Il 7 ottobre 2023 l’azione politico social-militare è stata condotta dalle forze della resistenza palestinese, in cui la forza maggioritaria è Hamas; ma le organizzazioni palestinesi che hanno partecipato e sostenuto l'azione del 7 ottobre 2023 sono 6 appartenenti alle diverse aree sociali e politiche presenti nel popolo palestinese e in cui il popolo palestinese si riconosce nella sua stragrande maggioranza a Gaza e nella sua non verificata maggioranza nella Cisgiordania, dove l'Autorità nazionale palestinese diretta da Abu Mazen ha fino ad allora impedito le elezioni, elezioni che secondo gli osservatori avrebbero dato anche in Cisgiordania la vittoria ad Hamas.
Questo il primo punto da affermare a 4 mesi dall'attacco della resistenza palestinese allo Stato di Israele, al suo esercito e ai suoi insediamenti realizzati illegalmente ai confini della Striscia di Gaza, a cui va dato il pieno appoggio alla resistenza palestinese. “Pieno appoggio” significa pieno appoggio a tutte le organizzazioni che la rappresentano, pieno appoggio significa riconoscimento che Hamas è l'organizzazione maggioritaria presente attualmente all'interno del popolo palestinese.
In questo quadro chi sostiene il popolo palestinese e sostiene la sua resistenza ha il diritto/dovere di sostenere ciò che il popolo, tramite le organizzazioni della resistenza, attua.
Per di più Hamas ha spiegato in un lungo documento in inglese e tradotto in italiano dall'Associazione per la pace - che certo non può essere considerata né appartenente al mondo islamico
a cui si rifà Hamas e tanto meno una organizzazione di tipo terrorista - le ragioni di quell'azione, confutando le bugie di Israele, la linea di condotta di Hamas e le richieste attuali condivise in larga parte dalla maggioranza del popolo palestinese.Noi dobbiamo far conoscere, vista la demonizzazione, criminalizzazione e infamia che viene esercitata verso l'azione del 7 ottobre, questo documento ai lavoratori, alle masse popolari del nostro paese; affinchè possano giudicare con cognizione di causa quello che realmente sono le motivazioni del 7 ottobre, le motivazioni del popolo palestinese e le sue attuali rivendicazioni.
ORE 12 Controinformazione rossoperaia e le sue organizzazioni di riferimento principale: i comunisti marxisti leninisti maoisti di proletari comunisti impegnati in Italia nella costruzione del partito comunista rivoluzionario marxista, leninista, maoista; l'organizzazione sindacale che fa riferimento nella sua autonomia a proletari comunisti, lo Slai Cobas per il sindacato di classe; l'organizzazione delle donne rivoluzionarie del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario; il Comitato di sostegno internazionalista alla guerra popolare in India, la principale guerra di popolo esistente attualmente al mondo, e i simpatizzanti di queste organizzazioni, sono dalla parte della resistenza palestinese, condividono le motivazioni che sono state alla base dell'azione del 7 ottobre, svolgono nel nostro paese un'operazione di informazione e controinformazione, e conducono con tutte le aree disponibili la mobilitazione pro Palestina, la denuncia di Israele, e partecipano alle iniziative che vi sono, in particolare quelle continuative e importanti che si tengono nella città di Milano tutti i sabati, che non si sono mai interrotte, neanche nel periodo natalizio.
Proprio per questa ragione, abbiamo sostenuto e ci siamo attivati, chiaramente insieme a molti altri, affinché ci fosse un esposto denuncia alla Corte di giustizia europea con un documento sottoscritto a livello nazionale e internazionale da diverse associazioni, da diversi avvocati, intellettuali, ecc.
Questo documento continua ad essere il punto di riferimento per il procedimento che si svolge attualmente alla Corte di giustizia europea, che ha fatto il suo primo passo considerando ammissibile l’accusa allo Stato di Israele, al governo Netanyahu, e un processo per crimini di guerra e genocidio.
Questo appello è stato portato effettivamente alla discussione nella Corte di giustizia europea dallo Stato di Sudafrica che ha fatto riferimento alla sua storia e al suo leader naturale di quella storia, Nelson Mandela, nella battaglia contro ogni forma di razzismo, discriminazione e apartheid.
Questo esposto è appoggiato da tanti e numerosi paesi di Asia, Africa, America Latina.
Così come abbiamo fin dall'inizio, nel sostegno alle manifestazioni, spinto perché esse fossero di larga partecipazione e che ci fosse la condivisione dei reparti d'avanguardia della classe operaia, delle organizzazioni giovanili e del movimento studentesco, delle donne che già il 25 novembre nella grande manifestazione di 500.000 persone a Roma hanno espresso la loro solidarietà alle donne palestinesi e la loro denuncia dell'azione dello Stato di Israele, appoggiato dall'imperialismo americano e via via da tutte le altre potenze imperialiste nel mondo, con un ruolo di appoggio dello Stato imperialista italiano attraverso il suo governo, il governo Meloni, che in questa veste è complice di quello che sta avvenendo nella Striscia di Gaza e in Palestina.
In risposta all’azione legittima, giustificata e necessaria della resistenza palestinese, lo Stato sionista di tipo nazista di Israele, guidato dal governo ultra reazionario di Netanyahu - considerato tale anche all'interno dello Stato d'Israele da larghi settori della popolazione – ha sviluppato una rappresaglia che ha assunto via via i toni di un genocidio che finora ha provocato oltre 27.000 morti, ha provocato centinaia di migliaia di feriti - altro che i “santuari di Hamas”! -, ha distrutto le case di tutto un popolo, ha distrutto ospedali, ha distrutto strutture di aiuto di ogni genere e tipo, ha colpito donne e bambini e i giovani che sono comunque la maggioranza del popolo palestinese. Israele si è reso soggetto di crimini inenarrabili che ricordano le peggiori esperienze storiche di questa prassi, dal genocidio degli ebrei da parte dello Stato nazista, alle pratiche di annientamento e distruzione condotte dall'imperialismo contro i popoli in numerose circostanze storiche.
A fronte di tutto questo, il popolo palestinese ha resistito, così come continua a farlo. Il popolo palestinese residente a Gaza è oggetto non solo di un genocidio, ma di un tentativo di cacciata totale dalle sue case, dalla Striscia di Gaza, ipotizzando per esso un destino di profughi a vita in luoghi lontani dalla sua terra. Ci sono state proposte perché i palestinesi vengano mandati addirittura in Africa.
Questo è un vero e proprio crimine, genocidio che deve essere condannato. E in nessuna misura deve avere successo.
In questo senso, la solidarietà incondizionata al popolo palestinese, l'opposizione con la massima fermezza ai piani genocidi dello Stato di Israele, la denuncia dei crimini, condivisi da parte dell'imperialismo americano e di tutti i governi che appoggiano lo Stato di Israele, deve essere senza tregua e senza alcuna attenuante.
Detto questo, è chiaro che oggi, allo stato delle cose, noi abbiamo necessità che si realizzino le rivendicazioni di questa fase del popolo palestinese. Le rivendicazioni sono oggetto anche di trattativa tra le organizzazioni della resistenza attraverso il Qatar, in luoghi vari, compresa la conferenza di Parigi: liberazione dei prigionieri palestinesi in cambio della liberazione degli ostaggi; un cessate il fuoco permanente, nella prospettiva dell'abbandono delle truppe di invasione e di aggressione di Israele della Striscia di Gaza e nella prospettiva di dare al popolo palestinese un legittimo Stato.
Queste rivendicazioni sono da noi condivise e pensiamo che debbano rimanere al centro di tutti i tipi di mobilitazione che ci saranno nei prossimi giorni.
Ma altri due fattori vanno considerati.
La guerra d'aggressione in Palestina, la resistenza del popolo palestinese contro i piani genocidi di distruzione del popolo palestinese condotti dallo Stato di Israele, supportati dall'imperialismo, hanno originato in tutta l'area una ampia solidarietà con il popolo palestinese fra tutti i popoli arabi e tutto il mondo musulmano e in tutta l'area del Medio Oriente e degli Stati che fanno parte di questa grande area.
A fronte di questo, è chiaro che la solidarietà nei confronti del popolo palestinese andava e va praticata attraverso l'attacco allo Stato di Israele, attraverso l'attacco alle forze imperialiste che sostengono Israele, attraverso l'azione di boicottaggio economico e di danneggiamento degli interessi economici dei criminali che vogliono distruggere il popolo palestinese in tutta l'area.
In questo senso noi appoggiamo incondizionatamente le azioni politico-militari di solidarietà al popolo palestinese sviluppatesi nell'area, che vengono in maniera impropria definite azioni degli “Houthi”, che in realtà si tratta dello Stato dello Yemen del Sud, che ha la sua maggioranza di governo in quello che viene chiamato il popolo Houthi.
Questi attacchi hanno messo in discussione la circolazione di navi e affari di tipo economico e militare. Noi siamo dalla parte di questi attacchi e pensiamo che essi debbano continuare finché la questione palestinese non trovi una soluzione nell'interesse del popolo palestinese e del ristabilimento della pace in tutta l'area.
Invece che risolvere il problema che ha originato gli attacchi delle imbarcazioni circolanti nel Canale di Suez, l'imperialismo americano e il suo alleato principale, la Gran Bretagna, hanno scatenato un'offensiva militare contro coloro che vengono considerati autori di questo attacco. E hanno colpito - essi - obiettivi non solo militari ma anche civili del popolo Houthi.
Nello stesso tempo, su questo terreno, l'imperialismo americano ha lavorato per estendere la guerra e fiancheggiare lo Stato di Israele, sia offrendogli un grande ombrello militare, sia intervenendo direttamente con attacchi diretti verso gli Stati legittimi di Iran e Siria e Iraq.
E quindi sono gli imperialisti americani e l'aggressione sionista genocida nei confronti del popolo palestinese, la causa dell'estensione della guerra in tutta l'area, che fa di quest'area uno dei grandi focolai mondiali - insieme all'Ucraina e a quello che avviene nel Pacifico intorno alla questione Taiwan - che possono portare alla guerra mondiale.
In questo senso, sostenere il popolo palestinese, sostenere l'azione solidale condotta dal popolo Houthi è parte della lotta per la pace nel mondo, per fermare la marcia guerrafondaia, capeggiata dall'imperialismo americano e sostenuta da tutti i governi imperialisti occidentali e dal nostro governo.
Va unita la lotta di solidarietà con il popolo palestinese con la lotta contro la guerra imperialista e i suoi regimi nell'area, come in tutti gli altri scacchieri caldi del mondo, dall'Ucraina all'Asia.
Il terzo problema che va segnalato è il ruolo del nostro governo, dato che operiamo in Italia.
Il governo italiano della Meloni, guidato attualmente dalla maggioranza reazionaria e di stampo fascista, leghista, razzista, imperialista, oltre che essere complice del genocidio in atto nei confronti del popolo palestinese e fedele alleato dello Stato sionista di tipo nazista d'Israele, sta sviluppando un impegno nuovo sul piano militare per intervenire militarmente nell'area.
Insieme agli altri governi europei è stata varata un'operazione militare a comando italiano che dal 19 di febbraio avrà come sviluppo l'intervento militare diretto dell’imperialismo italiano nell'area, in fedele alleanza con coloro che conducono l'attacco principale, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, e con gli scopi di supportare questo attacco e di contribuire a ripristinare la cosiddetta “libertà di navigazione” nell'area, che vuol dire libertà dei traffici economici imperialisti che campano sulla pelle dei popoli e nello stesso tempo permettono che prosegua il genocidio palestinese e l'oppressione di tutte le masse povere, sfruttate, oppresse di tutta l'area.
Noi siamo radicalmente contrari a questa missione, siamo contro la presenza delle truppe italiane, contro il cambio di ingaggio che ne fa una forza offensiva e non certo difensiva in tutta l'area.
Siamo contro questa missione come siamo per il ritiro di tutte le truppe imperialiste nell'area; questa situazione si riflette compiutamente nell'economia internazionale e nell'economia del nostro paese.
L'area interessata è al centro della contesa mondiale sulle fonti di energia, gas, petrolio e sugli assetti geostrategici in tutta l'area.
Questo si riflette nelle politiche interne che conducono i governi imperialisti, che sono di scaricamento di questa crisi sulla pelle dei lavoratori e delle masse proletarie e popolari all'interno dei paesi, compreso all'interno del nostro paese. Questo comporta carovita, comporta che le crisi economiche si traducano in disoccupazione, licenziamenti, cassa integrazione, questo comporta che i fondi dello Stato vengano indirizzati verso la guerra e non verso le spese sociali necessarie, per sanità, scuola, supporto alle politiche del lavoro, per dare lavoro ai disoccupati, reddito alle masse e per salvaguardare le fabbriche, sia i posti di lavoro sia i salari, le condizioni di lavoro e il futuro.
Per queste ragioni, essere a favore della lotta del popolo palestinese, essere a favore della solidarietà che si esprime nell'area, e particolarmente nel Mar Rosso, essere a favore a che in quest'area vengano ristabilite la giustizia, la pace e la libertà dei popoli, significa lottare nel nostro paese perché questo produca risultati positivi anche per i proletari e il popolo italiano. Questo spinge a unire questo due aspetti della lotta sociale, politica, del nostro paese.
Per questa ragione condividiamo la decisione di realizzare un'iniziativa di sciopero generale per il 23 di febbraio. Questa mobilitazione, che chiaramente in alcune realtà lavorative si trasformerà in scioperi effettivi, in altre comunque in iniziative di lotta, serve a sensibilizzare la classe operaia, i lavoratori, le masse povere del nostro paese, sul legame che c'è tra ciò che avviene in Palestina e nel nostro paese e sostenere con forza le rivendicazioni sociali e sindacali dei lavoratori nel contesto di una aspirazione al cambiamento radicale e alla lotta contro il capitalismo, l'imperialismo e i suoi governi nel nostro paese.
Lo Slai Cobas per il sindacato di classe aderisce alla proposta raccolta dal Si.Cobas su spinta delle organizzazioni palestinesi per lo sciopero per il 23. E ovunque noi siamo ci impegneremo per la riuscita di questa giornata di lotta come grande giornata di propaganda, agitazione, sensibilizzazione dei lavoratori e loro presa di posizione in questo contesto.
Nello stesso modo condividiamo che sia data una sponda nazionale all'ampia mobilitazione di solidarietà con la Palestina attraverso la proposta di una manifestazione nazionale a Milano per il 24 febbraio, che giustamente unisce la solidarietà al popolo palestinese, alla sua resistenza, contro i piani dell'imperialismo e dello Stato sionista d'Israele, la massima condanna della guerra, delle guerre del capitale, delle guerre imperialiste, della guerra contro i popoli che in quell'area - e non solo in quell'area - si manifesta.
Per questo invitiamo tutte le organizzazioni sindacali, tutti gli attivisti sindacali e organismi presenti nelle fabbriche, nei posti di lavoro e sul territorio, a partecipare alle due giornate del 23 e del 24 Febbraio.
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