi scorsi, ha iscritto nel registro degli indagati tre ufficiali della guardia di finanza per mancato soccorso.
Dopo questa tragedia, il governo Meloni riunisce proprio a Cutro il Consiglio dei Ministri e da lì fa passare il famoso decreto Cutro, che sancisce l’ennesima riduzione dei diritti umani e spiana la strada alla carcerazione facile ed ingiusta.
Nel frattempo, durante il processo per la strage di Cutro, alcuni sopravvissuti hanno dichiarato che sono stati indotti dalle forze dell’ordine a indicare come scafisti delle persone che non lo erano. Questo rappresenta un caso che aiuta a capire come vengono forzati i vincoli della verità pur di “produrre colpevoli scafisti“.
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